GEOPOLITICA, libri. Il XX secolo non è finito

Nell’analisi dell’ambasciatore Sergio Vento i fenomeni di lunga durata che ancora connotano il presente. Il saggio edito per i tipi di Rubettino è stato presentato ieri, 3 marzo, presso il Centro Internazionale Brera a Milano e oggi, 4 marzo, all’Università degli Studi di Pavia. Il volume raccoglie il pensiero di uno dei più brillanti diplomatici italiani, esplicato mediante la narrazione della propria carriera

a cura di AT – Il saggio dell’ambasciatore Sergio Vento, presidente di V&A (Vento & Associati), intitolato “Il XX secolo non è finito. Transizioni e ambiguità”, opera introdotta da Mario Caligiuri ed edita per i tipi di Rubbettino, pone a disposizione dei lettori le acute riflessioni di uno dei più brillanti e lucidi diplomatici italiani degli ultimi decenni, espresse mediante la narrazione della propria carriera, conclusasi a Washington a seguito delle esperienze maturate presso le sedi di Belgrado, Parigi e dell’Onu.

POTENTI DEL MONDO E FENOMENI DI LUNGA DURATA

Scorrendo le pagine di un racconto di una vita a contatto con i potenti del mondo, emergono con forza i fenomeni di lunga durata che ancora connotano il nostro presente. Una lettura lucida di ciò che sta avvenendo nel mondo turbolento in cui stiamo vivendo, in cui ogni giorno sembra un periclitante passo verso crisi imponderabili verso un punto di non ritorno. Presentato in due diverse date alla presenza dell’autore, la prima in occasione de I Salotti dell’Intelligence a Milano nel pomeriggio del 3 marzo 2025 presso il Centro Internazionale Brera (introduzione del dibattito a cura di Stefano Carluccio, presidente del Centro Internazionale Brera, e moderazione da parte del giornalista de “La Stampa” Francesco Rigatelli), quindi, il giorno seguente, nel quadro delle attività indette per il centenario della Scuola di Scienze politiche, presso l’Aula Grande del Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università degli Studi di Pavia, evento apaero dai saluti istituzionali del professor Flavio Antonio Ceravolo, seguito dagli interventi del professor Mario Caligiuri (autore della prefazione del volume) e del giornalista de “il Sole 24 ore” Cheo Condina.

RADICI NEL PASSATO

Dal saggio di Sergio vento emerge uno spaccato che affonda le sue radici nel passato. Come è possibile leggere nella quarta di copertina: «Il superamento della Guerra fredda, definizione mediatica di indubbio successo che aveva mascherato per quarantacinque anni le spartizioni dell’Europa a Yalta e della Germania a Potsdam fra i due imperi vincitori della Seconda guerra mondiale, ha riaperto il vaso di Pandora delle identità e delle sovranità che avrebbero dovuto diluirsi nella ambigua e concomitante globalizzazione finanziaria e tecnologica. Tutte le crisi di un XX Secolo del quale si era frettolosamente decretata la fine, o la “brevità” per dirla con l’Hobsbawm, si sono puntualmente riproposte, dal Baltico al Mar Nero, dal Vicino Oriente al Golfo, dai vari scacchieri africani all’Indopacifico. Tale dinamica è stata accompagnata da una duplice sfida: il risveglio degli imperi dell’Eurasia (ottomano, russo, cinese, persiano, indiano) e la simmetrica crisi della democrazia rappresentativa, con le sfide poste dal crescente astensionismo e dell’indebolimento della classica forma partito, sostituita da movimenti populisti».

LA POLICRISI GEOPOLITICA

La cosiddetta policrisi geopolitica si manifesta dunque sullo sfondo della competizione economica e tecnologica fra Stati Uniti d’America e Cina Popolare, accompagnata da fenomeni quali le incognite climatiche, le minacce pandemiche e i flussi migratori incontrollati. Il XX Secolo non è finito è una raccolta di esperienze e testimonianze attraverso le dinamiche sfociate nell’attuale, evidente erosione della governance, viceversa indispensabile a un sistema multipolare di relazioni internazionali. «L’ambasciatore Sergio Vento –  scrive Caligiuri nella sua prefazione –, nella contrapposizione tra secolo breve e secolo sterminato sceglie una terza via, argomentando che il XX Secolo non è finito. In base alle sue esperienze, in cui ha avuto modo di confrontarsi con le reali dinamiche del potere globale, ritiene che le categorie politiche che hanno contrassegnato il Novecento siano sostanzialmente ancora presenti, nonostante l’attuale metamorfosi del mondo. (…) in definitiva, il messaggio che egli affida indirettamente a questo libro è quello di ribadire l’importanza degli Stati, oggi indeboliti dalle dinamiche della globalizzazione».

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