«Sono appena rientrato da Gjader in Albania – dichiara il parlamentare eletto dagli italiani all’estero nelle liste del Partito Democratico -, dove assieme a una mediatrice culturale e a un esperto di diritto internazionale ho avuto nuovamente la possibilità di visitare una delle due cattedrali nel deserto che nell’arco di cinque anni costeranno quasi un miliardo di euro alle casse dello Stato italiano».
CATTEDRALI NEL DESERTO
«Uno spreco di denaro pubblico evidente e motivato soltanto da esigenze di natura elettorale e propagandistica – prosegue Fabio Porta -, poiché il centro immigrati di Gjader è stato costruito per accogliere fino a un migliaio di immigrati, mentre ne ha ricevuti fino a oggi soltanto poche decine e, ciò che è ancora più grottesco e paradossale, è che non potendo più essere utilizzato per la deterrenza rispetto agli immigrati che giungono in Italia, è stato riconvertito in un centro per il rimpatrio degli immigrati che ospita coloro che sono già trattenuti nei CPR italiani, sottoposti a un costoso e bizzarro andirivieni che li porta in Albania dall’Italia, per poi farli ritornare nel nostro paese in attesa del definitivo rimpatrio. Si tratta di una operazione squallida fatta sulla pelle di immigrati ai quali, nella maggior parte dei casi, vengono ascritti soltanto reati amministrativi e che spesso si trovavano in Italia da dieci o venti anni».
NON SI HA ACCESSO ALLE INFORMAZIONI PUBBLICHE
Infine, conclude al riguardo il parlamentare democratico: «Nelle prossime settimane, in sede di conversione del decreto in Parlamento raccoglieremo tutti i dati ottenuti a seguito delle visite effettuate nei centri albanesi per denunciare pubblicamente questo enorme spreco di risorse pubbliche che in nulla contribuisce alla lotta all’immigrazione illegale; purtroppo a oggi non abbiamo avuto accesso alle informazioni necessarie, come il numero esatto delle persone trattenute, la loro provenienza, i reati commessi, eccetera. Probabilmente il Governo meloni non li rende noti per pudore o vergogna, oppure per favorire una campagna mediatica basata sulle menzogne e le falsità».