Le violenze sono divampate alle quattro del mattino (ora locale), quando i militari hanno effettuato un’operazione finalizzata all’allontanamento dei minatori, che invece hanno resistito all’azione dell’esercito. Il portavoce di quest’ultimo ha in seguito dichiarato che i militari hanno agito nell’ambito delle loro competenze allo scopo di ripristinare la legalità in un’area che risulta essere in gran parte fuori dal controllo delle autorità dello Stato ciadiano.
SCONTRI A FUOCO TRA MILITARI E MINATORI ILLEGALI
«Gli occupanti – riferisce il tenente colonnello Mahamat Hassane, ufficiale che ha guidato l’operazione – hanno opposto una forte resistenza e le forze armate si sono quindi viste costrette a fare ricorso alle loro capacità militari per neutralizzarli». Il numero dei morti provocato dallo scontro è di diciassette, dei quali quattordici sarebbero persone che si sono opposte con la forza ai militari e tre invece civili, tra questi alcuni ragazzi minorenni provenienti dal Sudan e dalla Libia.
LE MINIERE DEL TIBESTI
Dal momento della scoperta di grandi giacimenti di oro e dalla conseguente apertura di miniere, avvenuta poco più di un decennio fa nella provincia del Tibesti, questa regione è stata frequentemente teatro di violenti scontri tra i cercatori d’oro illegali, i residenti locali e l’esercito ciadiano. Al confine con la Libia, il Tibesti è noto per essere una zona al di fuori da ogni legge dove sono attivi trafficanti di ogni risma e genere e dove, per la sua immensità e la sua posizione in pieno deserto, la presenza delle autorità di N’Djamena è praticamente inesistente.
ATTACCO AL PALAZZO PRESIDENZIALE A N’DJAMENA
Sempre in Ciad, ma stavolta nella capitale N’Djamena, nella mattinata di giovedì sono cessaati gli scontri divampati la sera precedente a seguito dell’attacco portato contro il palazzo presidenziale, il cui bilancio è di diciannove morti, diciotto dei quali tra gli attaccanti. In quel momento il presidente Mahamat Déby Itno si trovava all’interno del palazzo. Un gruppo di ventiquattro persone che vestivano abiti civili, definiti dalle autorità ciadiane sotto l’effetto di droghe e alcol, giunti nel centro da un quartiere operaio nel sud della città, hanno attaccato le guardie che presidiavano il palazzo servendosi di machete, coltelli e armi da fuoco. Una guardia presidenziale è stata uccisa e altre tre sono rimaste ferite, due in modo grave. Attualmente la situazione nella capitale sarebbe sotto controllo, revocate le misure di sicurezza rafforzate e i divieti di circolazione introdotti in precedenza.