Nel pomeriggio del 3 aprile scorso, presso il Museo storico dell’Arma dei Carabinieri in piazza del Risorgimento ha avuto luogo la presentazione dell’ultimo libro di Mario Avagliano, “L’uomo che arrestò Mussolini. Storia dell’ufficiale dell’Arma Giovanni Frignani: dalla Grande guerra alle Fosse Ardeatine”, volume edito per i tipi di Marlin. Assieme all’autore hanno preso parte all’evento anche la storica Anna Foa, il colonnello dei carabinieri Marco Riscaldati e Giovanni Frignani, nipote dell’ufficiale dell’Arma protagonista del libro; ha moderato la discussione Roberto Olla, giornalista del Tg5 Storia.
L’UOMO CHE ARRESTÒ MUSSOLINI
La biografia appassionante di un eroe italiano che, al tempo stesso, è anche un libro che ricostruisce la Resistenza dei militari nella Capitale e nel Lazio, in particolare di quelli allora in serivizio nell’Arma dei Carabinieri: dal sacrificio di Salvo D’Acquisto alla battaglia per la difesa di Roma, dalla deportazione del 7 ottobre 1943 al Fronte clandestino dei Carabinieri del generale Filippo Caruso; storie, episodi, personaggi e dettagli inediti. Tra di essi dodici vennero trucidati alle Fosse Ardeatine e uno di loro fu il tenente colonnello Giovanni Frignani, nativo di Ravenna, volontario nella Prima guerra mondiale, dove venne decorato al Piave, quindi membro del SIM (i servizi segreti militari) e protagonista di casi clamorosi di controspionaggio, come quello francese ai danni della Regia Marina. Malgrado il fratello Giuseppe fosse stato deputato fascista, sottosegretario alle Finanze e uomo di fiducia di Mussolini nel mondo delle banche, il 25 luglio del 1943 il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri affidò proprio a lui il compito dell’arresto del dittatore, che venne effettuato all’uscita di Villa Savoia dopo che il Duce ebbe un ultimo colloquio con Vittorio Emanuele III.
L’AVVENTUROSA ESISTENZA DI GIOVANNI FRIGNANI
Gli ordini impartiti dal vertice dell’Arma concernettero anche il sequestro dei diari di Claretta Petacci e delle lettere di Mussolini indirizzate alla sua amante. Il mese successivo, sempre il Frignani fu protagonista di un altro episodio noto quanto controverso: la morte (probabile assassinio) del gerarca fascista Ettore Muti. A seguito dell’armistizio dell’8 settembre 1943 fascisti e nazisti misero una taglia sul capo di Frignani, che nel frattempo era divenuto uno dei principali promotori del Fronte militare clandestino dei Carabinieri, inquadrato nella più ampia organizzazione guidata dal colonnello Montezemolo. Arrestato dalle SS, forse a causa della delazione di una bionda spia tedesca, venne rinchiuso nel carcere di via Tasso e il 24 marzo 1944 venne ucciso alle Fosse Ardeatine. Nel dopoguerra venne decorato con la medaglia d’oro al valor militare. Avagliano, attingendo alle fonti (lettere, memoriali, documenti d’archivio e testimonianze di parenti) è stato in grado di ricostruire l’avventurosa e intrepida vita di quest’ufficiale.
GLI AVVENIMENTI NELLA CAPITALE DOPO IL 25 LUGLIO 1943
«La storia del tenente colonnello dei carabinieri Giovanni Frignani merita di essere conosciuta dagli italiani – afferma l’autore del volume -, poiché egli fu protagonista di alcuni dei momenti clou del Novecento. Infatti, partecipò alla battaglia del Piave che decise la vittoria dell’Italia nella Grande Guerra, organizzò e coordinò l’arresto di Benito Mussolini il 25 luglio 1943, sovraintendette al sequestro dei diari di Claretta Petacci e delle lettere del duce alla sua amante, fu uno dei capi della Resistenza dei Carabinieri a Roma e, finì vittima del terribile eccidio delle Fosse Ardeatine. La sua biografia di uomo, di carabiniere, di resistente è appassionante e commovente, è un vero e proprio romanzo storico e conduce alla scoperta di un Italiano che ebbe il coraggio di sacrificarsi per la libertà». Nell’introduzione Avagliano ricorda come tra i militari attivi nella Resistenza a Roma ci furono anche migliaia di carabinieri. Dodici di essi vennero trucidati alle Fosse Ardeatine, si trattò di sei ufficiali, tre sottufficiali e tre carabinieri, tutti decorati con medaglia d’oro al valor militare alla memoria. La loro storia personale s’intreccia con quella, più generale, dell’Arma nel biennio 1943-45, malvista dai nazisti e dai fascisti per il tradizionale distacco che aveva sempre mantenuto nei confronti del regime mussoliniano e per il legame con la monarchia, nella quale molti carabinieri, al pari di tanti altri militari, videro il simbolo della continuità statale italiana dopo l’armistizio.
ANNI DIFFICILI
Prosegue l’autore: «Uno di questi carabinieri era il tenente colonnello Giovanni Frignani, originario di Ravenna. Volontario durante la Grande Guerra, aveva combattuto sulle trincee del Piave ed era stato membro dei servizi segreti militari, risolvendo casi importanti di controspionaggio internazionale e catturando due pericolose spie al soldo della Francia. Una carriera brillante, impreziosita da medaglie, encomi e riconoscimenti, sempre tenendosi a debita distanza dal regime fascista, nonostante che il fratello Giuseppe fosse stato il ras di Ravenna ai tempi delle violenze squadriste di Italo Balbo e Dino Grandi, e poi deputato del Listone del 1924, sottosegretario alle Finanze e uomo di fiducia del duce nel mondo delle banche. Negli anni di guerra, Frignani registrò senza censure il crescente malcontento e l’insoddisfazione della popolazione verso Mussolini e il fascismo, e segnalò le azioni poco edificanti di alcuni gerarchi e anche le manovre e le misure adottate dall’alleato tedesco per una possibile futura occupazione dell’Italia. Ma le sue informative, se erano apprezzate dal Comando Generale dell’Arma, procuravano invece fastidio al duce e ai suoi diretti collaboratori, tanto che nel giugno 1943 il dittatore ne chiese l’allontanamento da Roma e l’invio in zona di fronte».
MARIO AVAGLIANO
Giornalista e storico, è membro di prestigiosi istituti storici (Irsifar e Sissco), si occupa di storia del Novecento e ha ricevuto molti premi per la sua attività di saggista. Tra i libri pubblicati ricordiamo: Generazione ribelle (Einaudi 2009), Il partigiano Montezemolo (Baldini & Castoldi 2014, Premio Fiuggi Storia) e, con Marco Palmieri, Gli internati militari italiani (Einaudi 2010, Premio Nazionale Anpi), Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia (Einaudi 2011), Voci dal lager. Diari e lettere di deportati politici italiani (Einaudi 2012), Di pura razza italiana (Baldini & Castoldi 2013), 1948. Gli italiani nell’anno della svolta (Il Mulino 2018, Premio Fiuggi Storia), I militari italiani nei lager nazisti (Il Mulino 2020), Paisà, sciuscià e segnorine (Il Mulino 2022), Il dissenso al fascismo (Il Mulino 2023, Premio Emilio Lussu e Premio Minturnae), Le vite spezzate delle Fosse Ardeatine (Einaudi 2024), Italiani d’America. La grande emigrazione negli Stati Uniti (Il Mulino 2024).