Milano, 3 aprile 2025 – I dazi e le incertezze geopolitiche non frenano la crescita del commercio globale, questo è quanto si afferma nel DHL Trade Atlas 2025, il report pubblicato da DHL e dalla New York University Stern School of Business che offre un’analisi completa delle principali tendenze del commercio globale prendendo in esame duecento tra stati e territori. Dopo la rielezione di Donald Trump alla carica di presidente degli Stati Uniti d’America, avvenuta lo scorso anno, permane una forte incertezza riguardo alle future politiche commerciali di Washington. Dal DHL Trade Atlas 2025 emerge tuttavia come la crescita del commercio globale si sia dimostrata sorprendentemente resiliente alle recenti perturbazioni, una tendenza che dovrebbe protrarsi anche all’avvio della campagna di incremento del peso dei dazi da parte della Casa Bianca.
LA CRESCITA COMMERCIALE NELL’ULTIMO DECENNIO E LE PREVISIONI
Sulla base di previsioni formulate di recente il commercio di beni sarebbe destinato a crescere a un tasso annuo pari al 3,1% dal 2024 al 2029, che corrisponderebbe all’incirca all’incremento del prodotto interno lordo (Pil) e denoterebbe un ritmo leggermente più rapido rispetto al decennio precedente. Anche in uno scenario di forte protezionismo esercitato da parte degli Stati Uniti d’America e di simmetriche risposte da parte di altri paesi, il commercio globale dovrebbe conoscere un incremento complessivo, seppure a ritmi più moderati. «Il DHL Trade Atlas 2025 rivela intuizioni molto incoraggianti – ha dichiarato John Pearson, CEO di DHL Express -, poiché nel mondo è tuttora rinvenibile un significativo potenziale di crescita del commercio, sia nelle economie avanzate che in quelle emergenti. È impressionante vedere come il commercio internazionale continui a resistere a ogni sfida: dalla crisi finanziaria del 2008 alla pandemia da Covid-19, fino all’aumento dei dazi e alle tensioni geopolitiche».
ITALIA: OPPORTUNITÀ E INCERTEZZE TRA DAZI E IMPORT-EXPORT
Riguardo al’Italia, nel DHL Trade Atlas 2025 si legge che il sistema paese continua a rivestire un ruolo fondamentale nel commercio globale, posizionandosi al decimo posto a livello mondiale per trade value, con un volume di scambi che nel 2024 ha avuto un ammontare di 1,3 trilioni di dollari, con esportazioni per 668,6 miliardi (settimo in graduatoria mondiale) e importazioni per 630 miliardi (dodicesimo). Dal 2019 l’Italia ha registrato una crescita degli scambi di 258,6 miliardi di dollari, pari a un incremento del tasso annuo medio dell’1,8 per cento. Le previsioni al 2029 indicano un ulteriore incremento di 239,8 miliardi, con un tasso di crescita stimato all’1,7% annuo. Tuttavia, con gli Stati Uniti d’America quale terzo mercato di destinazione delle esportazioni (assorbe il 10% di esse), le nuove tariffe imposte dall’amministrazione Trump potrebbero avere effetti negativi su alcuni specifici settori del Made in Italy. Infatti, gli Usa costituiscono il principale mercato di destinazione per i macchinari industriali italiani (si rifletta, ad esempio, sulle macchine a controllo numerico, n.d.r.), prima voce dell’export nazionale che da sola copre il 19% delle esportazioni totali e, di questa quota, l’11% è diretto proprio verso gli Stati Uniti, con una crescita del 6,7 per cento.
Nazzarena Franco, CEO DHL Express Italy
UN ATTORE FONDAMENTALE
«L’Italia continua a dimostrarsi un attore fondamentale nel panorama del commercio globale – sottolinea al riguardo Nazzarena Franco, CEO DHL Express Italy -, a febbraio l’export italiano ha registrato una riduzione su base annua del 2,1% (era +3,3% a gennaio) soprattutto sono diminuite le esportazioni verso Turchia (-10,6%) e Stati Uniti (-9,7%)( fonte Istat). In questo contesto di crescente protezionismo con l’annuncio di Trump dell’aumento dei dazi del 20% per l’Europa e come evidenziato anche dal Rapporto Draghi, è imperativo attingere alla nostra innata creatività italiana. Dobbiamo espandere i nostri orizzonti, coinvolgendo nuovi mercati e rivolgendo la nostra attenzione verso paesi emergenti che offrono opportunità significative. Le recenti politiche commerciali degli Stati Uniti pongono senza dubbio delle sfide, in particolare per alcuni dei settori d’eccellenza del Made in Italy, che considerano gli Usa un mercato cruciale per le loro esportazioni. Tuttavia, queste sfide possono trasformarsi in opportunità concrete per rafforzare la resilienza e la competitività delle nostre imprese. Le proiezioni al 2029 indicano un incremento costante degli scambi, un chiaro segnale del potenziale ancora da esplorare e valorizzare».
NUOVI PROTAGONISTI SULLA SCENA MONDIALE
Tra il 2024 e il 2029 si prevede che quattro paesi si classificheranno tra i primi trenta sia per velocità (tasso di crescita) che per entità (somma assoluta) di aumento del commercio. Si tratta di India, Vietnam, Indonesia e Filippine, mentre i tre con la maggiore entità di crescita commerciale prevista dovrebbero essere la Cina Popolare (12% del commercio globale aggiuntivo), gli Stati Uniti d’America (10%) e l’India (6%); infine, il DHL Trade Atlas 2025 colloca quelli che prevedibilmente cresceranno di più in termini assoluti tra Asia, Europa e Nord America, ma tra di essi anche diversi paesi dell’Africa e dell’America Latina. A livello di grandi regioni mondiali, la crescita più rapida del volume degli scambi tra il 2024 e il 2029 viene prevista per l’Asia centromeridionale, per l’Africa subsahariana e per i paesi aderenti aall’Asean, che dovrebbero registrare tassi di crescita annuali composti compresi tra il 5 e il 6 per cento. Per tutte le altre regioni mondiali si prevede una crescita tra il 2 e il 4 per cento.
«NEARSHORING» E COMMERCIO A LUNGA DISTANZA
Malgrado l’interesse diffuso per il nearshoring e per la produzione di beni più vicini ai clienti, dal DHL Trade Atlas 2025 emerge come il commercio non sia divenuto complessivamente più regionalizzato, dato che i flussi commerciali effettivi indicano una tendenza in atto opposta. Infatti, nei primi nove mesi del 2024 la distanza media percorsa da tutte le merci scambiate ha raggiunto il record di 5.000 chilometri, a fronte di una flessione della quota del commercio all’interno delle principali regioni, scesa al nuovo minimo del 51 per cento. Nel DHL Trade Atlas 2025 vengono inoltre indicati diversi motivi per mantenere un approccio ottimistico riguardo al futuro del commercio globale, malgrado l’assunzione di politiche commerciali restrittive da parte di Washington. Nella maggior parte dei paesi si continua a considerare il commercio come una leva economica fondamentale, con le barriere commerciali imposte dalla Casa Bianca che potrebbero rivelarsi addirittura in grado di rafforzare i legami al di fuori degli Stati Uniti d’America. Questo anche alla luce del fatto che molte delle minacce tariffarie di Donald Trump potrebbero concretizzarsi in una maniera diversa rispetto a quanto inizialmente concepito, oppure subire ritardi al fine di evitare un’impennata dell’inflazione interna negli Usa. Pur rivestendo un ruolo di grande rilievo, Washingtono non è nelle condizioni di determinare unilateralmente l’andamento degli scambi commerciali globali, rappresentando attualmente soltanto il 13% delle importazioni e il 9% delle esportazioni mondiali.
MINACCE AL SISTEMA COMMERCIALE GLOBALE E MADE IN CHINA
Ad avviso di Steven A. Altman (ricercatore accademico senior e Direttore di DHL Initiative on Globalization presso il Center for the Future of Management della NYU Stern), «sebbene le minacce al sistema commerciale globale debbano essere prese sul serio, il commercio globale ha dimostrato grande resilienza a motivo dei notevoli benefici che offre alle economie e alle società. Mentre gli Stati Uniti potrebbero ritirarsi dal commercio, seppur con costi significativi, è improbabile che altri paesi seguano la medesima strada, perché per i paesi più piccoli gli effetti negativi di un ritiro globale dal commercio sarebbero ancora più pesanti». Il DHL Trade Atlas 2025 fornisce un aggiornamento sull’impatto dei mutamenti di natura geopolitica sui modelli commerciali globali: se nel 2022 e nel 2023 gli scambi tra blocchi di alleati stretti degli Stati Uniti d’America e della Cina Popolare hanno registrato un calo rispetto al commercio interno ai blocchi stessi, la flessione è risultata tuttavia marginale e nel 2024 non sono stati registrati ulteriori cali. Usa e Cina hanno sì ridotto le quote di commercio reciproco, ma non abbastanza da costituire un disaccoppiamento (decoupling) significativo. Gli scambi diretti tra Washington e Pechino sono calati dal 3,5% (rispetto al volume complessivo del commercio mondiale) nel 2016 al 2,6% nei primi nove mesi del 2024, ma gli americani continuano a importare dai cinesi una quantità di prodotti pari a quella del resto del mondo. Gli esiti di alcune analisi indurrebbero a ritenere sottostimate le importazioni statunitensi dalla Cina. Considerando gli input cinesi nei prodotti importati attraverso paesi terzi, la dipendenza effettiva dagli approvvigionamenti del gigante asiatico, dunque, permane.
DHL TRADE ATLAS 2025
Il DHL Trade Atlas 2025 offre numerose informazioni basate sui dati e analisi delle tendenze e delle prospettive del commercio globale. Costituisce una risorsa aggiornata a uso di dirigenti d’azienda, decisori politici, docenti, studenti, media e persone interessate. In profili concisi di una pagina, riassume i modelli commerciali di quasi duecento tra stati e territori, che includono oltre il 99% del commercio mondiale, del prodotto interno lordo e della popolazione. Tra le nuove funzionalità del Rapporto vi sono i contenuti interattivi, resi disponibili gratutitamente sul sito web dhl.com/tradeatlas, che pone gli utenti nelle condizioni di personalizzare le analisi ed prendere atto delle tendenze commerciali in base a paesi, regioni e categorie di merci specifiche; inoltre, offre comode opzioni per il download di dati e immagini. Il rapporto viene commissionato da DHL e redatto da Steven A. Altman e Caroline R. Bastian della New York University Stern School of Business. Quello di quest’anno stato elaborato nel febbraio 2025 utilizzando i dati e le previsioni aggiornate al mese di gennaio precedente.