Gli Emirati Arabi Uniti (EAU) hanno duramente criticato il ricorso presentato dal Sudan alla Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) nel quale l’emirato del Golfo viene accusato di complicità il genocidio. Abu Dhabi ha replicato all’azione delle autorità di Khartoum definendola «una cinica trovata pubblicitaria». Queste ultime sostengono che gli EAU siano complici nel genocidio a causa del loro presunto sostegno fornito alle Forze di supporto rapido (RSF), unità paramilitari in guerra con l’esercito sudanese da due anni.
ATROCITÀ E MISINFORMAZIONE
Ad avviso degli emiratini si tratterebbe di «una operazione volta a distogliere l’attenzione dalla vera complicità delle Forze armate sudanesi nelle atrocità che continuano ad affliggere il Sudan e il suo popolo», poiché «si tratta di accuse prive di fondamento giuridico o fattuale che costituiscono solo un tentativo di diversivo alla luce di una guerra devastante che quel paese sta vivendo». Quindi, ha aggiunto il funzionario di Abu Dhabi, «per rispetto alla Corte Internazionale di Giustizia gli Emirati Arabi Uniti chiederanno l’immediato rigetto di questo ricorso, in quanto ritenuto infondato».
LE ACCUSE DI KHARTOUM
Il governo del Sudan accusa le RSF dei crimini di genocidio, omicidio, furto, stupro, sfollamenti forzati e vandalismo, oltre ad altre violazioni dei diritti umani, sostenendo che tali atti siano stati facilitati dal sostegno diretto fornito a loro e ad altri gruppi paramilitari ad essi collegati dagli EAU, fatto che Abu Dhabi nega decisamente. Dall’aprile 2023 la guerra divampata tra le fazioni sudanesi facenti rispettivamente capo al generale Abdel Fattah al-Burhan (comandante dell’esercito sudanese e presidente del Consiglio sovrano del Sudan) e al suo vice, il generale Mohamed Hamdan Dagalo «Hemedti» (leader delle RSF) ha causato decine di migliaia di morti, dodici milioni di sfollati e l’aggravarsi della crisi umanitaria.