DIFESA, NATO e UE: l’Alleanza atlantica e il suo pilastro europeo

Verso una nuova dimensione strategica, economica e industriale? Nel corso della tavola rotonda che ha avuto luogo nel pomeriggio di ieri, venerdì 19 settembre, presso il Circolo Affari esteri della Capitale (della quale insidertrend.it è in grado di offrire la registrazione audio integrale, A747-19SET25), evento organizzato dalla NATO Defense College Foundation, i relatori che sono intervenuti hanno trattato il tema relativo alle decisioni assunte nel recente vertice della NATO all’Aia. L’accento è stato posto non soltanto sull’incremento complessivo della spesa per il finanziamento dei programmi della Difesa, ma anche sulla sua ripartizione tra investimenti diretti e indiretti. Un necessario approfondimento che ha seguito un primo confronto che si è svolto di recente, incentrato sulle implicazioni strategiche del cosiddetto «Pilastro europeo della NATO». A venire affrontata è stata la dimensione industriale del tema che, pur registrando il consenso politico generale all'importanza di un rafforzamento della cooperazione europea, non ha tuttavia impedito l’emersione delle criticità (alcune addirittura ataviche) che si frappongono a questo percorso, ostacolando il concreto passaggio all’integrazione industriale e produttiva della Difesa

Roma, 20 settembre 2025 – Nel corso dell’interessante tavola rotonda che ha avuto luogo nel pomeriggio di ieri, venerdì 19 settembre, presso il Circolo Affari esteri della Capitale (della quale insidertrend.it è in grado di offrire la registrazione audio integrale, A747-19SET25), evento organizzato dalla NATO Defense College Foundation, i qualificati relatori che sono intervenuti hanno trattato il tema relativo alle decisioni assunte nel recente vertice della NATO all’Aia.

IL VERTICE NATO DELL’AIA

Essi hanno posto l’accento non soltanto sull’incremento complessivo della spesa per il finanziamento dei programmi della Difesa, ma anche sulla sua ripartizione tra investimenti diretti e indiretti. Un necessario approfondimento che ha seguito un primo confronto che si è svolto di recente, incentrato sulle implicazioni strategiche del cosiddetto «Pilastro europeo della NATO». A venire affrontata è stata la dimensione industriale del tema che, pur registrando il consenso politico generale all’importanza di un rafforzamento della cooperazione europea, non ha tuttavia impedito l’emersione delle criticità (alcune addirittura ataviche) che si frappongono a questo percorso, ostacolando il concreto passaggio all’integrazione industriale e produttiva della Difesa.

FANTASMI ALEGGIANO AL CIRCOLO AFFARI ESTERI

Il linguaggio diplomatico e i toni pacati mediante i quali  si sono espressi gli intervenuti non hanno comunque impedito che si toccassero anche i nervi scoperti. Questo ha significato porre degli interrogativi cruciali, e quando questo non è avvenuto esplicitamente, i fantasmi delle problematiche potenziali (e attuali…) hanno comunque aleggiato nella piacevole sala antistante al primo piano del Circolo antistante un placido fiume Tevere. Se ne faccia brevemente cenno: tenere la NATO all’Europa converrà davvero nel medio termine? Finora gli americani si sono rivelati indispensabili agli europei nell’effettuazione di gran parte di quelle che un tempo negli ambienti NATO venivano definite «fuori area», poiché in assenza di loro non si sarebbe andati da nessuna parte. Secondo: gli americani si tanno disimpegnando dall’Europa, come sarà il futuro?

DISIMPEGNO AMERICANO

Ormai da qualche anno è in corso la disastrosa guerra in Ucraina e  questo ha fatto sì che Washington non accentuasse il suo disimpegno dal Vecchio continente, ma la dinamica era già iniziata ben prima delle amministrazioni presiedute da Donald Trump, quando il grosso delle attenzioni americane si erano spostate sulla Cina Popolare, dunque in Asia. Ora, con la seconda amministrazione Trump il rischio non solo si è andato accentuando, ma le richieste della Casa Bianca ai vari Stati europei (meglio: le condizioni poste) sono divenute esplicite: o comprate armi ed materie prime energetiche da noi, oltre a subire gli effetti delle nostre politiche commerciali protezionistiche (i dazi), oppure… Ebbene, pare che si acquisteranno prodotti statunitensi, una mano santa per giganti industriali d’oltre Oceano in difficoltà (come la Boeing), ma un probabile mezzo passo indietro nell’auspicata integrazione dell’industria europea, almeno nelle forme vaticinate a Bruxelles e in numerose capitali degli Stati membri.

FANTASCIENZA 2.0, OVVERO: DOVE POTREBBE ANDARE UN’EUROPA DAVVERO UNITA

Senza contare un’ulteriore aspetto del quale si parla un po’ poco. È vero che l’Unione europea potrebbe presto vacillare sotto i colpi delle nuove dinamiche politiche in alcuni suoi Stati membri, in particolare due di quelli più importanti; ed è vero anche che tutti parlano di Difesa e industria integrata quando, nei fatti, in una fase propizia come quella che si sta profilando, stante una sostanziale continuità in politica economica della Bce, non si riesce a pervenire a uno straccio di unione fiscale; ebbene, se per effetto (magari scientemente prodotto dagli oscuri consigliori a Mar-a-Lago) delle politiche della Casa Bianca e del condizionamento della Fed, il Washington Consensus e tutto ciò che ne è conseguito in questa lunga fase (in primis il dollaro) dovesse venire giù, a quel punto un euro stabile e libero (a differenza del biglietto verde) da arbitrari condizionamenti di natura politica diverrebbe un’attrazione e un rifugio per la finanza e il commercio mondiale.

PASSÒ QUEL TEMPO ENEA…

Dunque, ricapitolando: posto che l’era felix nella quale il cancelliere tedesco Helmut Kohl e il presidente francese François Mitterrand ogni volta che si incontravano decidevano riguardo allo sviluppo di un sistema d’arma comune, fosse esso un elicottero da combattimento che un apparato radar, considerati inoltre i limiti intrinseci alla capacità europee di pervenire (almeno in questi tempi cupi) ad aggregazioni quali quelle auspicate, tenuto conto altresì dei fattori internazionali e sistemici che rendono difficoltosa tale nuova dimensione strategica, economica e industriale e, financo, riallacciandosi alla possibile guerra valutaria tra la Sonnemannstrasse e l’Eccles Building, il dubbio che si ingenera è quello relativo ai margini della futura concreta praticabilità di un Pilastro europeo della NATO, tenendo ben presente che Donald Trump è vecchio e potrebbe venire ridimensionato alle prossime elezioni di mid-term, ma Gli Stati Uniti d’America anche dopo di lui continueranno a costituire un’incognita.

PAROLE CHIAVE E SLOGAN

Se durante il convegno organizzato dalla NATO Defense College Foundation è stato sottolineato inequivocabilmente che il tema della NATO «è un vaso di Pandora che si è reso necessario scoperchiare», almeno dal momento dell’invasione militare russa dell’Ucraina e a seguito delle politiche del presidente Trump in questo suo secondo mandato, è stato fatto inoltre un notevole ricorso a efficaci parole chiave. Per restare alla NATO e alle inquietudini che ingenera negli europei, per gli italiani il vertice dell’Aia potrebbe caratterizzarsi mediante il lemma «fine del mito del Mediterraneo allargato», esplicato nei termini della futura (…) solitudine di Roma nel fianco sud dello schieramento dell’Alleanza. Lo slogan è invece «bisogna tenere dentro gli americani», in quanto (come dimostrato nel passato) alleato irrinunciabile.

NEMICI ALLA FRONTIERA E AVVERSARI SISTEMICI

Tralasciando l’agonia degli «amici francesi», concluderemo questo breve articolo introduttivo della registrazione audio della tavola rotonda sul Pilastro NATO europeo, riprendendo altre due parole chiave sulle quali si è molto insistito nella discussione di ieri: «il nemico» e «re-introduzione della coscrizione obbligatoria». Il «nemico» (non «potenziale avversario») è stato evocato, ma non definito chiaramente. È ovvio che gli europei si riarmeranno per fare la guerra alla Russia (almeno così danno a intendere a Bruxelles e in molte cancellerie di Stati membri dell’Unione, ma Dio ce ne guardi…), probabilmente finirà diversamente, con Kiev nell’Unione europea ma assolutamente non nella NATO e con una transazione sul tavolo negoziale che renderà definitivamente russi gli oblast occupati dall’Armata di Vladimir Putin oltreché la Crimea, lasciando (se le cose non precipiteranno sul campo di battaglia) il porto di Odessa agli ucraini. Vedremo.

POKY ALL’ALBA!

Per quanto concerne invece il tema della re-introduzione del servizio militare obbligatorio, beh… se non si addiverrà a una mobilitazione generale e a degli arruolamenti e richiami dettati da forza maggiore, si ritiene una strada difficilmente praticabile sul piano politico, poiché incontrerebbe l’opposizione di buona parte dell’opinione pubblica (dunque del corpo elettorale). Lasciando i sondaggi da parte (sono, al pari della statistica, una scienza quasi esatta, ma a differenza di essa anche manipolabili), i problemi posti da una eventuale reintroduzione del servizio di leva sono diversi e di difficile soluzione: chi verrà iscritto nelle liste dei Comuni? I cittadini di sesso maschile o anche le donne? (pari opportunità e pari doveri, dovrebbe funzionare così, soprattutto a fronte di una scarsità di giovani da mandare al fronte, dato che in Italia l’età media è di quasi cinquant’anni). Inoltre, in quali caserme verranno alloggiati e in quali aree addestrative formati? Buon ascolto.

A747 – DIFESA, NATO E UE: L’ALLEANZA ATLANTICA E IL SUO PILASTRO EUROPEO, verso una nuova dimensione strategica, economica e industriale. Verso una nuova dimensione strategica, economica e industriale? Nel corso della tavola rotonda che ha avuto luogo nel pomeriggio di ieri, venerdì 19 settembre 2025, presso il Circolo Affari esteri della Capitale, evento organizzato dalla NATO Defense College Foundation, i relatori che sono intervenuti hanno trattato il tema relativo alle decisioni assunte nel recente vertice della NATO all’Aia.
L’accento è stato posto non soltanto sull’incremento complessivo della spesa per il finanziamento dei programmi della Difesa, ma anche sulla sua ripartizione tra investimenti diretti e indiretti. Un necessario approfondimento che ha seguito un primo confronto che si è svolto di recente, incentrato sulle implicazioni strategiche del cosiddetto «Pilastro europeo della NATO». A venire affrontata è stata la dimensione industriale del tema che, pur registrando il consenso politico generale all’importanza di un rafforzamento della cooperazione europea, non ha tuttavia impedito l’emersione delle criticità (alcune addirittura ataviche) che si frappongono a questo percorso, ostacolando il concreto passaggio all’integrazione industriale e produttiva della Difesa.
Sono intervenuti ALESSANDRO MINUTO RIZZO (presidente della NATO Defense College Foundation), DANIELA IRRERA (docente di Relazioni internazionali presso il Centro Alti Studi per la Difesa, CASD), FILIPPO MARIA GRASSO (direttore degli Affari societari e istituzionali di Leonardo S.p.A.), TERESA CORATELLA (vicedirettrice dell’ufficio di Roma dell’European Copuncil for Foreign Relations, ECFR), ALESSANDRO MARRONE (responsabile del Programma Difesa, Sicurezza e Spazio dell’Istituto Affari Internazionali, IAI).
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