Roma, 21 settembre 2025 – Tornerà in scena a Roma lunedì 22 e martedì 23 settembre alla Cometa Off, a seguito del grande successo riscosso lo scorso anno. “La chiamavamo Terra Santa”, esperienza teatrale che intreccia parole e musica allo scopo di raccontare l’anima di Alda Merini attraverso i suoi diari, che svelano un viaggio tra follia, dolore e straordinaria vitalità. «Il dolore non è altro che la sorpresa di non conoscerci». Con queste parole Alda Merini apriva uno squarcio sulla sua anima, fatta di contrasti, di abissi e improvvise luci. È da questo universo complesso che nasce “La chiamavamo Terra Santa”, un progetto teatrale sviluppato da Alessandro Fea e Stella Novari, che ha debuttato in prima nazionale a Roma.

UN VIAGGIO NELLA FRAGILITÀ, NELLA SOFFERENZA E NELLA FORZA VITALE
La performance di cui Stella Novari è la protagonista, con le sonorizzazioni di Alessandro Fea, si addentra nel racconto intimo e profondo che Merini fa della sua esperienza nei manicomi. I suoi diari narrano il rapporto con l’amore, il dolore, la follia, ma anche con l’ironia e la speranza, in un delicato equilibrio tra sofferenza e resistenza. «La psiche umana, l’uomo nelle sue fragilità e paure, ma anche nella sua straordinaria capacità di trovare energia per combattere e resistere, è il cuore di questo lavoro» spiegano gli autori. Il testo, accompagnato da musiche e silenzi significativi, restituisce al pubblico il racconto di una donna che ha trasformato il suo dolore in poesia e forza creativa.
IL SIGNIFICATO DI «TERRA SANTA»
In uno dei suoi scritti, Merini descrive il manicomio come un luogo che, pur nella sua crudezza, diveniva quasi sacro: «E, pur tuttavia, quella io l’ho chiamata Terra Santa proprio perché non vi si commetteva peccato alcuno, proprio perché era il paradiso promesso dove la mente malata non accusava alcun colpo, dove non soffriva più, o dove il martirio diventava tanto alto da rasentare l’estasi. Sì, la Terra Santa. E noi vi eravamo immersi, in quelle latrine puzzolenti, dalle albe (ma non vedevamo mai un’alba) al tramonto più cieco…» Questo contrasto diventa il cuore dello spettacolo, che porta il pubblico in un mondo fatto di abissi e vette, di crudezza e sacralità, di dolore e trasformazione. “La chiamavamo Terra Santa” è un’esperienza artistica unica, che unisce teatro, musica e poesia per raccontare la storia di Alda Merini, una delle voci più emblematiche e originali della poesia del Novecento. Una narrazione che esplora la sofferenza e la fragilità umana, ma anche la straordinaria capacità di trasformare il dolore in forza, poesia e vita.
ALDA MERINI
Alda Merini (1931-2009) è stata una delle poetesse più rappresentative della letteratura italiana. Nel 1947, a soli sedici anni, fu ricoverata per la prima volta nella clinica psichiatrica Villa Turro di Milano. Nel 1961, fu internata nell’ospedale psichiatrico Paolo Pini, sempre a Milano, dove trascorse un lungo periodo, interrotto da brevi pause, fino al 1972. Grazie alla Legge Basaglia approvata nel 1978, che ha rivoluzionato la psichiatria italiana, è stata sancita la chiusura dei manicomi allora simbolo di emarginazione e abusi. La riforma, completata negli anni Novanta, ha introdotto cure territoriali e puntato sull’inclusione sociale.
INFO
Via Luca della Robbia, 47 Roma;
info e prenotazioni:
+390657284637,



