Roma, 19 giugno 2025 – La tecnica di ricostruzione della mammella post mastectomia, tuttora considerata gold standard del trattamento, è l’impianto di protesi mammaria. Tuttavia, la letteratura medica e l’esperienza delle breast unit in tutto il mondo hanno dimostrato come a 5 anni da un intervento di impianto protesico l’incidenza delle complicanze è altissima, giungendo fino al 30% dei casi trattati, con un conseguente nuovo intervento. D’altra parte, è ormai consolidata anche la tecnica ricostruttiva del lipofilling che consiste in un autotrapianto di tessuto adiposo autologo, prelevato e purificato in sala operatoria durante lo stesso intervento.
UNA TECNICA NATURALE
Questa tecnica naturale che ci permette la ricostruzione mammaria con il tessuto proprio della paziente, in mani esperte e mediante l’uso della tecnologia adeguata è pressoché priva di complicanze ed è sempre più amata dalle donne per la naturalezza del risultato e la sofficità al tatto dei tessuti mammari, al contrario di quanto accade con un impianto protesico. L’unico punto di debolezza di questa tecnica è la necessità di ripetere per più volte il trattamento chirurgico in quanto il volume del tessuto adiposo innestato non deve superare i limiti compatibili con la integrazione nei tessuti della mammella laddove questo autoinnesto deve rivascolarizzarsi ed integrarsi. Questo porta la paziente a doversi sottoporre a un numero di trattamenti mediamente fra i tre e i sette interventi, in base al volume mammario da raggiungere. Tuttavia, oggi disponiamo della tecnologia di criopreservazione del tessuto adiposo presso una banca dei tessuti adeguatamente attrezzata e questa nuova tecnologia ha risolto ogni problematica inerente alla tradizionale metodica del lipofilling con utilizzo di tessuto adiposo fresco, assumendo certamente il ruolo di tecnica di prima scelta che potrà nel breve e lungo termine soppiantare l’impiego delle protesi mammarie.
CRIPRESERVAZIONE DEL TESSUTO ADIPOSO
Infatti, la criopreservazione del tessuto adiposo autologo consente al chirurgo di eseguire la liposuzione solo nel primo intervento, prelevando quantità rilevanti laddove il grasso verrà poi trattato e purificato nella banca dei tessuti, suddiviso in aliquote pari a un volume compatibile con l’autoinnesto e quindi criopreservato. In tal modo, la compliance della paziente migliorerà notevolmente nei confronti del lipofilling, in quanto la liposuzione verrà eseguita in anestesia generale ma tutte le successive inoculazioni di tessuto adiposo criopreservato saranno eseguite ambulatorialmente, in anestesia locale, senza dover ospedalizzare la paziente e quindi con grandi vantaggi per la salute fisica e mentale della paziente stessa nonché con un risparmio netto in termini di farmaco economia per quanto riguarda la struttura sanitaria che eroga il servizio. Ulteriore vantaggio di grande importanza è che i rigorosi test scientifici eseguiti presso la banca dei tessuti hanno dimostrato che la qualità del tessuto adiposo criopreservato è persino superiore a quella del tessuto adiposo fresco appena prelevato, quindi con una migliore integrazione nei tessuti mammari e di conseguenza un migliore risultato ricostruttivo.
UN ELEMENTO RIVOLUZIONARIO: LA SCIENZA DEL FREDDO
Ma, in quale modo la «scienza del freddo» sta rivoluzionando la medicina ricostruttiva? Al riguardo risponde il professor Carlo Ventura, ricercatore e direttore scientifico della Lipobank. «Attraverso un innovativo processo di crioconservazione, i derivati del tessuto adiposo umano possono essere conservati e resi prontamente disponibili per impianti mirati in tessuti danneggiati. Questo metodo, specifico per il paziente, permette di restituire il tessuto adiposo mantenendo la sua piena capacità rigenerativa. Dopo il processo di scongelamento, il tessuto adiposo conserva intatto il suo microambiente vasculo-stromale, insieme alla componente staminale, che include i periciti, precursori delle cellule staminali mesenchimali, e le cellule MUSE, elementi staminali con caratteristiche embrionali, capaci di sopravvivere a lungo e presenti nei vari organi durante la vita adulta. La particolare fluidità del tessuto permette una distribuzione ottimale nel sito ricevente, facilitando meccanismi rigenerativi avanzati che superano il semplice riempimento. Questo approccio assicura un ripristino volumetrico sostenibile nel tempo, sfruttando la disponibilità del materiale crioconservato in modo preciso e tempestivo, secondo le esigenze del paziente».
SUPERATE LE PRINCIPALI LIMITAZIONI
In che modo la crioconservazione ha consentito di superare le principali limitazioni? Risponde il professor Gino Rigotti, considerato tra i massimi esperti in ricostruzione totale senza protesi con tessuto adiposo, consulente presso il Policlinico di Modena e l’Ospedale di Sassuolo. «Nel ventaglio di metodiche a disposizione per la ricostruzione mammaria, si sta sempre più affermando la ricostruzione totale mediante autodonazione di grasso lipoaspirato in quanto è l’unico “per tutta la vita”’, capace di mantenere la sensibilità locale e risulta il più efficace per raggiungere la simmetria con la mammella controlaterale. L’unico difetto è la necessità di ripetuti innesti spesso numerosi. Il problema è stato risolto da Lipobank che ha messo a punto la crioconsevazione del tessuto adiposo lipoaspirato. Risultato: un’unica liposuzione in anestesia generale in grado di ottenere il grasso necessario per tutti gli innesti che verranno eseguiti ambulatoriamente in anestesia locale eventualmente con blanda sedazione e con grande vantaggio per le pazienti e per il sistema sanitario nazionale».
LE PIÙ RECENTI EVOLUZIONI
Il punto sulle più recenti evoluzioni nella ricostruzione mammaria, in particolare riguardo all’utilizzo del lipofilling e alle sue prospettive future con riferimento alle tecniche tradizionali. Ne parla Massimo Pinelli, direttore della Clinica di Chirurgia plastica e ricostruttiva del Policlinico di Modena. «La ricostruzione della mammella ha sempre rappresentato un capitolo importante nella chirurgia plastica. L’evoluzione delle tecniche ricostruttive hanno mirato e mirano alla ricostruzione mammaria più naturale possibile. Le protesi mammarie rappresentano tutt’oggi la tecnica più utilizzata. Manifestano tuttavia limiti importanti. L’impiego del lipofilling negli ultimi anni ha migliorato l’aspetto estetico della ricostruzione mammaria e ridotto i limiti della ricostruzione con protesi rendendo, così, i risultati ottenuti più naturali ed esteticamente migliori. Le maggiori conoscenze biologiche del tessuto adiposo stanno spingendo l’idea della ricostruzione mammaria totale con il grasso. La possibilità, inoltre, oggi di poter crioconservare con Lipobank il tessuto adiposo rende la tecnica ricostruttiva con grasso non solo fattibile, ma anche meno invasiva e con risultati potenzialmente più naturali esteticamente migliori e più duraturi nel tempo».
PRINCIPALI VANTAGGI
Infine, ecco i principali vantaggi per la paziente, il Sistema sanitario pubblico e le liste di attesa chirurgiche. Affronta il tema Alessandro Nanni Costa, consulente Affari regolatori di Lipobank. «La Banca della cute dell’Ausl Romagna da due anni è stata certificata dal Centro Nazionale Trapianti per la raccolta, la crioconservazione ed il rilascio di tessuto adiposo criocongelato con tecnica Lipobank. Grazie alla criopreservazione, integrata dai servizi Lipobank, è possibile raccogliere il tessuto in sala operatoria dalla paziente sottoposta a mastectomia, consegnarlo alla banca e criopreservarlo. Nel giorno programmato per la ricostruzione mammaria una parte del tessuto viene scongelata e riportata alla paziente con vitalità certificata. Le sedute successive alla prima vengono effettuate in ambulatorio senza effettuare altri prelievi di tessuto (che richiedono anestesia e sala operatoria), utilizzando le rimanenti sacche di tessuto scongelato. I vantaggi sono una migliore ricostruzione della mammella e quindi una migliore qualità di vita per la paziente, un uso più limitato delle sale operatorie con un minore costo per il sistema pubblico, come evidenziato da un’indagine HTA della Regione Emilia֊ Romagna, ed una potenziale possibilità di riduzione delle liste di attesa chirurgiche».