Come inquadrare la vicenda degli Houti, fino a pochi anni or sono praticamente sconosciuti al grosso dell’opinione pubblica al pari del loro paese, quello Yemen così lontano e confinato in fondo alla Penisola arabica noto per lo più a causa dei sequestri di persona a scopo di riscatto di comitive di avventurosi turisti o per via degli episodi di pirateria navale nelle acque prospicenti le loro coste.
IL MISTERO DEGLI HOUTI
Già, poiché delle frequenti scaramucce con gli eritrei dell’altra sponda, quella africana, con i quali si è fatto il tiro alla fune per il dominio delle Isole Hanish pochi rammentano, tantomeno delle anche loro datate presenze palestinesi dell’Olp in quelle terre (qualcuno forse ricorderà uno spettacolare attentato compiuto con un lanciagranate una mattina di tanti anni fa in Piazza Giuseppe Verdi a Roma). Insomma, come la si voglia vedere, quella derivante dagli Houti è una delle non poche lezioni mediorientali che non prospettano soluzioni ai problemi in essere, almeno in una prospettiva di breve periodo. E, la trattazione dell’argomento ha infatti avuto luogo in un momento di massima incertezza, nell’incombenza di un attacco militare israeliano all’Iran, come anticipato dante causa degli Houti nello scacchiere regionale, attacco che sarebbe stato poi effettuato di lì a poche ore, nella notte successiva.
DAL KOSOVO ALLO YEMEN: PROSEGUE L’INFINITA «GESTIONE DELLE CRISI»
In questo sanguinolento e mortifero laboratorio permanente di «gestione delle crisi» che è il Medio Oriente (anche quello sempre più «allargato» dalla NATO a partire dagli anni Ottanta, ora esteso fino all’Artico, per altro di pèer sé già oltremodo militarizzato) la guerra contro gli Houti viene data per persa, almeno quella che hanno combattuto sauditi ed emiratini impantanandosi tra le rocce e le sabbie. Tuttavia, le dinamiche sono sempre più grandi degli attori che vi prendono parte, un assunto che ha piena valenza anche per gli Houti, soprattutto a seguito del pogrom del 7 ottobre 2023, che ha mutato (o forse soltanto accelerato) i termini del confronto e che, chissà se consapevoli o loro malgrado, ha trascinato anche questi yemeniti nella nuova fase di scontro.
FUTURO INCERTO
La vinceranno oppure no? Continueranno a lanciare missili e a far decollare droni kamikaze alla volta del territorio dello Stato ebraico come hanno fatto finora oppure no? Al momento non è dato sapere, ma, nell’auspicio che essi prima o poi rinvengano nel pragmatismo la strada giusta (filosofia tutta americana, però utile se applicata a risoluzioni di questioni scomode), si rileva però che essi permangono una seria minaccia (anche) nel Mar Rosso, aspetto non indifferente se si pensa che nel quadro del dispositivo di contrasto delle loro azioni terroristiche a danno della navigazione mercantile sono stato inviate anche delle unità della Marina militare italiana, che, utilizzando la fredda terminologia tipo “Ufficio DAP”, si trovano impegnate assieme a unità greche e francesi nel quadro dell’Operazione Aspide, in «difesa de-escalatoria e a protezione delle linee marittime fornendo la necessaria bolla di sicurezza». Insomma, nella sostanza in guerra contro gli Houti che continuano a lanciare i loro missili.
LA MINACCIA NEL MAR ROSSO
Con questi misteriosi guerrieri del deserto, un po’ mitologici e un po’ proxi degli ayatollah, non si deve certamente scherzare, poiché i loro attacchi nel Golfo di Aden, nello stretto di Bab el Mandeb e, più in generale, nel Mar Rosso – attacchi che i militari di Palazzo delle Ancore definiscono «effettuati in un mare confinato» e dunque di più semplice gestione (per chi li pone in essere) -, i molteplici droni lanciati contro le navi mercantili (e a volte anche militari) hanno colpito i loro obiettivi centinaia di volte, costringendo, con un incremento dei costi e un aggravio in termini di tempi di consegne delle merci, a indirizzare su rotte alternative ma più lunghe la navigazione mercantile, bypassando il Canale di Suez e quindi il Mediterraneo. Questo evidenzia anche un altro aspetto fondamentale, sottolineato nel corso del convegno al SIOI, quello della centralità dello Yemen per l’Italia, fin dei tempi dei possedimenti di Roma in Africa.
IL SAGGIO DI MARIO BOFFO
Tornando al volume di Mario Boffo, che fu Ambasciatore d’Italia nella Repubblica dello Yemen dal 2005 al 2010, esso affronta un tema di grande attualità nel contesto geopolitico mondiale, appunto per la ragione che lo Yemen si è imposto all’attenzione della comunità internazionale a seguito dei recenti attacchi al traffico navale nel Mar Rosso, bacino di importanza strategica ai fini della stabilità del commercio internazionale. Ma non solo, dato che, come accennato, la rilevanza di questo paese e la visione politica del movimento Houti rinvengono radici ben più antiche, che nel testo di Boffo vengono inquadrate in un corretto contesto storico e geopolitico. Dal favoloso mondo della Regina di Saba, passando per l’avvento dell’Islam e fino al crollo dell’impero ottomano e alla nascita del moderno Medio Oriente, il libro conduce il lettore attraverso un’analisi, al medesimo tempo, agile e dettagliata dell’importanza rivestita dallo Yemen sia ai fini degli delicati equilibri regionali che di quelli geopolitici globali.