analisi a cura di Yaakov Lappin, pubblicata il 18 aprile 2025 da “JNS Daily Syndicate” https://www.jns.org/lebanon-claims-it-is-replacing-hezbollah-in-the-south/ – La leadership libanese ha reso noto nei giorni scorsi che l’esercito di Beirut ha iniziato a sostituire la milizia di Hezbollah nella regione meridionale del Paese dei cedri. In un’intervista rilasciata al quotidiano “The New Arab” il 15 aprile scorso, il presidente Joseph Aoun ha dichiarato che «il 2025 sarà l’anno del monopolio dello Stato sulle armi».
AL SUD ARRIVA L’ARMÉE: MA, HEZBOLLAH?
Aoun ha garantito che soltanto lo Stato potrà usare le armi in Libano, riferendosi egli alle Forze armate (LAF), sottolineando altresì come questo obiettivo verrà conseguito attraverso un dialogo diretto con il Partito di Dio sciita, escludendo esplicitamente l’adozione di misure che potrebbero innescare un conflitto con quest’ultimo. «Ho detto agli americani che vogliamo rimuovere le armi di Hezbollah, ma non daremo inizio a una guerra civile in Libano», ha inteso rassicurare il presidente, riferendosi a un precedente incontro con il vice inviato statunitense Morgan Ortagus. Aoun ha quindi aggiunto che i membri di Hezbollah potrebbero «potenzialmente integrarsi nelle LAF», ma ha respinto l’idea di replicare il modello iracheno, sulla base del quale i gruppi paramilitari sciiti sostenuti dall’Iran formarono unità indipendenti all’interno dell’esercito. «Le LAF stanno conducendo missioni in tutto il Paese senza alcuna ostruzione da parte di Hezbollah», ha infine tenuto a precisare.
CHI DISARMA LA MILIZIA?
Tuttavia, ben presto Hezbollah ha fatto pervenire la sua replica al presidente. Lo ha fatto per bocca di un suo esponente, Mahmoud Qamat, che mediante la stampa libanese ha inviato un messggio tanto figurato quanto esplicito: «Nessuno al mondo riuscirà a mettere le mani su quest’arma». Un parlamentare di Hezbollah, Ali Fayyad, ha in seguito tuttavia fatto sapere che il suo movimento «è aperto al dialogo interno», ma ha comunque messo in guardia dall’esercizio di pressioni esercitate sulle LAF affinché queste disarmino la sua milizia. Al riguardo, il colonnello (in congedo) Hanan Shai, ricercatore associato presso il Misgav Institute for National Security and Zionist Strategy ed ex membro della Commissione istituita dalle Israel Defense Forces per indagare sui fatti della seconda guerra del Libano del 2006, mercoledì scorso ha dichiarato a Jewish News Syndicate (JNS) che quanto affermato dai funzionari di Beirut e le attività svolte dell’esercito libanese costituiscono in ogni caso «un inequivocabile risultato per Israele».
IL MONITORAGGIO ISRAELIANO
Tuttavia, Shai ha anche inteso ammonire riguardo al fatto che, a causa della «debolezza dell’esercito libanese, le Israel Defense Forces (IDF) non possono contare su di esso e devono quindi sostenerlo con una propria difesa parallela, principalmente attraverso un monitoraggio dettagliato effettuato dall’intelligence e la repressione mirata di qualsiasi violazione non solo nel Libano meridionale, ma anche in profondità, al suo interno, inclusi dunque gli approdi marittimi e gli scali aeroportuali». La fragilità della situazione è apparsa evidente il giorno 14 aprile, quando un soldato delle LAF è stato ucciso e altri tre sono rimasti feriti mentre cercavano di neutralizzare presunti ordigni esplosivi collocati da Hezbollah nel distretto di Tiro, nel Libano meridionale. Le reali intenzioni del movimento sciita filoiraniano si sono ulteriormente palesate anche nel momento in cui, secondo quanto riferito, i suoi sostenitori hanno dato alle fiamme i cartelloni propagandistici che celebravano la “nuova era” del Libano.
ARMI DAL MARE ATTRAVERSO IL PORTO DI BEIRUT
Ancora più significativo risulta poi che l’intelligence delle IDF continui a rilevare informazioni sulle attività illegali di Hezbollah nel Libano meridionale e ad agire di conseguenza. Nella notte tra il 15 e il 16 aprile, le forze dello Stato ebraico hanno effettuato operazioni di attacco dirette contro le infrastrutture di Hezbollah in quell’area. Nel corso di un’azione nei pressi di Aitarun, un velivolo militare israeliano ha ucciso Ali Najib Bazzi, identificato come comandante di squadra dell’unità Operazioni speciali di Hezbollah. Inoltre, sempre di recente, l’artiglieria israeliana ha aperto il fuoco contro un veicolo del genio di Hezbollah che si trovava nei pressi di Ayta ash-Shab. Nel frattempo avevano trovato diffusione le notizie secondo cui Hezbollah si era attivato per approvvigionarsi di sistemi armi, anche ricorrendo alle rotte del contrabbando marittimo che rinvenivano nel porto di Beirut il loro terminale.
LE RASSICURAZIONI DI JOSEPH AOUN
L’8 aprile, il sito web saudita di informazione “Al-Hadath” aveva riferito che la Forza Quds dell’Iran praticava una rotta marittima per il contrabbando di armi in grado di aggirare la Siria. Nell’atmosfera generatasi a seguito della diffuzione di queste notizie, l’11 aprile seguente il presidente Aoun visitava il porto della capitale libanese, ordinando un rigoroso monitoraggio delle merci in transito da parte delle autorità governative preposte a questa funzione. La presa di posizione del presidente non ha però tranquillizzato tutti. Ely Karmon, ricercatore senior dell’International Institute for Counter-Terrorism presso la Reichman University di Herzliya, è infatti intervenuto immediatamente per manifestare pubblicamente i suoi dubbi. «Non ci sia dubbio che si è di fronte a un cambiamento in Libano – ha egli affermato -, prima di tutto a livello politico: lo conferma il fatto che il Joseph Aoun sia stato eletto presidente grazie al sostegno dell’Occidente, degli Stati Uniti d’America e dell’Arabia Saudita. Inoltre, il peso politico di Hezbollah al parlamento di Beirut e nel Paese in generale è diminuito significativamente dopo il colpo ricevuto dalle IDF».
PROFONDO SCETTICISMO
Tuttavia, Karmon ha espresso profondo scetticismo riguardo al percorso dichiarato da Aoun per il disarmo di Hezbollah. «L’affermazione di Aoun di “non essere interessato a uno scontro militare con Hezbollah” – ha argomentato il ricercatore della Reichman University – e che si debba trattare di un “processo lento”, così come la sua richiesta di Hezbollah di entrare nelle unità dell’esercito libanese, non dovrebbero essere prese per oro colato. Non ci credo davvero. Innanzitutto perché tradizionalmente nell’esercito libanese la maggior parte dei militari in servizio è sciita, e questo per una semplice ragione demografica. Quindi, a mio parere, l’integrazione di migliaia di combattenti o membri di Hezbollah nell’esercito, in questa fase comporta certamente il rischio che ne prendano il controllo dall’interno, questo dopo averci già collaborato per anni».
LA MILITARIZZAZIONE DEL LIBANO MERIDIONALE
Egli ha dunque argomentato questo suo profondo scetticismo: «Sappiamo, ad esempio, che hanno ricevuto armi dall’esercito libanese: carri armati e APC. Le hanno usate quando hanno operato in Siria nel 2013 e nel 2010, e le hanno persino esposte pubblicamente a Qusayr. D’altra parte, abbiamo anche letto un articolo di un rappresentante di Hezbollah, membro del loro comitato politico, dove si affermava che assolutamente no, non cederemo le armi! È chiaro che ci sarà opposizione». Karmon si è infine detto scettico riguardo alle dichiarazioni degli esponenti del governo libanese circa la presa del controllo di 95 delle circa 250 posizioni di Hezbollah nel Libano meridionale, «poiché si prevedeva che Hezbollah e i suoi dante causa iraniani avrebbero agito con cautela, ma continuando a cercare, come loro solito, di agire e di procurarsi armi, realizzare infrastrutture militari nel caso si verificasse una crisi nei negoziati sulla questione del nucleare iraniano».
YAAKOV LAPPIN
Yaakov Lappin è un corrispondente e un analista di affari militari con base in Israele. È interno al Miryam Institute, ricercatore associato presso l’Alma Research and Education Center e il Begin-Sadat Center for Strategic Studies dell’Università Bar-Ilan. È commentatore nel corso di trasmissioni mandate in onda da emittenti televisive internazionali, tra cui Sky News e i24 News. È autore del saggio “Virtual Caliphate: Exposing the Islamist State on the Internet”. Èpossibile seguire i suoi interventi su www.patreon.com/yaakovlappin.