a cura di Mario Giro, https://pluralia.forumverona.com/o/la-vilta-della-politica-e-lo-strapotere-della-finanza/ – Non ci dobbiamo stupire delle sortite apparentemente folli di Donald Trump: tutto ciò era prevedibile e previsto. Si tratta della fase finale dell’iperliberismo che distrugge l’equilibrio liberaldemocratico dando luogo al libero arbitrio dei monopoli finanziari e tecnologici. A questo si affianca la rottura di ogni ordine internazionale, in particolare quello sorto dopo il 1945: troppo invecchiato per l’iperliberismo delle libertà di intraprendere senza limiti. Non è accettabile (come ha dichiarato il vicepresidente Vance a Monaco) alcun limite alle libertà dei più forti: né ecologico, né economico, né politico, né giuridico e nemmeno umano. Al termine di questo processo senza limiti, la tecnologia finanziata dai privati, potrà formattare un nuovo essere umano e tutti i deboli saranno eliminati.
FINE DELL’EQUILIBRIO LIBERALDEMOCRATICO
In questo disegno non c’è spazio per i deboli e i poveri o per chi resta indietro: è la legge della natura e dell’evoluzione della specie. Detto così sembra duro, ma era già intrinseco alla logica iperliberista: sopravvivono solo i forti. Così la politica si scopre impotente perché ha ormai lasciato dagli anni Novanta tutto il potere nelle mani dell’economia, e anche quest’ultima è cambiata. Non si tratta più di quella manifatturiera, quella che crea o produce qualcosa, ma è una forma di finanziarizzazione al massimo livello mista a incubi ultra-tecnologici. Accanto alla politica anche il diritto è morto perché considerato un ostacolo alla libera intrapresa: l’unica ammessa, e cioè quella dei più forti. La giurisprudenza internazionale classica (quella del processo di Norimberga che condannò i nazisti per l’aggressione e la violazione dei confini, oltre che per crimini contro l’umanità) e anche quella più recente (responsabilità di proteggere, corte penale internazionale eccetera) non contano più: non vale più il rispetto delle frontiere e dei confini, lo sfruttamento delle proprie risorse, la regolazione multilaterale, l’equilibrio tra poteri e nazioni.
È LA LOGICA IPERLIBERISTA: IL PIÙ FORTE SI IMPONE
Chi ne ha la forza e l’occasione può prendersi tutto ciò che vuole, accampando il diritto unilaterale di mettere le mani sulle proprietà altrui. Così fa Trump con Canada e Groenlandia (e con l’Europa tutta); così ha fatto Putin con l’Ucraina; così stanno facendo i paesi frontalieri della Repubblica Democratica del Congo con i due Kivu e l’Ituri; così fanno gli Emirati in Sudan; così farà la Cina oltre le proprie frontiere; infine così fa (da tempo) Israele con la West Bank e Gaza… Si tratta di un terribile crescendo che ci riporta all’età della legge del più forte, spingendoci ad armarci e a partecipare come si può alla lotta di tutti contro tutti. L’Ucraina sarà una grande vittima di questa nuovo ordine: dissanguata prima dalla visione ultra bellicista, che non ha voluto negoziare quando si era ancora in tempo, e ora miseramente smembrata e ridotta a pagare l’aiuto con le risorse proprie dagli (ex) alleati che la mollano a metà del guado (come era previsto). Non si tratta solo degli Usa: la Norvegia, si è rivelata un falso alleato per essersi abbondantemente arricchita con il suo oil & gas (cento miliardi di dollari), offrendo molto meno a Kiev di quanto ha preso dagli europei al posto dei russi. A dimostrazione che c’era qualcuno che aveva già capito come sarebbe andata a finire anche nel campo della guerra a oltranza.
LOTTA TRA I GRANDI POTERI
Accanto a questo è in corso una lotta tra grandi poteri della finanza globale: mentre i fondi sovrani perdono terreno (incluso quello cinese), tra fondi attivi (speculativi) e le tre big dei fondi passivi (BlackRock, Vanguard e StateStreet) si dibatte su chi avrà il controllo. Non a caso tutti i leader delle big tecnologiche (a eccezione di Bill Gates) e dei fondi speculativi maggiori erano presenti all’inauguration di Trump, mentre non c’era nessuno dei fondi passivi (che sono molto più ricchi). Questi ultimi sono quelli che hanno tenuto calme le borse globali in tempi turbolenti come quelli attuali, guerre incluse. In questa lotta tra forti l’Europa si trova spiazzata: risvegliatasi improvvisamente dal sonnambulismo delle passioni belliche, non ha più leve su cui appoggiarsi. La guerra dei dazi con gli americani la spaventa (perché è divisa), così come l’obbligo di armarsi (con armi statunitensi, beninteso) spendendo il 5% del suo Pil in sede NATO (da vedere quale governo potrà reggere l’urto delle proteste per il taglio del welfare), senza possibilità di comprare energia se non da Washington (e da pochi altri) e senza più il commercio con la Cina.
SI PROSPETTANO TEMPI OLTREMODO DIFFICILI
Ovviamente nessuno farà mea culpa per la situazione in cui ci troviamo oggi, come nessuno si è mai scusato per la guerra del Golfo e per le manifeste bugie sulla quale venne scatenata. Potevamo prevederlo (qualcuno l’aveva previsto ma è stato sbeffeggiato), allo scopo di iniziare noi stessi europei, assieme a Joe Biden, il negoziato tra Russia e Ucraina: avrebbe avuto luogo in un quadro ben diverso da quello attuale, ma ormai è tardi e la crisi dei democratici americani è la stessa di tutta la sinistra europea: non sa cosa fare e finisce regolarmente per scimmiottare le politiche di destra, sia per l’immigrazione che sulla guerra (come sta facendo oggi anche il premier laburista britannico Starmer). Inutile dire che parte della destra radicale era ed è filoputiniana (come la Lega di Salvini in Italia). Bisognava avere il coraggio di fare politica. Dagli anni Novanta le sinistre occidentali si sono piegate all’ultraliberismo, a iniziare da quelle di Tony Blair e Bill Clinton. Da quel momento hanno inseguito le destre e non hanno più saputo elaborare nulla di nuovo.
L’INNOVATIVO BERGOGLIO
Nostalgia e ritorno al passato non servono, semmai occorrerebbe andare avanti e immaginare una politica totalmente nuova. Il vero paradosso dell’Europa e delle sinistre democratiche occidentali è che l’unico ad avere avuto il coraggio di idee innovative è stato Papa Francesco. Dall’Evangeli Guadium, alla Laudato Sì’, fino alla Fratelli Tutti, il Pontefice ha elaborato un’analisi del tutto nuova sul mondo contemporaneo, indicando piste di riflessione e ponendo al centro l’umano in tutte le sue dimensioni. Forse occorrerà ripartire da lì. È forse anche per questo che tanto ci si agita oggi in Italia attorno ai cattolici: saranno pure pochi, però sono gli unici ad avere qualcosa da dire.