Roma, 26 settembre 2025 – C’è incertezza sulla reale partecipazione in termini quantitativi da parte dei dipendenti della Farnesina all’iniziativa promossa da alcuni di loro relativamente al conflitto in atto nella striscia di Gaza e sulla conseguente posizione che il Governo italiano dovrebbe assumere nei confronti dello Stato di Israele. Di fatti, il documento ha comunque raccolto l’adesione di alcune centinaia di firmatari tra il personale, di vario grado e funzione, del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, che attualmente conta alcune migliaia di dipendenti in servizio.
LETTERA DEI DIPENDENTI DELLA FARNESINA AL MINISTRO TAJANI
Ecco di seguito il testo della lettera aperta dei dipendenti della Farnesina al indirizzata al ministro Antonio Tajani: «Sul massacro in corso in Medio Oriente l’Italia non può più mantenere un atteggiamento attendista senza compromettere la coerenza della propria azione esterna con il diritto internazionale e i principi della nostra Costituzione. Si ritiene doveroso rappresentare al titolare della Farnesina il profondo disagio etico e professionale che deriva dal dover assicurare, anche indirettamente, compiti e funzioni collegati ad attività cui partecipino autorità o entità israeliane direttamente coinvolte nello sterminio della popolazione civile palestinese. Tali adempimenti, pur svolti con disciplina e onore, appaiono in contrasto con i nostri principi e con gli obblighi di tutela del Diritto Internazionale Umanitario, rischiando di tradursi, di fatto, in una forma di concorso o avallo, e dunque di complicità, al massacro in corso. Per questo riteniamo necessario un indirizzo politico tale da consentire all’Amministrazione e ai suoi dipendenti di operare in piena coerenza con la Costituzione, con gli impegni internazionali assunti dallo Stato e con l’etica del servizio pubblico».
RICHIESTE DEI FIRMATARI
I firmatari chiedono che il Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale proponga, e che il Governo in carica «adotti con urgenza il sostegno alla sospensione dell’Accordo di associazione tra Unione europea e Israele, il riconoscimento dello Stato di Palestina in coerenza con le iniziative già avviate da altri Paesi europei, una diffida formale al Governo israeliano dall’intraprendere azioni offensive nei confronti degli equipaggi della Global Sumud Flotilla, il sostegno a sanzioni mirate contro esponenti governativi responsabili di crimini di guerra e crimini contro l’umanità, l’attivazione delle Istituzioni italiane a tutela della nostra connazionale Francesca Albanese, Relatrice speciale delle Nazioni Unite sui Territori Palestinesi Occupati, recentemente colpita da sanzioni statunitensi, lo stop alle esportazioni, transito e intermediazione di materiali d’armamento e componentistica con destinazione Israele, pieno supporto all’operato della Corte Penale Internazionale, con specifico riferimento al mandato d’arresto emesso nei confronti del Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e dell’ex Ministro della difesa Yoav Gallant».
INIZIATIVE DEL MAECI
«Onorevole Ministro – proseguono i firmatari della lettera aperta a Tajani -, pur riconoscendo le iniziative volte a portare sollievo alla popolazione di Gaza, come le evacuazioni messe in campo dall’Unità di Crisi e l’operazione Food for Gaza, la credibilità internazionale dell’Italia, l’effettività dei suoi obblighi giuridici e la coerenza della nostra azione esterna esigono una presa di posizione chiara e conseguente. L’inerzia, o la mera retorica slegata da atti concreti, ci espone al rischio di concorso rispetto a violazioni gravi del diritto internazionale umanitario e al genocidio in atto. Come dipendenti del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale e cittadini e cittadine della Repubblica italiana le chiediamo urgentemente di non renderci complici».



