Roma, 19 marzo 2025; a cura di Ciro Maddaloni (esperto di e-government internazionale), pubblicato dal “Giornale Diplomatico” il 19 marzo 2025, https://www.giornalediplomatico.it/trump-gioca-a-salvare-il-soldato-putin.htm – Un film prodotto negli Stati Uniti qualche anno fa e ambientato ai tempi della Seconda guerra mondiale narrava la storia di una madre americana che stava per ricevere, nello stesso giorno, la notizia della morte di tre dei suoi figli su diversi fronti di guerra. Oggi, forse impietosito da quella storia triste, il presidente Donald Trump ha deciso di agire per salvare il soldato Putin prima che sia troppo tardi.
SALVATE IL SOLDATO PUTIN
Infatti, sul fronte ucraino sta accettando tutte le richieste dell’autocrate russo senza battere ciglio. Richieste che non rispecchiano minimamente, né le condizioni reali sul campo dopo tre anni di durissima guerra, né ragionevolmente corrispondono al riconoscimento di quello che purtroppo è accaduto in questi ultimi undici anni. Vladimir Putin, che non è certo un chierichetto, ha colto la palla al balzo e non ha proposto un cessate il fuoco, neppure una tregua di trenta giorni, ha soltanto promesso di non attaccare le strutture energetiche dell’Ucraina, martoriate dai russi per trentasei mesi e di cui probabilmente non resta più nulla di significativo da bombardare. Come mai, allora, questa concessione? Perché ovviamente pretende la reciprocità da parte ucraina, dove adesso ci si dovrà astenere dall’attaccare le strutture energetiche russe.
DISTRUZIONE IN TERRITORIO RUSSO
Nelle ultime settimane i russi hanno potuto constatare le nuove capacità delle forze armate ucraine di colpire in profondità sul loro territorio. È di pochi giorni fa la notizia di diversi attacchi condotti con successo contro le raffinerie di Novokuybyshevsk, Ryazan, Novoshakhtinsk e Tuapse. Si tratta di azioni che da un lato hanno ridotto notevolmente le capacità dei russi di lavorazione e trasformazione del greggio, dall’altro intimorito la popolazione russa, che adesso inizia a vedere la distruzione dentro la propria casa. Finora gli ucraini sono stati costretti dall’ottusità e dall’appoggio pusillanime dei Paesi occidentali alleati a combattere contro i russi, come si usa dire, «con le mani legate dietro la schiena», perché per ben tre anni gli è stato negato di utilizzare le armi fornite contro il suolo russo, consentendo loro di utilizzarle esclusivamente per la difesa.
MOSCA SOTTO TIRO
Gli ucraini hanno fatto di necessità virtù, ingegnandosi nel costruire le proprie armi, e adesso, dopo molti mesi che subiscono impotenti le angherie russe, riescono anche loro a creare problemi agli invasori, fino a Mosca. Ma ora è arrivato Donald Trump a salvare il soldato Putin dai guai in cui si è cacciato con la sua inutile e barbara guerra. Nel caso di raggiungimento di un accordo, gli americani cederanno su tutto ciò che il Cremlino vuole. È questo il significato di un buon accordo? È una buona cosa per l’America? No. Non è per niente un accordo equilibrato. Esso non riflette minimamente neanche la realtà sul teatro di guerra e porterà all’America solo l’alienazione dei rapporti con gli altri Paesi occidentali. Europa, Regno Unito, Corea del Sud, Canada, Giappone e persino l’Australia stanno già ponendo in atto misure per riconsiderare le loro alleanze strategiche e i loro rapporti commerciali con gli Usa, soprattutto nel settore della difesa e delle tecnologie informatiche.
LE CONSEGUENZE DELLA POLITICA DI TRUMP
Trump afferma che le sue decisioni sono dettate dal fatto che è più facile trattare con la Russia che con l’Ucraina. Naturalmente, se si cede a tutto ciò che Putin chiede è molto più facile trattare con i russi piuttosto che con gli ucraini o con gli europei. Ma questa decisione bizzarra della Casa Bianca la pagheranno innanzi tutto le industrie e i cittadini americani, perché Trump può certamente preferire di stringere accordi con la Russia di Putin a discapito dei Paesi europei, solo che il Pil russo è appena uguale a quello della sola Italia, mentre quello aggregato dell’Unione europea surclassa di dieci volte quello di Mosca. L’Europa è un mercato ricco fatto di cinquecento milioni di consumatori. Non è esattamente la stessa cosa del mercato russo dove solo pochi milioni (su 144 milioni di cittadini) si possono permettere di spendere e consumare beni di provenienza estera.
MERCATI E BUON SENSO
Un testo del 1987 di Joseph Patrick Kennedy (uomo d’affari, investitore, filantropo e politico americano) presentò l’ascesa e il declino delle grandi potenze e i mutamenti economici seguiti ai conflitti militari dal XIV secolo al Duemila. Kennedy evidenziava che la sovraesposizione economica e militare conduce sempre al declino imperiale, dimostrando con la sua analisi che l’ascesa e la caduta degli imperi europei è sempre avvenuta quando questi si sono impegnati militarmente ed economicamente in lunghe guerre. Il suo lavoro e la sua attenzione alla strategia geopolitica e alle risorse economiche ha influenzato le discussioni moderne sulle superpotenze globali. Evidentemente questo testo è stato assimilato dai cinesi, ma non dai consiglieri di Donald Trump. Sarebbe stato molto più vantaggioso per quest’ultimo e per gli americani attendere la caduta di Putin, poiché provare a rianimarlo non servirà a nulla. La Russia imploderà comunque dopo questa disastrosa guerra che l’ha dissanguata in termini umani e di risorse. Quello che Putin otterrà sarà solo un cumulo di macerie dalle quali la gente dovrà ripartire. Ma oggi la Russia avrebbe le forze per farlo? Ed è questo quello che vuole l’avveduto tycoon americano?