È stato il nome di Biagio Pilieri Gianninoto, giornalista detenuto in Venezuela, a dominare la quarta giornata dell’XI edizione del Festival del Giornalismo di Ronchi dei Legionari. Durante l’incontro “La vittoria è figlia dell’onestà, la libertà è figlia del dolore: il Venezuela e i suoi media”, la giornalista italo-venezuelana Marinellys Tremamunno, corrispondente dallo Stato della Città del Vaticano, ha denunciato la gravissima situazione dei diritti umani nel Paese sudamericano, ponendo Pilieri al centro della sua testimonianza.
LA PRIGIONIA DI PILIERI A CARACAS
«Il suo unico reato è aver partecipato alla campagna presidenziale in difesa della democrazia in Venezuela – ha dichiarato al riguardo la Tremamunno -, Pilieri, cinquantanove anni, è il coordinatore generale del partito Convergencia, oltreché membro della Piattaforma unitaria democratica, ma anche un noto giornalista e cittadino italiano, che negli ultimi anni si è battuto per denunciare chiusure di organi di informazione, censure e altri problemi dell’editoria venezuelana. Arrestato il 28 agosto del 2024, si trova attualmente recluso nel carcere di El Helicoide, noto per le torture e le sistematiche violazioni della dignità umana. A causa delle sue condizioni di salute, egli soffre infatti di ipertensione, fibromialgia e problemi gastrointestinali, la Commissione interamericana per i diritti umani gli ha concesso misure cautelari. Eppure, il regime bolivariano continua a negargli cure mediche, contatti familiari e accesso ai legali».
ACCORATO APPELLO PER LA LIBERAZIONE DEL DETENUTO
Nel perorare la causa del Pilieri, la Tremamunno ha poi chiamato direttamente in causa il Governo italiano: «Biagio Pilieri deve essere liberato subito: e faccio responsabile anche il Governo italiano della sua sorte, perché il fatto di avere anche la cittadinanza venezuelana non lo fa meno italiano. Così come il cooperante Alberto Trentini, ha il diritto di essere liberato e insieme a lui tutti gli altri cittadini italiani. Come Margherita Assenza, che si trova anche lei nell’Helicoide, o l’imprenditore Daniel Echenaguchia, arrestato nel carcere El Rodeo, dove si trova anche Trentini. Ma non ho mai sentito ai vertici di Palazzo Chigi pronunciare i loro nomi». La giornalista ha inoltre denunciato il contesto più ampio nel quale ha luogo questa vicenda. «Fare giornalismo in Venezuela è diventato un crimine: oggi ci sono sedici giornalisti in carcere e, soltanto nel 2024, sono state registrate seicentodiciannove violazioni della libertà di espressione».
IL DIBATTITO AL FESTIVAL DI RONCHI DEI LEGIONARI
«Si tratta di un aumento del 61% rispetto all’anno precedente – ha argomentato la giornalista italo venezuelana -, secondo i dati resi noti dall’organizzazione non governativa Espacio Público, che riferiscono di redazioni chiuse, reporter minacciati, colleghi arrestati solo per aver raccontato la verità». Il dibattito al Festival del Giornalismo di Ronchi dei Legionari, moderato da Barbara Schiavulli (direttrice di Radio Bullets), ha registrato la partecipazione dell’attivista Nixon Moreno, che ha condiviso la sua esperienza di esiliato politico: «In Venezuela chi si oppone al potere viene trattato come un nemico dello Stato», ha egli tra l’altro affermato. Tremamunno ha concluso l’incontro rivolgendo un accorato appello al Governo italiano: «Il silenzio è complicità – ha rimarcato -, queste persone sono in pericolo di vita e vanno salvate ora».