ASIA, dinamiche e strategie. Comandanti militari comunisti visitano il Giappone

Tutto muta con estrema rapidità: cambiano i capi di stato, dopo decenni si riducono sensibilmente le capacità di alcune potenze regionali, delegazioni di vertici di forze armate di potenze globali si recano in visita ufficiale in paesi con i quali sono in essere attriti generati da annosi contenziosi e retaggi di sanguinose occupazioni militari risalenti a prima della Seconda guerra mondiale. Eppure in Asia qualcosa si muove, e la dinamica si accentua proprio nei giorni in cui alla Casa Bianca giunge Donald Trump

Per la prima volta negli ultimi cinque anni, una delegazione militare del Comando del Teatro Orientale dell’Armata Popolare di Liberazione cinese si è recata in visita in Giappone. La durata della missione è stata di una una settimana, mentre lo scopo ufficiale dichiarato da Pechino è quello del «rafforzamento della comprensione e della fiducia reciproche, oltre alla promozione degli scambi nel campo della Difesa tra i due Paesi». La conferma è giunta anche da Tokyo, poiché «una comunicazione franca a livello di comandanti contribuirà alla costruzione di relazioni costruttive e stabili tra Giappone e Cina, dunque alla stabilità della regione».

DIFESA O ECONOMIA? LE RAGIONI DI UNA VISITA «ANOMALA»

In realtà, a Washington l’interpretazione che ne viene data, principalmente sulla base della sua particolare tempistica, è quella di un tentativo di miglioramento delle relazioni bilaterali deciso da Xi Jinping e dal gruppo dirigente del Partito comunista cinese nella fase dell’assunzione dei pieni poteri da parte del presidente Donald Trump negli Stati Uniti d’America. Infatti, sia nella Cina Popolare che in Giappone si attendono le misure economiche della nuova amministrazione repubblicana, che tutto fa pensare si caratterizzeranno per la forte impronta protezionista esplicata attraverso l’imposizione di dazi commerciali.

FARE ESPLODERE LE CONTRADDIZIONI NEL CAMPO AVVERSO

Dunque, alla luce di questi aspetti, anche questa “anomala” visita della delegazione militare sino popolare in Giappone rifletterebbe degli interessi comuni nutriti dai due grandi Paesi asiatici, che sono sì rivali, ma hanno tuttavia economie notevolmente interdipendenti, quindi buone ragioni per concentrare le comuni attenzioni sulle dinamiche che innescherà la Casa Bianca a partire da oggi. E per farlo occorre una maggiore distensione nella regione, che, come è noto, è turbata da non poche controversie di varia natura. Se questo condurrà a una stabilizzazione tra l’Impero del Sol levante e lo Stato comunista ipercapitalista sarà tutto da vedere, sta di fatto che i cinesi potrebbero tentare di fare esplodere le contraddizioni nel campo avverso e insinuare delle crepe, chissà, magari prodromiche a una più vasta frattura tra Giappone e Stati Uniti d’America.

IN ATTESA DI XI

Che faranno gli americani nel prossimo futuro: ridislocheranno parte del loro contingente di truppe da Okinawa (Giappone) all’isola di Guam (Micronesia, pacifico Occidentale)? Per i cinesi significherebbe alleggerire la pressione avversaria nel potenziale teatro bellico di prossimità. Un segnale importante potrà essere (se avrà luogo entro l’anno) la visita a Tokyo del presidente cinese e segretario del Partito comunista Xi Jinping. Un altro aspetto importante che viene sottolineato oltre Oceano è quello relativo alla dimensione di questa visita effettuata dai militari sino popolari, giacché la delegazione è composta da comandanti, quindi da elementi di vertice, relazione che dal Pentagono si lascia trasparire desiderata da Washington ma non sempre del tutto favorita da Pechino, almeno fino a ora.

FOCUS SULLE RELAZIONI SINO-GIAPPONESI

Dunque la Repubblica popolare cinese permane «l’avversario strategico» e con essa gli americani dovranno continuare ancora a competere in questi termini. È evidente che il dialogo proseguirà, onde ridurre al minimo (gestibile) i rischi di crisi nel Mar Cinese Meridionale, con conseguenti sviluppi catastrofici. Ebbene, i riflettori si sono accesi sulle nuove relazioni sino-giapponesi ed è lì che nei prossimi mesi andrà focalizzata l’attenzione, non soltanto sulle dinamiche militari, quanto su quelle diplomatiche.

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