Roma, 1 luglio 2025 – «Ultima chiamata per una maggiore indipendenza energetica dell’Italia dal gas importato e per i progetti dei data center per l’intelligenza artificiale». È quanto affermato dal presidente dell’Associazione geotermia zero emissioni, Diego Righini, in occasione degli Stati generali dell’energia promossi da Forza Italia, evento in corso a Roma presso la Sala Regina della Camera dei Deputati.
GEOTERMIA A EMISSIONI ZERO
Attraverso il suo intervento Righini ha inteso rilanciare la necessità di un maggior ricorso al geotermico, sottolineando come «nel 2024 i consumi di gas naturale in Italia sono stati 61.695 milioni di m³ (652,3 TWh, -2,5%), come ufficializzato dal Gestore dei mercati energetici; di essi, il settore termoelettrico ne ha consumati 20.843 milioni di m³ (220,4 TWh), mentre nei settori civile e industriale i consumi sono risultati pari, rispettivamente, a 27.174 milioni di m³ (287,3 TWh, +1,8%) e 11.621 milioni di m³ (122,9 TWh, +1,3%)». Egli ha inoltre ricordato che «sul lato dell’offerta siamo a una produzione nazionale ai minimi storici (2.752 milioni di m³, 29,1 TWh), con un’importazione di gas naturale di 58.743 milioni di m³ (621,1 TWh, -20,7 TWh, -3,4%); i flussi sono divisi via pipeline 75% e l’import di gas naturale liquefatto (GNL) ammonta al 25 per cento.
Diego Righini
QUANTO PESA IL GNL SUL BILANCIO ENERGETICO NAZIONALE
I flussi attraverso le pipeline si concentrano a Mazara del Vallo, che rimane comunque il principale approdo per l’approvvigionamento italiano, con una quota pari al 36% del totale, mentre Gela è al 2,5%, con Tarvisio che risale nei volumi delle forniture dalla Russia con una quota pari al 9 per cento. I flussi dei terminali GNL si concentrano a Panigaglia e Livorno (rispettivamente 3% e 5%) e dal nuovo rigassificatore di Piombino al 10%, al primo anno di piena operatività. Un volume di affari di 23 miliardi di euro per gli importatori di gas in Italia, «sarà questo il motivo perché tutto resta fermo?», si interroga Righini. Egli ricorda altresì come «la risorsa geotermica non vada importata, poiché è presente nel sottosuolo italiano ed è sfruttabile per la metà dei consumi del settore civile: riscaldamento domestico; potremmo risparmiare otto miliardi di euro di importazione di gas l’anno, un terzo della spesa, facendo spendere agli utenti solo due miliardi di costi in bolletta con sistemi di pompe di calore geotermiche mantenendo i profitti nell’economia nazionale».
I RISCHI NELLA SFIDA DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Ad avviso di Diego Righini anche la sfida dell’intelligenza artificiale rischia di essere perduta dal Paese, in quanto la rete elettrica attuale è satura «e consumiamo circa 320 TWh di energia l’anno, mentre potremmo arrivare, se Terna e E-Distribuzione facessero alcuni investimenti, a 400 TWh, tuttavia, in assenza di una produzione e autoconsumo sul posto non potremo mai coprire i 150 TWh previsti per i data center necessari a un sistema autonomo e sostenibile di intelligenza artificiale. Meta ha deciso di compiere un nuovo passo verso l’energia pulita con un’intesa siglata con XGS Energy per lo sviluppo di impianti geotermici avanzati nel New Mexico. L’obiettivo è portare 150 megawatt di elettricità priva di emissioni di carbonio nella rete elettrica a cui si collegano i data center dell’azienda, sempre più affamati di energia a causa dell’espansione delle applicazioni di intelligenza artificiale. Una direzione diversa dal nucleare, dunque, che di fatto sta accomunando molti competitor in questa corsa all’approvvigionamento energetico per sostenere i data center AI».
BISOGNO CRESCENTE DI ELETTRICITÀ
Il presidente dell’Associazione geotermia zero emissioni ha quindi concluso il suo intervento affermando che «il bisogno crescente di elettricità da parte dei grandi centri di calcolo sta favorendo nuove forme di produzione energetica, soprattutto quelle in grado di offrire continuità e stabilità, come appunto la geotermia. Rispetto alle fonti intermittenti, come il solare o l’eolico, la geotermia garantisce energia ventiquattro ore su ventiquattro, indipendentemente dalle condizioni meteorologiche. In Italia saremo pronti a Catania, a Napoli e a Viterbo a offrire le stesse possibilità se il governo decidesse di fare propri i tre anni di studi di Meta sul come avere la quantità di energia necessaria e garantita».