«Quello che non vogliamo – ha esordito il parlamentare – è che l’Italia, che non è stata chiamata al tavolo della pace per l’Ucraina, venga in seguito chiamata soltanto a finanziare la ricostruzione. Il nostro partito sente come un dovere del popolo italiano sostenere quello ucraino, ed è stato già fatto. per la verità, attraverso una sorta di quotidiana diplomazia popolare, poiché molti sindaci e molti presidenti di Regione hanno fatto ciò che poi il popolo ucraino ha toccato con mano, oltre al fatto che in questi tre drammatici anni di guerra in numerose nostre comunità è avvenuta una integrazione con migliaia di ucraini. Però tutto questo non basta, perché Donald Trump ha sterilizzato, se non addirittura temporaneamente distrutto il multilateralismo, dal quele invece noi vogliamo ripartire conferendo un ruolo centrale all’Europa, con un suo progetto integrato di ricostruzione».
ARMI, GUERRA, PACE E RICOSTRUZIONE
Non soltanto della futura ricostruzione dell’Ucraina, in particolare delle sue infrastrutture critiche e della rete di trasporti, si è discusso nel corso del convegno della NATO College Defense Foundation, ma anche dei «nemici comuni» che, ad avviso di parte dei relatori intervenuti, minaccerebbero Kiev e l’Unione Europea. Inoltre: ricostruire sì, ma a quali costi? E chi lo farà? In ogni caso, l’interrogativo principale permane quello sui possibili futuri ruoli della NATO e dell’Unione Europea, mentre, per restare all’Europa, per quanto concerne il tema della Difesa, qualcuno ha sottolineato la sostanziale impossibilità di pervenire a una industria aerospaziale comune in assenza di un coinvolgimento del Regno Unito e dei suoi gruppi industriali attivi nel settore, ponendo dunque quale presupposto per la realizzazione del caccia di VI generazione (quello che nel prossimo futuro sostituirà gli F-35), se si vorrà davvero seguire una via europea, si dovrà addivenire a un accordo speciale con Londra, che con la brexit dall’Unione Europea è tuttavia uscita.
INCLUSIONE E SICUREZZA
Restando al convegno del The Hive Hotel, nella sua prima sessione sono stati affrontate le tematiche relative agli scenari di inclusione e sicurezza nei quali si trovano ad agire la NATO e l’Unione Europea. Si tratta di due gigantesche organizzazioni internazionali che in questo momento si trovano di fronte a un bivio, poiché sono chiamate ad affrontare diverse pressanti esigenze di natura strategica, sia civili che militari, sullo sfondo di una complessa situazione globale. I quesiti ai quali hanno tentato di fornire una risposta le personalità intervenute al dibattito sono stati quelli sulle possibili le opzioni praticabili nei processi di inclusione e ricostruzione e dello sviluppare di un’efficace cooperazione tra Unione Europea, NATO e Ucraina che si proietti su scala regionale.
LE SFIDE E LE MINACCE
La sfida della ricostruzione, unitamente alle variegate minacce e alla resilienza regionale, sono stati i due “temi quadro” della seconda e terza sessione di lavori. Nel primo caso la discussione ha preso avvio dal presupposto di una situazione economica nella quale le opportunità di crescita coesistono con bilanci limitati e mercati caratterizzati dalla volatilità. La ricerca di risposte in ordine alle migliori partnership tra pubblico e privato finalizzate alla promozione della ripresa e della crescita in Ucraina ha impegnato i relatori, che hanno affrontato l’argomento della protezione della ricostruzione dalle turbolenze di natura politica ed economica. Nel corso terza e ultima sessione, invece focus concentrato sulle variegate minacce che incombono sulla regione, quali le economie sommerse, i traffici illegali, la contraffazione, l’azione della criminalità organizzata, le minacce informatiche, la corruzione e la sovversione indiretta ibrida. Come soffocare i flussi dell’economia sommersa da varie direzioni durante e dopo il conflitto? Quali le migliori pratiche possibili da condividere allo scopo di porre in essere una efficace azione di contrasto riducendone l’incidenza? Quali possono essere le modalità ottimali mediante le quali gli organismi internazionali, nazionali e privati possono venire posti in grado di agire?