AFRICA, materie prime energetiche e instabilità. Nigeria: la violenta crisi del gigante petrolifero

La Nigeria, principale produttore di petrolio in Africa, permane un attore di primo piano nel settore energetico, forte delle sue riserve di greggio recentemente stimate in 37,28 miliardi di barili. Tuttavia, nonostante la ricchezza di idrocarburi nel Delta del Niger, il Paese permane soggetto a ricorrenti violenze, saccheggi di oleodotti e instabilità politica. Un clima di tensione che aggrava una fase già difficile che sta attraversando, caratterizzata da una profonda crisi economica e da un'inflazione record che riflette i suoi perniciosi effetti sul costo della vita. Il ritorno a un clima di insicurezza nelle aree dove si produce petrolio potrebbe quindi compromettere le ambizioni riformiste in politica che il presidente Tinubu afferma di voler porre in essere

La Nigeria, principale produttore di petrolio in Africa, permane un attore di primo piano nel settore energetico, forte delle sue riserve di greggio recentemente stimate in 37,28 miliardi di barili dalla Nigerian Upstream Petroleum Regulatory Commission (NUPRC, ente regolatore del settore) nella sua ultima valutazione annuale (gennaio 2025).

UN GIGANTE ENERGETICO 

Si tratta di risorse ritenute in grado di garantire per più di sessanta anni la produzione al ritmo attuale, quindi un volume sufficiente a consolidare la posizione strategica del Paese nel panorama energetico sia continentale che mondiale. Nel sottosuolo della Nigeria sono inoltre presenti ingenti riserve di gas naturale, equivalenti a novantatré anni di produzione. Dunque, una prospettiva incoraggiante per un paese che cerca di diversificare la sua economia soddisfacendo al contempo il proprio crescente fabbisogno energetico interno. La NUPRC ha altresì ribadito il proprio impegno nell’azione di incremento dei livelli di efficienza delle attività upstream, al fine di attrarre maggiori investimenti dall’estero e modernizzare l’infrastruttura energetica del Paese.

LA PIAGA DEL TERRORISMO E DELLA CRIMINALITÀ

Tuttavia, la Nigeria è afflitta da tempo dalla violenza, fenomeno dalla diversa natura riconducibile al terrorismo e alla criminalità, con il fattore comune della destabilizzazione. Esso è endemico anche e soprattutto nelle zone di estrazione delle materie prime energetiche, come nel sud del paese, nello Stato di Bayelsa, cuore del delta del fiume Niger, dove si trovano i siti petroliferi della locale compagnia Oando Plc, recentemente teatro di una serie di attacchi. Si tratta di atti di sabotaggio che le autorità nigeriane attribuiscono a gruppi armati, azioni cruente che deteriorano ulteriormente una situazione nella quale il livello di sicurezza è di per sé già basso. La scorsa settimana l’Oando Plc ha confermato tre attacchi compiuti contro i suoi oleodotti, inclusa una delle principali linee di approvvigionamento nazionale.

STATO DI EMERGENZA NEL DELTA DEL NIGER

Questa volta sono stati due i gruppi che hanno rivendicato le azioni di attacco: il Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger (MEND) e l’Esercito di liberazione del Delta del Niger e Bakassi (LAND&B). Lo hanno fatto mediante un comunicato al quale, però, al momento le autorità nigeriane non hanno attribuito piena autenticità. In esso si afferma di combattere perseguendo l’obiettivo dell’estromissione delle autorità, ritenute illegittime dallo Stato di Rivers. Le azioni violente fanno seguito alla proclamazione dello stato di emergenza da parte del presidente Bola Tinubu, che interviene in un territorio ricco di petrolio ma agitato da profonde tensioni di natura politica. Al riguardo, va inoltre rilevato come il governatore Siminalayi Fubara e il suo vice siano stati sospesi con la grave accusa di complicità negli atti di sabotaggio.

INCREMENTO DELLA TENSIONE E GRAVE CRISI ECONOMICA

Il ministro di Stato per il Petrolio, Heineken Lokpobiri, ha denunciato l’ingente ammontare delle perdite economiche derivanti dal blocco della produzione causato dal terrorismo. Nonostante la ricchezza di idrocarburi del Delta del Niger, la regione permane soggetta a ricorrenti violenze, saccheggi di oleodotti e instabilità politica. Un clima di tensione che aggrava una fase già difficile che la Nigeria sta attraversando, caratterizzata da una profonda crisi economica, da un’inflazione record che riflette i suoi perniciosi effetti sul costo della vita. Il ritorno a un clima di insicurezza nelle aree dove si produce il petrolio potrebbe quindi compromettere le ambizioni riformiste in politica che il presidente Tinubu afferma di voler porre in essere.

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