Washington, 10 ottobre 2025 – Dalla recente pubblica denuncia da parte del senatore repubblicano del Mississipi, Roger Wicker, attuale presidente della Commissione per le Forze armate del Senato degli Stati Uniti d’America, traspare il grado di contrasti in seno al Paese, in particolare quelli che vedono protagonisti la politica da un lato e ampi settori del Pentagono dall’altro.
ALI E POLTRONE
La politica, quella di parte repubblicana e di credo ortodosso trumpiano, imputa al Pentagono gli allarmanti ridotti tassi di capacità di missione degli F-35 e i correlati crescenti costi di mantenimento in linea con l’US Air Force, chiedendo formalmente dagli scranni del Senato a Washington di intervenire urgentemente per porre rimedio a questo salasso. Un appello/ordine rivolto direttamente ai vertici militari, con parte dei quali negli ultimi tempi si è andata acuendo una dolorosa frattura, provocata dalle scelte in materia di politica della difesa e di sicurezza assunte dalla Casa Bianca. Nel suo intervento di ieri nel corso di un’audizione al Senato, il senatore Wicker ha sottolineato che «l’F-35 rimane il caccia più avanzato al mondo, ma troppi di essi sono fermi sulle piste delle basi dell’Usaf. I livelli di prontezza operativa dei nostri aerei continuano a essere inferiori agli obiettivi che si è posto il Pentagono e questo è noto sia da questa parte dell’oceano che nel resto del mondo». Il suo riferimento era evidente: egli intendeva riferirsi in primo luogo alla Cina Popolare e, anche, agli altri avversari degli Stati Uniti d’America.
FATTI, NON PAROLE
Parole apparentemente in contraddizione con i fatti, almeno alla luce degli ultimi sviluppi del confronto sugli orientamenti politici in ordine alla difesa statunitense, che vede l’amministrazione attualmente in carica a Washington indirizzare le attenzioni e le risorse militari alla sicurezza interna, aspetto che aveva ingenerato contrasti in seno al Pentagono conducendo nell’agosto scorso il capo di stato maggiore dell’aeronautica, generale David Allvin, ad annunciare improvvisamente e inaspettatamente addirittura la rassegnazione delle proprie dimissioni dall’incarico, a seguito della non perfetta collimazione dell’azione dell’amministrazione Trump (si legga: interruzione) con il massiccio sforzo di riorganizzazione dell’US Air Force focalizzato sull’avversario sistemico, cioè la Cina Popolare, al quale aveva si era dedicato anima e corpo legandoci il suo nome. D’altro canto, il senatore Wicker non si è espresso certamente in modo estemporaneo quando mediante il suo eloquio ha fatto trasparire il velato messaggio (avvertimento?) nei confronti del generale Kenneth Wilsbach, ex capo dell’Air Combat Command e delle Pacific Air Forces, oggi elemento apicale nell’organizzazione della difesa americana.
TOUT SE TIENT
Il tutto si è gioca sul piano politico ovviamente, questo nel mentre il Paese viene interessato sempre più da un fenomeno di polarizzazione, le ultime notizie in cronaca in ordine di tempo, per dirne una, sono la netta contrapposizione tra il presidente Donald Trump e il governatore dello Stato dell’Illinois (democratico) riguardo all’impiego della Guardia Nazionale del Texas (governatore invece repubblicano) a Chicago, in supporto agli agenti anti-immigrazione dell’ICE. Il confronto nel Pacifico occidentale permane la priorità nella strategia militare statunitense, ma diversi sono gli elementi che entrano in gioco quando il contesto politico e sociale interno presenta criticità come quelle attuali. Inoltre, va considerato anche un altro aspetto di fondamentale importanza che è giocoforza trovi luogo nel duro e sfaccettato confronto in corso, quello relativo agli stanziamenti in bilancio per la difesa alla voce F-35, velivolo prodotto da un gigante del settore aerospaziale che, però, rinviene in un altro gigante dell’aerospazio americano (al momento in relativa difficoltà) il suo principale competitore. Investimenti dunque, cioè denaro, per uno o l’altro sofisticato sistema d’arma, aspetti a volte determinanti anche alla stessa sopravvivenza di colossi industriali come la Boeing o la Lockheed Martin.
LA CONTROVERSIA SUGLI F-35 E I PROSSIMI STANZIAMENTI IN BILANCIO
Insomma, in questo contesto che non è certamente dei migliori, con i giudici federali che blocca il Pentagono (che su ordine della Casa Bianca stava inviando a Portland, nell’Oregon, unità della Guardia Nazionale della California e del Texas), mentre aleggia inquietante lo spettro di una compressione dell’autonomia e dei poteri degli Stati federati rispetto a quelli della Casa Bianca, viene fatto divampare il «caso F-35». Nel corso della sua audizione al Senato il generale Wilsbach è stato richiesto principalmente sulle problematiche tecniche che affliggono l’Usaf, in particolare quelle derivanti dalle componenti e dalla manutenzione degli F-35, ma non riguardo alla vicenda del suo collega Allvin, né sulla citata aspra controversia sull’impiego da parte del presidente Trump della Guardia Nazionale da parte dell’amministrazione Trump e neppure riguardo alle azioni militari in corso contro i presunti trafficanti di droga, possibile preludio di operazioni militari contro il Venezuela. Se approvato dal Congresso degli Stati Uniti d’America, il bilancio della Difesa per il 2026, attualmente in fase di esame da parte dei deputati a Washington, prevedrebbe l’acquisizione di ulteriori quarantasette F-35, tra i quali una ventina nella versione F-35A da immettere in linea con l’US Air Force, tuttavia, per addivenire a questo si renderebbe necessario un finanziamento aggiuntivo mirato, che sarà una decisione che verrà discrezionalmente chiamato ad assumere il Dipartimento della Difesa (US DoD).


