VENEZUELA, economia e settore primario. Fabbisogni, importazioni e scenari nel breve termine

Nel 2024 l'economia del Paese sudamericano ha registrato una crescita del 4%, in sostanziale linea con la tendenza dell’anno precedente. Essa va ricondotta principalmente a tre fattori: l'aumento delle entrate derivanti dalla commercializzazione di materie prime energetiche (petrolio), un tasso di cambio stabile e un tasso di inflazione ridotto all’85% del 2024 rispetto al 181% del 2023

Il calo dell’inflazione, unito a un modesto aumento dei salari reali, ha generato un aumento stimato pari al 5% nei consumi privati, una moderata crescita che ha posto il settore agricolo del Paese latinoamericano, in particolare all’industria avicola, di incrementare la produzione e, conseguentemente, della domanda di materie prime, sia prodotte in loco che importate dall’estero.

VENEZUELA: FABBISOGNO ALIMENTARE E SUA SODDISFAZIONE

Le importazioni di generi alimentari hanno migliorato significativamente la disponibilità dei venezuelani, esse sono aumentate più rapidamente della produzione interna e attualmente coprono circa il 60% dell’approvvigionamento alimentare totale del Paese. Lo scorso anno le importazioni agricole del Venezuela hanno conosciuto un incremento pari al 9%, raggiungendo un volume di 3 miliardi di dollari (+15%), per 4,9 milioni di tonnellate complessive, dinamica che è stata favorita dal calo del 6,4% dei prezzi medi all’importazione. I principali fornitori di Caracas sono stati il ​​Brasile (29%), gli Stati Uniti d’America (26%) e la Turchia (7%), dati che, analizzati in termini di volumi, vedono gli Stati Uniti d’America in testa con una quota del 39%, il Brasile del 28% e la Turchia del 7 per cento.

IMPORTAZIONI DI CARACAS NEL SETTORE PRIMARIO

Dal 2019, le importazioni agricole venezuelane sono aumentate del 111% in valore e del 65% in volume, trainate dalla liberalizzazione economica, dalla fine dell’iperinflazione e da un maggiore coinvolgimento del settore privato negli scambi commerciali. Tra i paesi con i maggiori incrementi nei volumi di esportazione verso il Venezuela figurano il Canada (612%), gli Stati Uniti d’America (364%), l’Argentina (270%), il Brasile (126%) e la Turchia (47%). Dal 2019 al 2024, le importazioni di prodotti intermedi hanno registrato il maggiore aumento in volume (99%), seguite dai prodotti di consumo (98%) e da quelli sfusi del (45%). Sempre lo scorso anno i prodotti sfusi e intermedi (questi ultimi destinati in buona parte dall’industria dei mangimi) hanno registrato la crescita maggiore in termini di volume (rispettivamente del 17% e del 16%), mentre i quelli di consumo sono cresciuti del 3 per cento.

TENTATA UN’INVERSIONE DI TENDENZA

Dal 2022 il Paese sudamericano ha gradualmente ridotto le importazioni di prodotti di consumo e aumentato quelle di sfusi e intermedi allo scopo di sostenere l’industria di trasformazione alimentare nazionale. In termini di valore, i prodotti maggiormente importati nel 2024 sono stati mais, farina di soia, latticini, grano, zuccheri, olio di soia, pasta, riso, preparazioni alimentari e legumi, (67% delle importazioni totali). In termini di volume, invece, le principali importazioni includevano mais, grano, farina di soia, riso, zuccheri, cereali macinati, pasta, olio di soia, legumi e soia, (91% delle importazioni totali). Si registrano inoltre significativi aumenti in volume per legumi (143%), mais (39%) e zuccheri (39%), mentre si sono osservate diminuzioni per riso (-34%), pasta (-22%) e cereali macinati (-10%).

SCENARI NEL BREVE TERMINE

Prospettive a breve termine relative al prodotto interno lordo venezuelano indicano una possibile contrazione pari al 2-4% nell’anno in corso, il che costituirebbe una inversione di tendenza rispetto alla precedente ripresa economica registrata tra il 2021 e il 2024. Una flessione le cui cause vengono ricondotte alle rinnovate sanzioni statunitensi imposte sul petrolio e sul gas e alla debolezza del mercato petrolifero globale, che hanno inciso negativamente sui ricavi derivanti da materie prime energetiche. Tra le conseguenze di questa prevista flessione del Pil si annoverano un deprezzamento accelerato della valuta nazionale, il Bolívar, e un tasso di inflazione elevata, stimata nuovamente a tre cifre entro la fine del 2025.

INFLAZIONE E CONTRAZIONE DEL MERCATO

L’inflazione e la contrazione del mercato del lavoro (impieghi presso privati) potrebbero avere effetti riduttivi sui consumi ​​fino a una quota del 5% e, sebbene la disponibilità alimentare risulti incrementata rispetto al 2019, la prevista flessione del potere d’acquisto sarà con ogni probabilità destinata a influenzare i consumi di generi alimentari, in particolare di prodotti contenenti proteine ​​animali, che permangono al di sotto delle medie storiche. L’atteso declino economico e la carenza di valuta estera potrebbero inoltre portare a una riduzione delle stesse importazioni di generi agricoli, in questo caso la forbice stimata si apre dal 10% al 15%, con pesanti conseguenze sulla concreta disponibilità di beni di consumo e, in misura più lieve, su quelli sfusi e intermedi.

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