CULTURA, musica e territorio. Rodolfo Kubik: friulano per amore ed esule per forza

Un grande musicista che ha raccolto con passione canti e villotte del Friuli

a cura di Gianluca Ruotolo, consigliere del Fogolâr Furlan di Roma – La Settimana della Cultura friulana è iniziata a Udine giovedì 8 maggio con la presentazione del libro “Rodolfo Kubik. Villotte e canti del Friuli Venezia Giulia”, volume edito per i tipi di Aldebaran. L’opera, curata da Daniele Parussini e Domenico Clapasson, vuole farci conoscere un musicista nato istriano e friulano per amore e per scelta, grande appassionato della musica e della cultura friulane e di cui quest’ anno cade il quarantesimo anniversario della scomparsa.

SETTIMANA DELLA CULTURA FRIULANA 2025

Il primo intervento è stato quello di Stefania Garlatti Costa, consigliere comunale di Udine delegata per il plurilinguismo che ha ricordato uno degli obiettivi dell’ amministrazione, cioè mettere in rete e rappresentare la complessità etnico linguistica del Friuli e delle Alpi orientali. Subito dopo i saluti di Roberto Frisano, consigliere della Società filologica friulana che ha espresso parole di  compiacimento per questo lavoro su Kubik, figlio del Friuli e padre della nostra musica, punto di riferimento della internazionalità dei friulani e della nostra regione. Frisano ha anche ricordato i duecentoventi eventi in programmazione per la settimana della Cultura, tutti sul sito della Filologica. Sono eventi culturali con la partecipazione di personalità importanti e anche iniziative dedicate alle nostre tradizioni alimentari. Frisano ha concluso affermando che «grazie all’Ente Friuli del mondo, al centro Turoldo ed a vari altri organismi culturali la cultura friulana si aggiorna e va avanti».

Gianluca Ruotolo, Giulietta Kubik, Eduardo Baschera

 

 

SI VA AVANTI

A seguire, il contributo di Daniele Parussini, che ha parlato assieme a Giulieta Kubik, figlia di Rodolfo, del volume pubblicato dal Centro studi Turoldo e già presentato in varie occasioni, ad esempio presso l’Accademia musicale di Lubiana il 18 ottobre 2024, presso la sede del Fogolâr Furlan di Roma l’8 novembre, e a Ronchi dei Legionari il 18 dicembre. Dopo aver ringraziato per la disponibilità il Fogolâr di Roma ed il consigliere Gianluca Ruotolo, delegato alla cultura, Parussini ha presentato il coro di Lubiana (Komorni Zbor Ave, coro da Camera Ave di Lubiana diretto da Jakob Ivačić ) che ha cantato alcune delle tantissime villotte raccolte da Kubik in lingua friulana; le prime due sono state Fin ch’an d’è soreli (Finchè c’è il sole) e A Ravasclet. La storia di Rodolfo Kubik è etnicamente e culturalmente complessa. Nato a Pola nel 1901 da Guglielmo, veneziano di origini ceche, e da Giovanna Calligaris friulana e ronchese, si trasferì a Ronchi nel 1903 in seguito a una malattia della madre. Dedicatosi subito alla musica dimostrò un grande talento come direttore di cori e dal 1919 al 1927 svolse un grande lavoro di organizzatore culturale in anni difficilissimi ma decisivi per la sua ricerca musicale.

STORIA DI RODOLFO KUBIK

In questo periodo Kubik, nato cittadino austroungarico, visse una dura esperienza di esclusione nella sua terra. Divenuto dopo il conflitto cittadino cecoslovacco e mai italiano, egli fu una sorta di fuori quota, tanto che il 30 aprile 1927 dovette partire per l’Argentina paese nel quale andò in esilio, costretto a prendere questa decisione a seguito delle violenze fasciste, culminate nella prevaricazione della squadraccia che volle imporgli di iniziare un concerto al suono di “Giovinezza”. In questa situazione decise di raggiungere due suoi fratelli già emigrati in Sudamerica, una realtà nella quale nei primi tempi dovette arrangiarsi facendo il pianista in un cinema e soffrendo per la grande solitudine. Nel 1940 fondò il coro universitario della Plata, per il quale comporrà oltre mille pezzi, dedicandosi sempre alla musica corale. Avrebbe fatto ritorno in Italia dopo decenni, nel suo Friuli nel 1962 e nel 1970, per ricevere il premio Epifania di Tarcento, considerato “il Nobel della friulanità”.

LA TESTIMONIANZA DI GIULIETA

Subito dopo ha preso la parola Gulieta Kubik, figlia di Rodolfo, tornata per la prima volta a Udine dal lontano 1970, anno in cui, piccolissima, visitò la città. Ella ha comunque serbato un grande ricordo sia di Udine che della Società Filologica Friulana, nonché del presidente Ottavio Valerio, che il padre e la madre avevano incontrato. Infine, dell’amico Rodolfo Bragato, collaboratore, all pari di Rodolfo, di Astor Piazzolla. La figlia di Kubik ci ha proposto l’eredità di un uomo grande per lei, testimoniata dal più limpido amore di chi fu amato ed elogiato, ma anche criticato e non sempre compreso. Kubik fu uomo dai doni speciali con la sua polifonia dei pensieri e l’ orecchio assoluto che gli permetteva di catturare ogni voce e che lo rendeva sensibile anche alle ingiustizie. La musica fu il suo modello ideologico: strumento per lottare e suo linguaggio, poiché, oltre ai vari eccessi temperamentali, Rodolfo ebbe un’attitudine verso la perfezione musicale e uditiva. Era un uomo fisicamente di statura media, dal carattere forte e dal viso sorridente. Capelli ricci e camminata velocissima, con sempre una grande  apertura culturale verso tutti, friulani e italiani, austriaci e sloveni. I suoi viaggi lo portarono fino in Vietnam e gli permisero anche di documentare le abitudini degli indios dell’America del Sud.

                                                    Udine

 

 

VILLOTTE E LINGUA DEL CUORE

La sua passione per la Villotta è testimone della sua lingua del cuore, della sua lingua materna, il friulano. Giulieta ha quindi ringraziato il centro studi Padre Turoldo con  Raffaella Beano, Daniele Parussini e Domenico Clapasson e naturalmente la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. In conclusione ha detto grazie a tutte le voci che porteranno in giro per il mondo queste villotte. Di seguito abbiamo ascoltato alcune famose villotte in friulano raccolte da Rodolfo e cantate dal coro di Lubiana in questa ensemble internazionale. Nell’occasione, Daniele Parussini ha sottolineato come si tratti ancora di un inizio, «perché altri testi sono attesi», infatti, «mentre “Voci e suoni oltre confine: villotte e canti del Friuli Venezia Giulia” è stato realizzato in occasione del bando Go2025 del 2024, l’attività sta proseguendo con la pubblicazione di altri lavori di Rodolfo». Tra questi la commedia “Furlans pal mont” (presentata al termine della serata) e la ristampa di “Va vilote puartade dal vint”, già pronta ma in attesa di conferma del finanziamento per mandarla in stampa. Ed è pronto anche un altro volumetto su Kubik, si tratta di un fascicolo con le sole composizioni per voce e pianoforte già inserite nei tre volumi editi dal Centro Turoldo. Sono presenti: Al va l’inviar (Vico Bressan), Biele di vôi (Lelo Cjanton), Como nova piova (Valentino Domini), Dulà che tu sês (Alberto Picotti), L’ora de note (Silvio Domini), L’ultim dal an (Anonimo), Matina di dolòur (Pier Paolo Pasolini), Oltra ’l son del tenp (Valentino Domini), Sere de vent (Silvio Domini), Soreli (Pier Paolo Pasolini), Vea di fiesta (Pier Paolo Pasolini).

UN SOGNO CHE VIENE DA MOLTO LONTANO

Tutto questo lavoro nasce da un sogno venuto da lontano, a duecento chilometri da Lubiana e a dodicimila da Buenos Aires. Il progetto era nella mente Kubik dal lontano 1982, infatti abbiamo trovato le sue lettere in cui esortava a trovare i fondi per portare a termine il lavoro e la sequenza dei brani che voleva pubblicare ma ci sono voluti  quarant’anni perché non c’erano le risorse; ora, nell’ambito di Go 20 25 è stato pubblicato un bando della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia per voci e suoni oltre confine che ne ha reso possibile la realizzazione. Tutto ciò in questo 2025, quando le città di Gorizia e Nova Gorica saranno assieme la “Capitale della Cultura europea”, dando un forte stimolo a molti progetti finanziati con appositi bandi dalla Regione. Proprio in uno di questi è rientrato il nostro progetto, “Voci e suoni oltre confine”, abbattendo ogni barriera per dar finalmente nuova vita e nuova voce a queste partiture. David Maria Turoldo così scriveva alla mamma di Pier Paolo Pasolini all’indomani della sua uccisione nel novembre del 1975: «(Il Friuli…) terra che ha sempre sofferto, nella sua configurazione: terra di conquista, terra sottomessa… però potrà cantare la sua prima viva poesia, le villotte. Perché noi siamo un popolo che canta, anche quando ha da piangere. È questa la nostra migliore natura, come quella di tuo figlio vero grande poeta del popolo, voce dei poveri!».

Rodolfo Kubik

 

 

LA RICERCA

La ricerca ha visto coinvolti in prima persona la famiglia Kubik, con Julieta, suo marito Gregor, la figlia Vida, la sorella Pamela e la mamma. Si è fatto ricorso alle fonti di numerose biblioteche del Friuli Venezia Giulia, oltreché a quelle del sistema bibliotecario nazionale (tra le quali quelle di Trento, Bologna, Firenze, Brescia, Milano e Venezia). Contattati anche i cori e i comuni dove Kubik ha avuto relazioni dirette, quali Ronchi dei Legionari, Grado, Monfalcone, Cormons, Staranzano, Casarsa della Delizia, per citarne soltanto alcuni. Lo studio è stata la fase durante la quale si è provveduto alla catalogazione e alla verifica dei materiali rinvenuti. Parallelamente è stata effettuata una ricerca sui testi, riportandoli nella grafia originale cercando di mantenere fede a quanto pubblicato dai poeti al tempo e quindi adeguando le partiture sulle quali molto spesso alcuni accenti erano stati omessi. Si è provveduto alla creazione di una sintesi in italiano a sua volta tradotta in sloveno ed inglese per poter rendere fruibile e comprensibile il significato delle liriche ad un pubblico più vasto possibile. Tutto questo lavoro è descritto nel frontespizio di ogni composizione inserita nei tre volumi. L’ultima fase, che è stata anche la più lunga, è stata quella della trascrizione delle centoventitré composizioni. Oltre cinquecento pagine manoscritte hanno portato alla realizzazione di questo cofanetto di quasi ottocento pagine che, grazie all’attenzione e alla cura grafica della casa editrice Aldebaran Editions, può ora essere consegnata alla divulgazione.

FURLAN BISIACCO

Il dibattito è poi proseguito con due accorati interventi di Tony de Luisa e Biagio Villanova, i quali ci hanno parlato del friulano bisiacco, la lingua del cuore in cui Kubik poteva esprimere il suo attaccamento alla terra natia. Un altro intermezzo musicale è stato il canto di altri due pezzi, “Tal clar di lune” con testo di Eddy Bortolussi e musica di Rodolfo Kubik e Sin bussas, testo di Beniamino Costantini e sempre musica di Rodolfo Kubik. Successivamente Edi Bortolussi ci ha raccontato del suo incontro con Kubik e di come il maestro avesse musicato alcune sue liriche. Nella prefazione di quel prezioso volume Bortolussi ha scritto varie cose su Kubik, conosciuto nel 1970 quando con il suo coro di Buenos Aires tenne a Udine, su invito di Ottavio Valerio, un memorabile concerto all’Auditorium Zanon, presentato proprio da lui. Nell’occasione Ottavio Valerio ricordò la dizione perfetta e la grande anima di friulano di Rodolfo Kubik che dopo più di quarant’anni tornava da noi a cantare su un palcoscenico improvvisato. «Io poi – ha proseguito Bortolussi -, nello stesso periodo a Cormons sul palcoscenico del teatro donai a Rodolfo Kubik la mia raccolta di lirica del 1968 con prefazione di Biagio Marin. Poco dopo, ritornato a Buenos Aires, Kubik mi scrisse e musicò la mia opera, in particolare Al clar di lune, mentre a Venezia il musicista friulano Davide Liani la musicò a sua volta, e ciò l’uno all’insaputa dell’altro».

STELUTIS ALPINIS

Un altro intermezzo con l’ esecuzione del brano “Primavere”, testo e musica del maestro Arturo Zardini. A questo punto ha preso la parola Edoardo Dino Baschera, friulano nato e vissuto per decenni in Argentina, che ha parlato della vita di Kubik a Buenos Aires, ricordando che mancano due anni al centenario della Società Friulana fondata in quella città (lo fu, infatti, nel 1927), la più antica associazione friulana del paese e la rappresentanza friulana più vecchia al mondo fuori dall’Italia. A testimonianza del suo legame Baschera ci ha detto che il papà cantava in un coro mentre Giulieta Kubik era compagna di scuola di sua moglie. La manifestazione si è conclusa con la consegna a Gulieta del libro con il testo originale di Furlans pal mont, un’opera di Kubik che racchiude in sé molti destini tra cui quello del maestro. Alla fine, tra gli applausi del pubblico, si è levato il canto di Stelutis Alpinis, un vero inno del Friuli composto a Firenze da Arturo Zardini, profugo da Pontebba ai tempi della Prima guerra mondiale.

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