ASIA, tensioni e conflittualità. Aspettando la guerra tra India e Pakistan

Queste due potenze nucleari della regione vivono una fase critica e, seppure non si ritenga possibile un conflitto su larga scala tra i due paesi, poiché una escalation non converrebbe a nessuno dei due storici nemici, il pericolo di uno scivolamento su soglie di pericolo estremo non va infatti escluso. Si attende dunque la «forte reazione militare» annunciata da New Delhi dopo l’ultimo attentato recentemente perpetrato nel Kashmir, che però potrebbe concretizzarsi anche «soltanto» in un reciproco concentramento di forze lungo la Line of Control (frontiera di fatto dal 1971) con operazioni belliche relativamente limitate, magari associate ad attacchi missilistici su obiettivi in territorio pakistano ben definiti e paganti nei termini della propaganda. I rischi connessi a un’escalation sarebbero infatti in ogni caso pesanti per entrambi i belligeranti

30 aprile 2025 – Tra le conseguenze dell’attentato terroristico perpetrato nel Kashmir indiano la scorsa settimana, che ha provocato una strage di civili nella località di Pahalgam, si registra un inquietante incremento del livello di tensione tra India e Pakistan, paesi in contrasto fin dalla loro costituzione seguita al disimpegno coloniale del 1949 e alla cosiddetta partition.

IL CONFRONTO E IL KASHMIR CONTESO

Nuova Delhi ritiene Islamabad indirettamente responsabile dell’azione che ha causato la morte di ventisei persone, puntando il dito contro il maggiore servizio segreto pakistano, l’Inter Service Intelligence (ISI), da sempre ritenuto mallevadore dei gruppi jihadisti attivi nel Kashmir, provincia dell’Unione Indiana interessata da guerriglia e conflitti a fasi alterne dagli anni Ottanta. Una delle ragioni di questa strategia va ricondotta allo scenario complessivo del confronto tra i due Stati, uno a maggioranza indù e l’altro musulmana, con i pakistani che attraverso l’azione delle formazioni armate islamiste mantengono impegnate una componente non indifferente delle forze armate di Nuova Delhi. La recente dichiarazione resa pubblicamente dal ministro dell’Informazione di Islamabad, Attaullah Tarar, relativa alle analisi dell’intelligence del proprio paese che indurrebbero a ritenere imminente un attacco nemico (nelle prossime trentasei ore al massimo, è stata l’indicazione di Tarar), non fa che rendere più preoccupante la situazione.

CI SI PREPARA ALLA GUERRA

Ora, al netto delle accuse reciproche (ad esempio, per i pakistani l’India vorrebbe approfittare dell’attentato in Kashmir quale pretesto per sferrare un attacco), va rilevato che, nei fatti, è in atto un sensibile potenziamento dei rispettivi schieramenti militari lungo la linea di frontiera (meglio: la Line of Control, o LOC, la linea del cessate il fuoco del 1971). Nuova Delhi intanto si prepara alla guerra, con il premier Narendra Modi che ha convocato il Cabinet Committee on Security e ha ricostituito il National Security Advisory Board. La degenerazione della crisi è grave, seppure gli analisti ritengano poco probabile un attacco su larga scala, più probabile un’azione limitata e concentrata su obiettivi paganti in territorio pakistano effettuata con armi relativamente precise come i missili. Va infine ricordato che Islamabad vanta un’alleanza con una potenza come la Cina Popolare, paese che per altro anch’esso è in attrito con l’India per una parte del Kashmir sulla quale rivendica la propria sovranità.

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