UCRAINA, scenari. Donald Trump (come fece Reagan) attende l’agonia economica della Russia

Diversamente dalle notizie sulle mirabolanti performance dell’economia russa sbandierate tutti i giorni dai sostenitori del Cremlino, è ormai evidente che la Russia è sull'orlo del collasso economico a causa della guerra in corso che ha inevitabilmente esaurito le risorse del paese. Il tasso di interesse al 21% e l'inflazione ufficiale al 10% (quella non ufficiale è completamente fuori controllo) sono segnali che indicano che Mosca potrebbe subire a breve un collasso economico letale

a cura di Ciro Maddaloni, esperto di e-government internazionale, articolo pubblicato dal “Giornale Diplomatico” il 3 febbraio 2025, https://www.giornalediplomatico.it/donald-come-ronald-aspetta-laagonia-economica-della-russia.htm In tanti avevano pensato, o forse sperato, che la seconda elezione di Donald Trump alla Casa Bianca potesse essere d’aiuto per arrivare velocemente alla pace nel disastroso conflitto che la Russia ha scatenato in Ucraina. Vladimir Putin si era illuso che il neoeletto presidente americano lo avrebbe chiamato per concordare la cessazione del conflitto alle condizioni da lui desiderate.

LE ILLUSIONI DEL CREMLINO

Non sta andando così. Trump non ha chiamato Putin, nonostante questi abbia confermato la sua disponibilità a “negoziare” con gli Stati Uniti. Cosa pensa di fare Trump per fermare la guerra in Ucraina? Diversamente dalle notizie sulle mirabolanti performance dell’economia russa sbandierate tutti i giorni dai sostenitori del Cremlino, è ormai evidente che la Russia è sull’orlo del collasso economico a causa della guerra in corso che ha inevitabilmente esaurito le risorse del Paese. Il tasso di interesse al 21% e l’inflazione ufficiale al 10% (quella non ufficiale è completamente fuori controllo) sono segnali che indicano che Mosca potrebbe subire a breve un collasso economico letale. Si evidenziano dunque dopo tre anni di guerra i difetti fondamentali dell’economia russa, che dimostrano come Mosca fin dall’inizio non abia potuto permettersi un conflitto del genere. Prima dell’invasione dell’Ucraina l’economia russa si basava sull’esportazione di idrocarburi e materie prime che fornivano al paese le risorse finanziarie per pagare pensioni e stipendi.

ECONOMIA DI GUERRA ED ECONOMIA REALE

Sebbene la Russia dalle statistiche ufficiali stia ancora crescendo per effetto di trascinamento della drastica economia di guerra e l’influsso sul prodotto interno lordo della spesa militare, l’economia reale non è affatto in buona salute e questo lo sanno bene pure i cittadini russi. L’effetto delle sanzioni, infatti, ha cominciato a manifestarsi solo nei mesi successivi e tutti gli indicatori economici inizialmente erano rimasti più o meno stabili. Nel mentre le esportazioni russe sono diminuite in modo significativo e adesso il petrolio e le risorse naturali devono essere vendute all’estero a prezzi inferiori a quelli di mercato. Anche l’accesso della Russia alla valuta estera è stato limitato dall’introduzione delle sanzioni, che hanno costretto la Borsa di Mosca a sospendere le contrattazioni in euro e dollari Usa.

VECCHI MALI DELLA RUSSIA

Gli effetti a lungo termine delle sanzioni dei Paesi occidentali completano l’opera devastante sulla disastrata economia russa e trascinano ulteriormente l’economia nel caos. L’impatto a cascata della guerra in corso, dalla spesa irresponsabile del Governo per sostenere lo sforzo bellico e la carenza di manodopera (distolta per combattere), indicano inequivocabilmente il cammino verso la rovina per Mosca. Il costo della guerra in Ucraina, con un fronte esteso per centinaia di chilometri e contro un avversario organizzato e determinato a difendere la propria libertà, ha richiesto la mobilitazione di immense risorse. Risorse che il Cremlino non riesce più a coprire con la vendita del petrolio, specialmente dopo che ha perso tutti i «buoni clienti paganti» europei. La dipendenza della Russia dalle importazioni di prodotti manifatturieri indica una distribuzione industriale squilibrata e dipendente dalle importazioni di tecnologie dall’estero, che non è cambiata di molto, anzi si è addirittura accentuata rispetto all’epoca sovietica.

ACCREDITARE L’IMMAGINE DI GRANDE POTENZA

Putin e il governo di Mosca volevano accreditare l’immagine di una Russia ancora potenza militare come quella che il mondo temette per anni ai tempi dell’Unione sovietica, ma il conflitto in atto nell’Ucraina ha invece rivelato una realtà molto diversa, sia in termini di capacità militari sul teatro bellico, che per quanto concerne la struttura produttiva ed economica russa, potenza molto più vulnerabile di quanto si creda e di quanto vogliano far credere non pochi commentatori e giornalisti. I numeri riportati nelle statistiche ufficiali dalla Rosstat possono apparire stabili, poiché le statistiche molto spesso rispondono più ai desiderata dei potenti di turno che alla realtà di un paese. Fin dall’inizio della prima guerra in Ucraina nel 2014, l’economia “imperfetta” e gli effetti duraturi delle sanzioni avevano già ostacolato il potenziale della Russia. La tentata invasione, su larga scala, dell’Ucraina ha poi completato il quadro disastroso.

IN ATTESA DELLA BANCAROTTA

Oltre alle sanzioni commerciali imposte dai Paesi occidentali, le fluttuazioni dei prezzi internazionali del petrolio hanno compromesso la capacità economica della Russia già fin dal 2014. E proprio su questo obiettivo che Donald Trump, seguendo le orme di Ronald Reagan, sta tentando di impostare le sue mosse per trascinare definitivamente in bancarotta l’economia russa. Ecco perché Putin continua ad aspettare invano di ricevere una chiamata da Trump, che invece sembra aver deciso di aspettare pazientemente la fine del conflitto per consunzione dell’economia russa.

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