Roma, 4 giugno 2025 – Una singola somministrazione dell’anticorpo nirsevimab (anticorpo a lunga durata sviluppato per prevenire le infezioni da virus respiratorio sinciziale. Il farmaco è stato approvato a livello europeo per proteggere i bambini nella loro prima stagione di esposizione al virus) ai neonati può dimezzare i ricoveri per bronchiolite (malattia spesso associata all’infezione da virus respiratorio sinciziale che può causare insufficienza respiratoria soprattutto nei bambini con età inferiore a un anno) tra i bambini di età al sotto dei sei mesi, secondo uno studio che ha visto impegnata l’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma – Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, con il coordinamento di Universitat Politècnica de Catalunya (UPC), Catalonia, Children’s Emergency Department, Leicester Royal Infirmary e University of Edinburgh, il primo ad analizzare una casistica real world.
L’ANTICORPO NIRSEVIMAB
Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista Lancet Regional Health – Europe ed è stato coordinato dal dottor Danilo Buonsenso, ricercatore in Pediatria generale e specialistica alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica e pediatra presso l’Unità Operativa di Malattie Infettive Pediatriche della Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS, che al riguardo ha illustrato: «Ora, per la prima volta, uno studio real-world ha analizzato l’impatto concreto del nirsevimab confrontando Paesi europei con politiche sanitarie differenti: la Catalogna (Spagna), dove il farmaco è stato introdotto nella stagione 2023-2024, e alcune aree del Regno Unito e di Roma (Italia), dove invece non era ancora stato adottato».
LA BRONCHIOLITE
La bronchiolite è un’infezione virale acuta che colpisce il sistema respiratorio dei bambini di età inferiore ad un anno soprattutto nei primi sei mesi di vita con maggiore frequenza tra novembre e marzo. Il microrganismo infettivo più coinvolto, in tre casi su quattro circa, è il virus respiratorio sinciziale (VRS) ma anche altri virus possono esserne la causa, metapneumovirus, coronavirus, rinovirus, adenovirus, virus influenzali e parainfluenzali. L’infezione è conseguenza di una trasmissione che avviene primariamente per contatto diretto con le secrezioni infette.
LO STUDIO
I dati, raccolti in sessantotto ospedali catalani e da cinque ospedali nel Regno Unito e in Italia, mostrano un risultato chiaro: nei bambini sotto i sei mesi in Catalogna, i ricoveri per bronchiolite si sono quasi dimezzati rispetto alla media delle stagioni precedenti. Anche gli accessi in pronto soccorso per la stessa fascia d’età si sono ridotti sensibilmente. Al contrario, nessuna riduzione significativa è stata registrata negli altri centri europei dove il nirsevimab non era stato somministrato. L’effetto del farmaco è stato meno evidente nei bambini più grandi (tra sei e ventitré mesi), suggerendo che l’efficacia maggiore si concentra nei primi mesi di vita. Gli autori sottolineano inoltre la necessità di studi più ampi e coordinati a livello internazionale, anche per valutare la sostenibilità economica dell’introduzione del nirsevimab su larga scala. «Lo studio rappresenta un passo importante per valutare l’efficacia reale di nuove strategie preventive contro l’RSV, mettendo a confronto per la prima volta Paesi con approcci diversi alla sua implementazione», prosegue Buonsenso.
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