Alle sue origini (e siamo nei primi anni del Novecento) il cosiddetto «cinema etnografico» costituì una forma di documentarismo che affondava le proprie radici in una specifica tradizione risalente alle origini medesime del cinematografo.
CINEMA ETNOGRAFICO E DOCUFILM
In genere è stato un tipo di documentario realizzato da etnologi, antropologi, musicologi, ma in tempi più vicini a noi abbiamo avuto un fiorire di grandi registi che hanno ibridato la rappresentazione documentaristica con una propria dimensione autoriale e una propria visione. L’elenco è lungo e, via via, si è andato definendo un genere che, talora impropriamente, va sotto la dicitura di «docufilm». Tra i fondatori di questo genere, dal punto di vista antropologico il più noto e luminoso viene considerato il francese Jan Rouch, etnologo, antropologo e regista. Infatti, risultano fondamentali i suoi contributi all’antropologia visuale. Personalità eccentrica e poliedrica, Rouch si è dedicato allo studio e alla realizzazione di documentari etnografici su alcune realtà dell’Africa occidentale decolonizzata, indicando con il suo lavoro un vero e proprio metodo.
JAN ROUCH E L’ANTROPOLOGIA VISUALE
Grazie a lui e alle sue opere si è definita esattamente l’antropologia moderna, oltreché il significato più intimo di quest’ultima, che è quello del saper vedere, di una particolare e profonda forma di sguardo che ha nel tempo influenzato diversi autori, valga quale esempio per tutti Werner Herzog. Nel corso dell’evento che avrà luogo presso l’Auditorium del Museo degli strumenti musicali affronteranno il tema Luigi Cinque (musicista e regista), Davide Riondino (regista cantautore e autore), Ludovica Fales (giovane regista e artista multimediale, con esperienze maturate anche nel campo della produzione e dell’assistenza alla produzione alla BBC) e Tommaso Ottonieri (tra i poeti più importanti del panorama italiano nonché saggista e attraversatore di cinema di poesia).
L’EVENTO: LA PAROLA E LE ALTRE
Il programma prevede la visione critica di “les maitres fous”, uno dei film che hanno caratterizzato l’attività di Jan Rouch. Girato in Ghana, è uno studio sui riti religiosi praticati da alcune comunità nere trapiantate nelle grandi città dell’Africa europeizzata. A seguire, larghi frammenti del Fabulous Trickster, docufilm pluripremiato realizzato nel 2018 sulla figura di Antonio Infantino e i rituali, anche letterari, del Tarantismo nell’Appennino lucano, oltre a un documentario in superotto girato alla festa della Madonna del Pollino nel 1978, opere entrambe realizzate da Luigi Cinque. L’incontro avrà luogo nell’ambito della rassegna “La parola e le altre”, curata da Luigi Cinque e Tommaso Ottonieri.
INFO
Ingresso libero;
+393421662800
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prenotazioni: dms-rm.museostrumenti@cultura.gov.it
+39067014796
Il Museo degli strumenti musicali è sito in Piazza di Santa Croce in Gerusalemme 9/A nei pressi di San Giovanni e di Porta Maggiore.
David Riondino