ECONOMIA, dazi commerciali. Verso la recessione: le conseguenze negative delle misure protezionistiche di Trump

Lo scenario delineato da uno studio effettuato dagli analisti di Allianz Trade: i comparti più colpiti saranno quelli di automotive, tessile, il retail non alimentare e l’agricoltura, questo a fronte di una decremento della crescita del Pil globale del +2,3% nel 2025, il livello più basso mai registrato dal 2020; in l’Europa le previsioni di crescita sono dello 0,8% nel 2025 e dell’1,5% nel 2026

Allianz Trade, gruppo leader mondiale nei settori dell’assicurazione e del credito, ha analizzato le conseguenze sul commercio internazionale della politica dei dazi statunitensi varata recentemente dal presidente Donald Trump.

GUERRA COMMERCIALE GLOBALE

Il 2 aprile 2025, il presidente degli Stati Uniti d’America ha annunciato l’introduzione di dazi «reciproci». Conseguentemente, a partire dal 10 aprile, i prodotti importati dalla Cina vengono tassati con un’aliquota del 130 per cento. Le misure annunciate in occasione del cosiddetto Liberation Day prevedono anche un dazio minimo universale del 10 per cento. Inizialmente, gli Stati Uniti avevano previsto dazi mirati da imporre a più di cinquanta stati con i maggiori disavanzi commerciali, ma è stata successivamente annunciata una sospensione della durata di novanta giorni per tutti, tranne che per la Cina Popolare. Questi paesi vedranno dunque un aumento di dieci punti percentuali, mentre la Repubblica Popolare Cinese dovrà farsi carico di un incremento a tre cifre. Considerando le esclusioni settoriali previste nell’Executive Order (come semiconduttori, farmaceutici, rame e minerali), il dazio effettivo medio applicato a Pechino è attualmente del 130%, mentre per l’Unione Europea si attesta al 9 per cento. Nel complesso, il tasso medio dei dazi statunitensi sulle importazioni globali ha raggiunto il 25,5%, il livello più alto dai primi anni del Novecento. Si ipotizza che eventuali accordi bilaterali possano ridurre questo tasso al 10,2% entro il quarto trimestre del 2025.

LE CONSEGUENZE: RALLENTAMENTO DELLA CRESCITA MONDIALE

La crescita del Pil globale rallenterà nel 2025 al +2,3%, il livello più basso dalla pandemia. L’attuale livello di incertezza globale è paragonabile a quello vissuto durante il Covid-19. Negli Stati Uniti ci si aspetta una lieve recessione tra il primo e il terzo trimestre del 2025 (-0,5% cumulativo), con una crescita annuale contenuta al più 0,8 per cento. Le cause principali sono: dazi più elevati, tensioni commerciali e ritorsioni da parte della Cina. Anche l’Europa risentirà del rallentamento statunitense e delle restrizioni commerciali, nonostante lo stimolo fiscale tedesco e l’aumento delle spese per la Difesa. Le previsioni di crescita sono state riviste al ribasso a +0,8% nel 2025 e +1,5% nel 2026. Le famiglie, sempre più preoccupate, tenderanno ad aumentare il risparmio precauzionale, penalizzando ulteriormente i consumi.

I SETTORI MAGGIORMENTE COLPITI

L’attuale contesto geopolitico e commerciale sta mettendo quindi a dura prova diversi settori industriali a livello globale. Secondo le ultime analisi di Allianz Trade, i comparti più esposti a questi rischi sono quelli dell’automotive, il tessile, il commercio non alimentare, l’agricoltura e le energie rinnovabili. Negli Stati Uniti d’America il settore automobilistico sta affrontando un’impennata dei costi a causa dei dazi su veicoli e sui componenti importati, con ricadute sui prezzi finali al consumatore, mentre il comparto del tessile si trova a subire margini ridotti e una minore competitività quale effetto dell’aumento dei costi delle materie prime importate. Il commercio non alimentare, in particolare le piccole imprese dipendenti da prodotti di consumo importati come elettronica, mobili e abbigliamento importati, deve scegliere se assorbire i maggiori costi o trasferirli al consumatore, rischiando un calo delle vendite. L’agricoltura statunitense è doppiamente colpita: da un lato, le contromisure tariffarie degli altri Paesi che penalizzano le esportazioni; dall’altro, le restrizioni sull’immigrazione che fanno salire i costi del lavoro. Anche le energie rinnovabili soffrono per l’aumento dei prezzi delle attrezzature importate, mettendo a rischio la realizzazione di nuovi progetti. In Europa, il settore chimico è tra i più colpiti, sia per la diminuzione della domanda da parte del mercato statunitense, sia per la concorrenza crescente di produttori extraeuropei in cerca di nuovi sbocchi commerciali.

LE STRATEGIE IN RISPOSTA ALLA CRISI

Per fronteggiare l’incertezza, le imprese statunitensi stanno adottando diverse strategie attuabili nel breve termine. Una delle principali è il frontloading, ovvero l’anticipazione delle importazioni prima dell’introduzione dei dazi commerciali. Settori come il retail e l’elettronica di consumo hanno registrato aumenti significativi delle scorte. Tuttavia, questa strategia comporta il rischio di sovra stoccaggio, qualora la domanda non dovesse mantenersi elevata. Le imprese stanno anche diversificando le catene di fornitura, spostando la produzione dalla Cina verso il Sud-est asiatico, il Messico e gli stessi Stati Uniti. Questa mossa riduce l’esposizione ai dazi ma solleva dubbi sulla sostenibilità della redditività nel lungo periodo. Altre misure adottate includono la negoziazione di prezzi più bassi con i fornitori e, nei casi di margini sufficientemente ampi, la riduzione dei prezzi di vendita, per mantenere la competitività sul mercato.

INSOLVENZE: PREVISIONI E RISCHI NEL 2025

Alla luce di queste sfide, Allianz Trade prevede un aumento delle insolvenze aziendali globali del 7% nel 2025, una tendenza che proseguirà nel 2026 (+5%, rispetto al +3% atteso prima delle recenti evoluzioni politiche). Negli Stati Uniti d’America, l’impatto sarà particolarmente marcato: le insolvenze cresceranno del 16% nel 2025 (rispetto all’11% atteso in precedenza) e del 6% nel 2026. In Europa occidentale si prevede un aumento più contenuto, pari al 5% nel 2025 (contro il 3% precedente), mentre, il 2026 dovrebbe registrare un lieve calo (-2%). In Cina, le insolvenze cresceranno del 7,5% nel 2025, con un ulteriore aumento del 10% nel 2026. Per l’Asia (esclusa la Cina Popolare), le stime indicano un aumento dell’1% nel 2025 e una riduzione del 3% nel 2026

ALLIANZ TRADE

Allianz Trade è il leader mondiale dell’assicurazione crediti e specialista riconosciuto delle cauzioni, recuperi, credito commerciale strutturato e rischio politico. Con sede a Parigi, è presente in più di quaranta paesi e si avvale di 5.800 collaboratori. Nel 2024 il giro d’affari consolidato è stato pari a 3,8 miliardi di euro e l’ammontare totale di operazioni commerciali assicurate a livello globale è stato pari a 1.400 miliardi di euro di esposizione.

www.allianz-trade.com

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