SPETTACOLO, narrazione e video. Il grande vuoto

La realizzazione di Fabiana Iacozzilli (che ne è anche la regista) verrà messa in scena dal 28 gennaio al 2 febbraio al Teatro Vascello di Roma, sotto la direzione artistica di Manuela Kustermann. Si tratta del terzo capitolo della “Trilogia del vento”, che segue quelli de “La Classe” e di “Una cosa enorme”. È una messa in scena visionaria, che alla narrazione teatrale accosta il linguaggio multimediale allo scopo di raccontare le vicende di una famiglia e il suo doloroso, inesorabile disfacimento

Si tratta del terzo capitolo della Trilogia del vento, che segue quelli de “La Classe” e di “Una cosa enorme”. Il grande vuoto ritorna al Teatro Vascello con una messa in scena visionaria che accosta alla narrazione teatrale il linguaggio multimediale per raccontare una famiglia e il suo doloroso, inesorabile disfacimento.

TRASFORMARE IL DOLORE IN BELLEZZA

«Il punto è trasformare il dolore in bellezza: ci riusciremo ancora?» si interroga la Iacozzilli, affidando a Re Lear, una tra le più cupe tragedie di Shakespeare, il compito di trasfigurare il dolore attraverso il filtro teatrale. Con il suo ultimo lavoro, l’autrice porta sul palco l’amore tra una madre malata di Alzheimer e i suoi figli, inquadrando, con una messa in scena a metà tra teatro e riprese video in diretta, le fasi dell’ultimo pezzo di strada percorso da una famiglia prima di perdersi nel vuoto. Scritto a partire da improvvisazioni e testimonianze dirette e ispirato ai romanzi “Una donna” di Annie Ernaux, “Fratelli” di Carmelo Samonà e “I cura cari” di Marco Annicchiarico, lo spettacolo ritrae un’ex attrice colpita da una malattia neurodegenerativa alla quale rimane solo il ricordo di un monologo shakespeariano, mentre gli oggetti di una vita (vestiti, cartoline, calamite e fotografie) fanno da sfondo, come tracce tangibili di esistenze svanite.

IL GRANDE VUOTO

Il Grande vuoto indaga l’ultimo pezzo di strada che una famiglia percorre prima di svanire nel vuoto. Un dissolversi che viene amplificato dal progressivo annientamento delle funzioni cerebrali della madre, provocate da una malattia neurodegenerativa. Allo svuotarsi del cervello della donna fa eco lo svuotamento degli esseri umani che vivono in quella casa, mentre quest’ultima si va popolando di oggetti e ricordi che aumentano, pesano e riempiono tutte le stanze. Il lavoro trova risonanze e spunti in “Una donna” di Annie Ernaux, e nel romanzo “Fratelli” di Carmelo Samonà ed è il tentativo di raccontare una grande storia d’amore: quella tra una madre, i suoi figli e un padre che muore. Ne “Il Grande vuoto” la narrazione teatrale si contamina con il video per raccontare, che grazie alle fotocamere Tapo e i loro video ad alta risoluzione con visione notturna fino a trenta piedi, un figlio può continuare a vivere la propria vita ed entrare senza essere visto in quella del proprio genitore.

LA RICERCA SU COSA RIMANE DI NOI

Guardare la madre giocare al solitario, fissare la televisione spenta, parlare con persone che non esistono, non farsi il bidet, piangere, stare seduta e ferma sul bordo del letto, passare la notte a tirare fuori dai cassetti fotografie pezzi di carta mutande sporche per poi rimetterli dentro. Tante le domande che ci hanno spinto a sprofondare in questa materia artistica, ad addentrarci in questa ricerca su cosa rimane di noi e se resta qualcosa di quello che siamo stati mentre ci approssimiamo alla fine, ma una su tutte è forse la più incandescente bella e giusta per il lavoro ed è quella letta in un fumetto della autrice Giulia Scotti: «Il punto è trasformare il dolore in bellezza: ci riusciremo ancora?».

TRILOGIA DEL VENTO

La Trilogia del vento è un trittico in cui Fabiana Iacozzilli si interroga su tre tappe dell’esistenza umana: l’infanzia e il rapporto con i maestri che ci mostrano o ci impongono delle vie da percorrere (La classe); la maturità e il rapporto con la genitorialità e la cura (Una cosa enorme) e, infine, la vecchiaia in rapporto con il vuoto e il senso della memoria (Il grande vuoto). I punti di partenza sono stati da un lato, e per la prima volta, il dato biografico dell’autrice e dall’altro il lavoro di nutrimento della materia artistica, condotto attraverso le interviste a donne e uomini pronti a condividere una scheggia della propria vita.

INFO

Il grande vuoto: uno spettacolo di Fabiana Iacozzilli; regia Fabiana Iacozzilli; drammaturgia Linda Dalisi e Fabiana Iacozzilli; con Ermanno De Biagi, Francesca Farcomeni, Piero Lanzellotti, Giusi Merli e con Mona Abokhatwa (per la prima volta in scena); progettazione scene: Paola Villani; luci: Raffaella Vitiello; musiche originali: Tommy Grieco; suono: Hubert Westkemper; costumi: Anna Coluccia; video: Lorenzo Letizia; aiuto regia: Francesco Meloni; scenotecnica: Mauro Rea, Paolo Iammarrone e Vincenzo Fiorillo; fonico: Jacopo Ruben Dell’Abate e Akira Callea Scalise; direzione tecnica: Francesca Zerilli; assistenti: Virginia Cimmino, Francesco Savino, Veronica Bassani ed Enrico Vita; collaborazione artistica: Marta Meneghetti e Cesare Santiago Del Beato; foto di scena: Laila Pozzo; ufficio stampa: Linee Relations; produzione: Cranpi, La Fabbrica dell’Attore-Teatro Vascello Centro di Produzione Teatrale, La Corte Ospitale, Romaeuropa Festival, realizzato con il contributo el Ministero della Cultura (MiC) e della Regione Emilia-Romagna e con il sostegno di Accademia Perduta / Romagna Teatri, Carrozzerie n.o.t, Fivizzano 27, Residenza della Bassa Sabina, Teatro Biblioteca Quarticciolo; durata: 90’;

Teatro Vascello: via Giacinto Carini, 78 Roma

+39065881021

+39065898031

promozioneteatrovascello@gmail.com

promozione@teatrovascello.it

Dopo le rappresentazioni nella Capitale, la tournée proseguirà dal 6 al 9 febbraio al Teatro Piccini di Bari, dall’8 al 13 aprile Piccolo Teatro di Milano Studio Melato, il 15 e il 16 aprile a Casale Monferrato (AL) presso il Teatro Municipale e il 22 maggio a Lugano, in Svizzera, a LAC Lugano Arte e Cultura.

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