DIFESA, defence procurement. La prospettiva nazionale per una Difesa europea

L’intervento del generale (attuale Capo di Stato Maggiore della Difesa e già al vertice di Segredifesa) è una riflessione sull’elaborazione di uno studio divulgativo a connotazione scientifica relativo al tema delle acquisizioni militari in ambito europeo, tuttavia, senza perdere di vista la prospettiva nazionale. Sebbene la frammentazione rappresenti una criticità, che in parte viene affrontata attraverso la crescente cooperazione in campo industriale, si ritiene in ogni caso opportuno riconoscere la necessità di un corretto bilanciamento tra l’autonomia strategica e l’interdipendenza industriale, questo al fine di non alterare il fragile equilibrio di una futura industria della difesa europea in una fase delicata e di assestamento

Roma, 16 settembre 2025; traccia dell’intervento del generale Luciano Portolano – Il forum odierno intende coinvolgerci in una riflessione finalizzata all’elaborazione di uno studio divulgativo, a connotazione scientifica, sul tema delle acquisizioni militari in ambito europeo, con una prospettiva nazionale. La Difesa, l’industria e il mondo accademico, si impegnano oggi a supportare la realizzazione di questo progetto, esprimendo un contributo di pensiero mediante specifici tavoli tecnici che verteranno su capacità quali l’Information and Communication Technologies – Cyber, convenzionali e spaziali.

RAFFORZARE IL DIALOGO STRATEGICO

Lo scopo di questa iniziativa è rafforzare il dialogo strategico tra difesa e industria nazionale con l’obiettivo di creare un formato strutturato che spinga le varie articolazioni della Difesa e i diversi attori industriali a un confronto costante sulle prospettive di medio-lungo periodo della politica industriale di settore. Inoltre, per questo progetto abbiamo fortemente voluto includere il mondo accademico nell’interazione tra Difesa e industria, affinché la ricerca scientifica sia quanto più integrata con le forme di cooperazione internazionale dell’Italia, nel quadro delle iniziative promosse dall’Unione europea. La presenza del mondo della ricerca ci consentirà, da un lato di ricevere analisi e spunti di riflessione, dall’altro di creare uno spazio di confronto neutro e informale, consentendo alla Difesa di aprirsi ulteriormente all’osmosi con il comparto civile, anche attraverso tecnologie duali quali Ict, Cyber e Spazio.

CONVERGENZE PARALLELE

Come ho sempre sostenuto da Direttore nazionale degli armamenti, nonostante le Forze armate e l’industria si muovano su binari diversi, questi non devono mai essere divergenti, inoltre è importante che non si verifichi mai una inversione dei ruoli, con l’industria che esprime le esigenze operative e la Difesa che decide le strategie industriali. E, da Capo di Stato Maggiore della Difesa confermo questa posizione. Infatti, presupposto di un sistema efficiente è quello di essere equilibrato: come “sistema” deve tenere collegate le sue diverse componenti, senza però confonderne i ruoli. Il punto di equilibrio deve venire assicurato dalla comune ricerca dell’interesse nazionale, soprattutto al livello strategico, ricercando un approccio più pragmatico che ideologico. Lo scenario internazionale sta mutando rapidamente. Assistiamo a un ribaltamento sempre più definito dei rapporti tra dinamiche globali e dinamiche regionali.

I REPENTINI MUTAMENTI DELLO SCENARIO INTERNAZIONALE

Sebbene l’interesse primario della competizione strategica tra grandi potenze abbia una dimensione globale, essa lascia libertà di manovra ad attori regionali sempre più desiderosi di agire nelle rispettive aree di interesse o di fare incursioni negli spazi limitrofi. Si pensi ad esempio alle dinamiche del conflitto in atto nell’Ucraina. Osserviamo inoltre una vera e propria scomposizione del multilateralismo in una pluralità di multilateralismi. Infatti, il multilateralismo attuale, a mio avviso, ha perso la sua caratteristica universale divenendo limitato, esclusivo e con una estensione spiccatamente regionale. In questo contesto, in un mondo in piena trasformazione geopolitica, l’Europa, come continente e l’Unione europea come istituzione, si trovano di fronte a una fase cruciale della storia. L’acuirsi della competizione strategica ha determinato l’avvio di processi di adattamento e di ammodernamento delle capacità militari che sono strettamente correlati al Defence Procurement.

SCOMPOSIZIONE DEL MULTILATERALISMO

Pertanto, la base industriale europea della Difesa è fondamentale, in quanto parte integrante dell’autonomia strategica del continente assieme al rafforzamento delle capacità militari esprimibili dai singoli Stati, essenziali al fine di rendere maggiormente credibile il pilastro europeo dell’Alleanza Atlantica. Come è noto, le esigenze capacitive delle Forze armate nel quadro dell’Unione europea sono di esclusivo appannaggio nazionale. Tuttavia, aspetti quali l’industria, il mercato interno e le regole della competitività sono ambiti nei quali la Commissione europea ha competenze condivise o esclusive a supporto degli Stati membri. Obiettivo delle Istituzioni comunitarie è quello di creare un contesto favorevole per la competitività e lo sviluppo delle industrie europee, la resilienza e il livello di prontezza della base industriale e tecnologica dell’Unione europea (EDITB). La sfida di oggi è dunque quella della trasformazione in un potenziale abilitante di ciò che, al momento, viene percepito come un ostacolo all’integrazione.

SFIDE ATTUALI

Se riuscissimo, perciò, a far convergere gli interessi industriali verso obiettivi comuni, potremmo agevolare il conseguimento di una maggiore interoperabilità, intercambiabilità e interconnettività tra gli strumenti militari dei Paesi membri dell’Unione, parametri fondamentali per un’efficace pianificazione e condotta delle operazioni militari in un contesto Joint and All Domain. Il nostro end state è, ridurre, se non eliminare, la frammentazione delle piattaforme e degli investimenti. Problema, quello della frammentazione, che è il portato delle diverse politiche di acquisizione da parte dei ventisette Stati membri dell’Unione europea, che nel tempo si sono districati nell’annoso dilemma tra procedure speditive off the shelf e valorizzazione delle singole industrie nazionali. Occorre quindi un vero confronto esplicito sulla tipologia di mercato che si desidera costituire a livello continentale e, in tale contesto, è possibile ipotizzare tre scenari.

TRE SCENARI POSSIBILI

Il primo di essi connotato da una cooperazione rafforzata, nel quale le modalità di sviluppo delle capacità militari permarrebbero immutate, sebbene a fronte di interventi di natura finanziaria quali gli incentivi; il secondo, caratterizzato invece da una integrazione graduale, vedrebbe un aumento progressivo della cooperazione industriale a livello europeo e la possibilità che alcune realtà industriali assumano la leadership in specifici settori o domini; il terzo, infine, ispirato a un’autonomia strategica, consterebbe di un’aggregazione dell’offerta. Tuttavia, quest’ultimo scenario richiederebbe l’assunzione di scelte difficili, in grado di cagionare sensibili perdite in termini di eccellenze nazionali in favore della creazione di eccellenze europee, laddove alcuni Stati membri potrebbero essere risultare più agevolati e rappresentati di altri. Ma, allora: quale potrebbe essere l’auspicio italiano in tale contesto?

CONCRETA PRATICABILITÀ DEI MERCATI

Probabilmente una sintesi tra il secondo e il terzo scenario, cioè rafforzare l’eccellenza nazionale e trasformarla in eccellenza europea, accettando che non possiamo fare tutto. Comprendendo inoltre che dobbiamo specializzarci in ambiti che ci garantiscano un ruolo sui mercati. Pertanto, è fondamentale comprendere quali siano i ritorni attesi dagli investimenti nel settore della difesa e creare dei modelli di cooperazione che sappiano assicurare una equa ridistribuzione tra le aziende e i paesi. Allo Stato Maggiore della Difesa stiamo seguendo con grande attenzione questi processi. Al riguardo, considerando il livello di complessità degli argomenti e la portata degli interessi in gioco, ritengo vitale che i Stati membri, attraverso le proprie Forze armate, possano definire le comuni esigenze capacitive sulle quali far convergere gli sforzi da parte delle industrie della difesa.

EUROPEAN DEFENCE INDUSTRIAL PROGRAMME (EDIP)

Tra le molteplici iniziative in seno all’Unione europea, la Commissione ha intrapreso i negoziati con il Parlamento allo scopo di avviare il programma per l’industria europea della Difesa, noto come European Defence Industrial Programme (EDIP). Si tratta di una iniziativa sul medio lungo periodo che, seppure in una fase ancora embrionale, promuove significativamente il procurement cooperativo. EDIP, infatti, intende migliorare la capacità di approvvigionamento dell’industria della difesa europea, con l’obiettivo di aumentarne le capacità di ramp up, riducendo i tempi di produzione. Per quanto attiene invece al breve periodo, il fondo Security Action for Europe (SAFE), a cui il Paese ha chiesto di poter accedere, è stato concepito allo scopo di agevolare l’acquisizione di capacità di difesa critiche, urgenti e indispensabili.

SECURITY ACTION FOR EUROPE (SAFE)

Nel caso italiano, l’accesso a questo tipo di finanziamento, ritengo possa contribuire anche ad assolvere alle richieste formulate dalla NATO attraverso i cosiddetti Capability Target 25, senza gravare nell’immediato sul bilancio dello Stato. Nel pieno rispetto dei criteri di eleggibilità, abbiamo proposto all’autorità politica, una lista preliminare dei programmi nazionali, basati non solo sulle nostre esigenze capacitive, ma anche sulle capacità di delivery dell’industria. L’inclusione di questi programmi nel SAFE consentirà di favorire il posizionamento dell’industria nazionale sul mercato europeo in un ottica di sistema paese, contribuendo all’incremento del ritorno nei termini sia di know-how nazionale, che di prodotto interno lordo. Come recentemente dichiarato anche dal ministro della Difesa, soltanto pochissime realtà continentali sono effettivamente in grado di fornire prodotti interamente basati su componenti europee, poiché quasi tutte dipendono da una filiera originante in paesi terzi, in particolare negli Stati Uniti d’America.

AUTONOMIA STRATEGICA E INTERDIPENDENZA INDUSTRIALE

Pertanto, sebbene la frammentazione rappresenti una criticità, che in parte stiamo affrontando con la crescente cooperazione in campo industriale, è opportuno però riconoscere la necessità di un corretto bilanciamento tra autonomia strategica e interdipendenza industriale, al fine di non alterare il fragile equilibrio di una futura industria della difesa europea, in una fase delicata di assestamento. In conclusione, se è ormai inevitabile perseguire una visione europeista, sarà necessario farlo nel quadro di una più ampia prospettiva atlantica. E dobbiamo fare tutto ciò continuando a tutelare e perseguire i legittimi interessi nazionali. In sintesi, quello che scriviamo in termini di «europeismo» va anche letto come «atlantismo». E in tutto ciò è opportuno che si senta anche un forte accento italiano.

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