a cura di Shorsh Surme, pubblicato il 13 maggio 2025, https://www.panoramakurdo.it/2025/05/13/turchia-il-pkk-depone-le-armi-dopo-una-storia-di-rivendicazioni-e-di-conflitti/ – Lunedì scorso non è stato facile per il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Partîya Karkerén Kurdîstan, Pkk) annunciare che la formazione si sarebbe sciolta e che avrebbe deposto le armi. Infatti, il Pkk non ha deciso questa svolta in un breve lasso di tempo, bensì nel corso di decenni di conflitti e numerosi tentativi di soluzione delle controversie, il più noto dei quali risale all’ottobre scorso.
QUESTIONE CURDA E COLPI DI STATO MILITARI
Il Pkk ha reso nota la decisione relativa allo scioglimento del partito e alla fine del conflitto armato in risposta alle richieste del suo fondatore incarcerato, Abdullah Öcalan, pochi giorni dopo aver annunciato lo svolgimento della sua conferenza generale, che ha avuto luogo dal 5 al 7 maggio. Una decisione che dovrebbe porre fine a un conflitto che si protrae da quarantasette anni e che è frutto di un percorso difficile e complesso, che origina dalla nascita del partito, avvenuta nel 1978, fino a oggi. Per decenni la questione curda ha turbato la Turchia e l’intera regione. I colpi di stato militari ad Ankara degli anni Sessanta e Ottanta e il conflitto con il Pkk, hanno indotto i governi turchi a imporre una legge speciale di emergenza, che ha conferito maggiori poteri agli apparati e alle forze di sicurezza, in particolare all’esercito, portando altresì alla soppressione delle voci di chi si opponeva ai golpisti.
PKK: IL RUOLO SVOLTO DA ABDULLAH ÖCALAN
La questione curda, nota anche come «questione orientale», in Turchia è fonte di controversia. Tra il 1925 e il 1938 la regione fu teatro di diciassette ribellioni, mentre tra il 1950 e il 1980 la divisione del Paese tra fazioni di destra e di sinistra influenzò politicamente anche la questione curda; infine, dal 1978 al 2002 nell’Anatolia sudorientale venne promulgata lo stato di emergenza. Negli anni Settanta, Abdullah Öcalan assieme a un gruppo di studenti rivoluzionari curdi aderenti al Devrimci Doğu Kültür Ocakları (DDKO) fondò il Pkk. Questa nuova formazione politica incontrò missioni estere in Turchia e svolse attività nel sudest del Paese, prima che nel 1979 lo stesso Öcalan trovasse rifugio in Siria, sfuggendo in questo modo alla cattura da parte dei militari golpisti del 1980.
LOTTA ARMATA CONTRO I TURCHI
Da quel momento il Pkk si disintegrò e iniziò a operare attraverso attività armate. Era il 1984, è la svolta ebbe un forte impatto sull’opinione pubblica turca. Le operazioni militari continuarono fino alla cattura di Öcalan, avvenuta nel 1999. Dopo l’arresto del leader, il partito dichiarò un cessate il fuoco, che tuttavia ebbe termine nel 2004. Dunque riprese l’azione armata. Nel 2012 il governo turco avviò un dialogo segreto con il Pkk in Norvegia. L’’anno seguente avviò un processo di pace e formò un comitato di saggi per i negoziati. Ma le azioni armate del Pkk continuarono, dando inizio a una nuova fase del conflitto che oltrepassò notevolmente i confini, interessando la Siria settentrionale e l’Iraq. Nel frattempo le forze armate turche ottennero successi significativi, però senza debellare il nemico. Gli sforzi per risolvere la questione curda in Turchia negli ultimi decenni possono essere suddivisi in due fasi: la prima collocabile prima del governo del Partito della Giustizia e dello Sviluppo (2002) e del presidente Recep Tayyip Erdoğan, la seconda durante il governo di quest’ultimo.
IL CONFRONTO NELL’ERA DI ERDOĞAN
Nella prima fase la questione curda venne caratterizzata da un approccio puramente militare, con l’imposizione dello stato di emergenza nella regione e l’abbandono delle forze armate a sé stesse. Ciò ridusse lo spazion di manovra dei governi turchi che si susseguirono, non in grado di assumere misure significative al fine di soddisfare le richieste curde, in particolare il riconoscimento della loro lingua, della libertà di usarla e delle libertà politiche. La seconda fase registrò un’azione efficace di Ankara attraverso la revoca dello stato di emergenza da un lato, e gli sforzi per implementare progetti di sviluppo nella regione e ricorrere al soft power nel difficile contesto. Questo previde l’attuazione di riforme che inclusero l’istituzione di un organo di stampa nazionale in lingua curda. Nel 2008 iniziarono le trasmissioni del canale televisivo in lingua curda (TRT) e, nel 2012, la lingua curda divenne materia di insegnamento facoltativo nelle scuole. Purtroppo, queste pratiche e questi progetti di sviluppo non contribuirono a risolvere la questione curda in Turchia, né a eliminare dalla scena politica il Pkk, poiché i partiti curdi continuarono a rimanere banditi e i loro leader e militanti o incarcerati oppure interdetti dalle attività politiche.
LENTO CAMMINO NEGOZIALE
Nel 2013 il Partito della Giustizia e dello Sviluppo (Adalet ve Kalkınma Partisi, AKP), formazione politica del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, si pose alla guida dei progetti maggiormente concreti ai fini di una soluzione della questione curda e problema costituito per Ankara dal Pkk, questo a seguito dei negoziati condotti l’anno precedente dall’agenzia di intelligence a Oslo. Venne dunque avviato un processo di pace e venne concesso l’ingresso in Turchia ad artisti ai quali in precedenza era stato vietato. Le lettere indirizzzate da Öcalan ai vertici del Pkk, nelle quali si chiedeva la deposizione delle armi, vennero lette in lingua turca e curda durante le celebrazioni del Newroz a Diyarbakir, nella Turchia sudorientale, regione a maggioranza curda. E, in effetti, il Pkk annunciò l’intenzione di deporre le armi. A essa , nel 2014 fecero seguito emendamenti costituzionali del governo; dopo mesi di lavoro venne formato il citato comitato dei saggi, che presentò il suo rapporto.
CRONACHE RECENTI
In vista delle elezioni parlamentari del 2015 hanno avuto luogo anche degli incontri tra esponenti di vertice del Partito Democratico dei Popoli (Halkların Demokratik Partisi in turco e Partiya Demokratik a Gelan in curdo, Hdp), e i leader di Qandil, nel nord dell’Iraq. Ma si trattò di sforzi che non si coronarono in successo a causa di motivi sia interni che esterni, in particolare per i drammatici sviluppi della situazione in Siria e l’emergere di una nuova mappa di potere nella regione, con le unità delle Unità di protezione popolare curde (Yekîneyên Parastina Gel, Ypg) e il conflitto tra il governo a guida Akp e il gruppo Hizmet di Fethullah Gülen, profondamente radicato all’interno dello Stato turco. Nel 2015 venne compiuto un attentato durante un raduno del Hdp a Diyarbakir, seguito da un’altra azione terroristica nella regione di Suruç, nella Turchia sudorientale. Il PKK avviò operazioni militari contro l’esercito turco.