Il terrorismo non costituisce certo una novità per la Repubblica Islamica dell’Iran, essa ne fu tenuta a battesimo fin dai primi mesi della propria esistenza ed essa, a sua volta, ne fu in seguito promotrice su scala globale.
MORTE E INSICUREZZA A TEHERAN
Stragi su stragi segnarono infatti il periodo immediatamente successivo la Rivoluzione del 1979, carneficine che non risparmiarono nessuno, povera gente che si trovava in quei maledetti momenti su un autobus a due piani, così come membri e funzionari della neocostituita struttura politico-burocratica di Khomeini. Sangue, corpi dilaniati dalle esplosioni e arsi dalle fiamme, adagiati sulle fredde mattonelle di improvvisate camere mortuarie. Poi ci fu la lunga guerra contro l’Iraq di Saddam, quella che in Iran venne definita «la guerra imposta», altra immensa carneficina che durò otto anni. E poi, ancora, conflitti per procura, attentati, diplomazie dirette e parallele, dure repressioni e, infine, gli ultimi episodi in ordine di tempo dell’esistenza della Repubblica Islamica, con i rivolgimenti sullo scacchiere internazionale e il netto ridimensionamento su quello regionale.
OMICIDI ECCELLENTI
Ma gli omicidi interni (forse di matrice politica) si sono ri-materializzati con l’attentato mortale ai due giudici dell’Alta corte suprema, Mohammad Moghiseh e Ali Razini, uccisi nella capitale Teheran da un uomo che in seguito si è suicidato prima di venire arrestato dalla polizia, senza, almeno per il momento, che il movente della sua azione divenisse noto. Chissà, forse è di natura politica, già, poiché la magistratura è strettamente legata al potere della teocrazia, oppure potrebbe derivare da un sentimento di vendetta covato nell’attentatore per una perdita riconducibile a una sentenza di uno dei due magistrati islamisti, non va infatti dimenticato che essi si distinsero tra i protagonisti delle esecuzioni di massa nel 1988.
UNA LUNGA SCIA DI SANGUE
Moghiseh fu vice procuratore presso il carcere di Evin e svolse un ruolo nei massacri dei prigionieri politici nel carcere di Gohardasht. Più di recente, presiedette la Sezione 28 del Tribunale rivoluzionario della capitale, emettendo numerose condanne a morte. Razini, invece, veniva considerato un giurista esperto. Nel 1981, si occupò dell’organizzazione dei Mojahedin del Popolo (MKO), dopo che essa, in conflitto con la giovane Repubblica Islamica, scatenò una serie di attentati e la guerriglia. Si ricordano le sue colonne militari al seguito dell’esercito iracheno di Saddam nel corso del citato conflitto del 1980-1988. Anche Razini presiedette le corti che giudicarono gli oppositori della teocrazia e che nell’estate del 1988 culminarono con la messa a morte di migliaia di persone.
LA GUIDA SUPREMA È AL SICURO?
Nel gennaio 1999, quando era procuratore a Teheran, Razini sopravvisse a un attentato attribuito al «Gruppo Mahdaviyat», organizzazione religiosa estremista. Malgrado tutto ciò, il movente del loro omicidio permane in ogni caso ancora poco chiaro, anche perché l’attentatore non è risultato coinvolto in casi giudiziari. Anzi, era egli stesso un dipendente del Ministero della Giustizia. Oggi i funerali solenni. Presenti le massime cariche dello Stato. Ma che sta succedendo davvero in Iran? L’anziano ayatollah Ali Khamenei guida suprema della Repubblica Islamica appariva appesantito. Un anomalo rigonfiamento si notava con evidenza mentre il religioso pregava accanto alle salme dei due giudici uccisi. Per ragioni di sicurezza potrebbero avergli fatto indossare un giubbotto antiproiettile. Il che sarebbe indice di una fase di difficoltà per il regime, costretto all’assunzione di misure del genere anche in luoghi che (datosi che la cerimonia ha avuto luogo al chiuso e alla alla presenza di funzionari giudiziari) dovrebbero risultare inviolabili a eventuali elementi ostili.