Milano, 18 aprile 2025 – L’agricoltura e il solare possono collaborare invece di competere? Uno studio firmato da Maddalena Curioni, Nikolas Galli, Giampaolo Manzolini e Maria Cristina Rulli, ricercatori del Politecnico di Milano attivi nel Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale e nel Dipartimento di Energia, getta nuova luce sul potenziale insito nell’agrivoltaico.
POTENZIALITÀ DELL’AGRIVOLTAICO
Pubblicato di recente sulla prestigiosa rivista “Earth’s Future”, il lavoro analizza come la coesistenza tra pannelli fotovoltaici e colture agricole possa contribuire a risolvere il conflitto globale per l’uso del suolo. Con l’incremento della domanda di energia rinnovabile e la necessità di produrre sempre più cibo per soddisfare il fabbisogno alimentare, la pressione esercitata sulle terre coltivabili è in considerevole aumento. Attualmente, tra il 13% e il 16% degli impianti fotovoltaici a terra occupa suoli in precedenza destinati all’agricoltura: si tratta di un segnale di come agricoltura ed energia si contendano i medesimi spazi.
LA COMPETIZIONE SPAZIALE TRA ENERGIA E AGRICOLTURA
Ma esiste una terza via. Lo studio rivela che tra il 22% e il 35% delle superfici agricole non irrigue, a livello globale, potrebbe ospitare sistemi agrivoltaici continuando a produrre cibo. Un’opportunità per integrare due bisogni fondamentali, senza compromessi. Per arrivare a queste conclusioni, i ricercatori hanno fatto ricorso a un modello agro-idrologico spazializzato, simulando la risposta di ventidue colture alla riduzione della radiazione solare causata dai pannelli. Il modello ha permesso di valutare la resa potenziale dei raccolti in diversi climi e aree geografiche, rendendo una mappa globale delle possibili applicazioni dell’agrivoltaico.
APPLICABILITÀ
«L’agrivoltaico non è applicabile ovunque, però secondo i nostri risultati ci sono molte aree del mondo in cui sarebbe possibile combinare coltivazioni e produzione di energia senza significative perdite di resa», sostiene Nikolas Galli, ricercatore del Glob3Science Lab e co-autore dello studio assieme a Giampaolo Manzolini, docente presso il Dipartimento di Energia, che al riguardo aggiunge: «Utilizzare il suolo sia per coltivazioni che per impianti fotovoltaici consente di aumentare la producibilità complessiva per superficie occupata riducendo i costi di produzione. In aggiunta, l’installazione di colture sotto i pannelli fotovoltaici consente di ridurne la temperatura di funzionamento aumentandone l’efficienza».
UNA BASE SCIENTIFICA A BENEFICIO DEI DECISORI POLITICI
«Questa tecnologia potrebbe contribuire a ridurre la competizione per il suolo migliorando al contempo la sostenibilità dei sistemi agricoli ed energetici», conclude Maria Cristina Rulli, coordinatrice del Lab e anch’ella co-autrice dello studio. Si ritiene che i risultati costituiscano una solida base scientifica, idonea a guidare scelte politiche e investimenti nella direzione di un utilizzo più efficiente e sostenibile del suolo.
Distribuzione globale delle aree coltivate e convertibili ad agrivoltaico nello scenario più conservativo (in alto) e meno conservativo (in basso) tra quelli analizzati nello studio