Il 16 marzo di due anni fa il presidente della Repubblica Popolare cinese, Xi Jinping, varò la Global Civilization Initiative (GCI). Nell’occasione, egli affermò che essa avrebbe evidenziato «il rispetto della Cina per la diversità delle civiltà rende il Paese un importante modello per la promozione della pace e della stabilità nel mondo».
A DUE ANNI DAL VARO DELLA GCI
In un servizio trasmesso recentemente dalla China Global Television Network Corporation in occasione del secondo anniversario della GCI, viene sottolineato come l’impegno di Pechino nel dialogo tra le civiltà sia stato riconosciuto a livello internazionale nel giugno del 2023, quando le Nazioni Unite votarono una risoluzione proposta dalla Repubblica popolare cinese mirante a proclamare il 10 di giugno quale Giornata internazionale del dialogo tra le civiltà. L’inviato sino popolare all’Onu, Fu Cong, dichiarò al riguardo che l’iniziativa mirava «a riportare l’attenzione mondiale sul dialogo interculturale in un momento critico».
LA SPONDA BRASILIANA
Un’iniziativa – si sostiene nel servizio della televisione cinese -, che allo stato attuale assume una notevole rilevanza, data la fase di incertezza, agitazione e divisioni attraversata dal mondo. In particolare, di fronte alle crescenti tendenze contrarie alla globalizzazione, Elias Jabbour, docente presso la Facoltà di Scienze Economiche della State University di Rio de Janeiro, in Brasile, ha sottolineato l’importanza della GCI, affermando che «l’approccio inclusivo cinese nei confronti della diversità costituisce un esempio per il mondo», poiché «l’enfasi posta dalla Repubblica Popolare sul rispetto reciproco e sullo scambio culturale si pone in netto contrasto» con le dinamiche divisive in atto in molte parti del Globo.
DIVERSITÀ E SVILUPPO
Un sondaggio commissionato dalla CGTN ed effettuato su un campione rappresentativo di 15.574 persone in quaranta paesi e regioni, i cui risultati sono stati pubblicati nel marzo del 2023, ha evidenziato come l’80,3% delle persone intervistate ritiene che le diversità delle varie civiltà siano utili ai fini dello sviluppo globale, mentre l’85% di essi crede nella costruzione di un futuro condiviso attraverso la tolleranza e la cooperazione; infine, l’89,6% chiede un maggiore dialogo e apertura, una percentuale che sale al 93,7% nei paesi in via di sviluppo.