ESTERI, guerra a Gaza e ripercussioni internazionali. Global Sumud Flotilla: «La missione è legittima, Israele non può fermarla»

L’analisi del caso: l’argomento affrontato dall’avvocato Roberto De Vita, esperto di Diritto penale internazionale

a cura di Vittorio Ferla e Roberto De Vita, pubblicato su “L’Altravoce” e “Devita Law” il 27 settembre 2025, https://www.devita.law/missione-flotilla-israele-legittima/«La spedizione della Global Sumud Flotilla rientra nelle previsioni della convenzione di Ginevra e di Montego Bay sul diritto agli aiuti umanitari. Le norme prevedono che il transito sia consentito sia in tempi di pace che in tempi guerra». Sull’iniziativa umanitaria in movimento verso Gaza, Roberto De Vita, avvocato presso la Corte penale internazionale, non ha dubbi. «La missione ha finalità umanitaria: trasporta beni alimentari di prima necessità, è disarmata e non procura alcuna offesa, pertanto è legittima, lecita e sostenuta dagli strumenti del diritto internazionale, non può dunque avere limitazioni nell’ambito del suo scopo umanitario».

VITTORIO FERLA – Quali obblighi giuridici ha il governo italiano verso la Flotilla?

ROBERTO DE VITA – «Premetto che tutte le convenzioni del mare consentono la libera navigazione, sia in acque internazionali che nazionali, purché non rappresentino una minaccia o un rischio per la sicurezza nazionale. Inoltre, se in mare ci sono eventi che mettono in pericolo le persone, come condizioni meteo ostili, naufragi, abbordi o attacchi, scatta l’obbligo di portare soccorso. Dunque anche lo stato italiano, come ogni altro stato, se ha notizia di tali situazioni di pericolo ha l’obbligo e il diritto di intervenire sia nelle proprie acque nazionali sia in quelle internazionali».

VITTORIO FERLA – In questo caso il governo ha ritenuto di accompagnare le imbarcazioni con una fregata della marina militare italiana.

ROBERTO DE VITA – «Non aveva l’obbligo di farlo, si tratta di una scelta politica. A questo punto, però, si è assunto la responsabilità di quella flotta, oltretutto coerente con il fatto che trasporta cittadini italiani. Così, una volta che l’unità militare viaggia in prossimità della Flotilla, se questa fosse messa in pericolo scatterebbero gli obblighi di soccorso».

VITTORIO FERLA – Che cosa succede se la Flotilla entra nelle acque di fronte a Gaza?

ROBERTO DE VITA – «Per il diritto internazionale e l’Onu le acque antistanti Gaza non sono israeliane, ma palestinesi: non ci può essere esercizio di autorità da parte di Israele. In ogni caso, l’assistenza è prevista anche in acque territoriali: gli obblighi di salvataggio prevalgono a prescindere. In casi di pericolo qualsiasi imbarcazione, mercantile, da diporto o militare, ha obblighi di soccorso. Se poi non ci sono soccorsi delle autorità del posto può farlo chiunque».

VITTORIO FERLA – Pure la fregata della Marina militare italiana quindi?

ROBERTO DE VITA – «Certo. L’obbligo di intervenite è sancito anche dal nostro codice della navigazione».

VITTORIO FERLA – Israele potrebbe bloccare queste imbarcazioni?

ROBERTO DE VITA – «No. Per l’Onu e la Corte penale internazionale ciò che accade a Gaza non è una guerra: non è, cioè, un conflitto armato tra Stati o tra eserciti regolari o irregolari. Da una parte abbiamo un esercito, dall’altra una popolazione civile e una fazione di militanti di Hamas che non rappresentano uno stato. Manca il presupposto per esercitare un blocco navale. E in ogni caso, anche quando ci sono guerre vere e proprie, il blocco navale contro gli aiuti umanitari non è legittimo: il diritto prevede che siano garantiti corridoi per la consegna».

VITTORIO FERLA – Israele sostiene che l’iniziativa sia collegata in qualche modo ad Hamas o a soggetti fiancheggiatori che potrebbero portare un sostegno al gruppo militare. Ragioni di sicurezza sufficienti per bloccare la navigazione ed effettuare ispezioni a bordo?

ROBERTO DE VITA – «L’ipotesi è infondata. Non ci sono elementi che segnalino una prossimità della Flotilla con le iniziative terroristiche. Non basta la simpatia verso i palestinesi: per stabilire un sostegno diretto ad Hamas bisogna avere elementi di prova. Infine, bisognerebbe dimostrare che le imbarcazioni trasportano materiali di uso bellico, ma i carichi sono già stati certificati».

VITTORIO FERLA – Il blocco sarebbe dunque una violazione del diritto internazionale?

ROBERTO DE VITA – «Sì. E diventerebbe un ulteriore elemento che aggrava la posizione di Israele davanti alla Cpi».

VITTORIO FERLA – Che cosa succede se Israele scegliesse la linea dura?

ROBERTO DE VITA – «Se Israele blocca le barche con manovre di speronamento o abbordo o colpi di arma da fuoco si può determinare un incidente che comporta la messa in pericolo degli equipaggi, quindi scatta l’obbligo di soccorso».

VITTORIO FERLA – Il ministro Crosetto ha avvertito che superate le acque internazionali la Marina militare italiana non potrebbe più intervenire…

ROBERTO DE VITA – «Crosetto ha consapevolezza della gravità della situazione e fa considerazioni di natura politica. Ma il discorso vale fino a un certo punto perché resta comunque l’obbligo di intervenire, a maggior ragione se il governo manda una propria nave. Sono situazioni che capitano sovente in altri mari, per esempio tra Filippine e Cina, ma ciò non vuol dire che ci sia una dichiarazione di guerra.

VITTORIO FERLA – Israele potrebbe arrestare i membri dell’equipaggio?

ROBERTO DE VITA – «No, non ci sono i presupposti per l’arresto. Sarebbe una violazione del diritto internazionale. E per il diritto italiano sarebbero dei sequestri di persona».

VITTORIO FERLA – A quel punto come si dovrebbe comportare il governo italiano?

ROBERTO DE VITA – «Dovrebbe intervenire politicamente. In più, nel caso di sequestro di un italiano all’estero interverebbe pure la magistratura».

VITTORIO FERLA – Giorgia Meloni dice che l’iniziativa della Flotilla nasce per mettere in difficoltà il Governo.

ROBERTO DE VITA – «Di fronte all’emergenza in corso a Gaza mi pare una interpretazione siderale».

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