ESTERI, cronache africane. Ultimi aggiornamenti dal continente

Somalia, siccità: l’Onu stanzia cinque milioni di dollari per contrastare la crisi idrica; completato nel frattempo il disimpegno dal paese dei militari di Atmis; Niger, economia: la Banca africana di sviluppo AfDB stanzia 875 milioni di dollari per sostenere la resilienza economica del paese; Burkina Faso, economia: finanziamenti del Fmi: accordo per una seconda tranche di aiuti per 32 milioni di dollari; Mali, sicurezza: L'Onu consegna l'ultima base Minusma alle autorità di Bamako; Benin, tensioni: arrestato l'ex capo della polizia Louis Philippe Houndégnon; clima politico sempre più difficile; Sudan, crisi umanitaria: estensione delle consegne al punto Adre; Senegal, situazione politica: il paese al voto; si cerca una maggioranza parlamentare in grado di attuare le riforme; Nigeria, visita del presidente indiano Narendra Modi

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SOMALIA, siccità. L’Onu stanzia cinque milioni di dollari per contrastare la crisi idrica; completato il disimpegno dal paese dei militari di Atmis – Mercoledì scorso le Nazioni Unite hanno annunciato lo stanziamento di 5 milioni di dollari di aiuti a sostegno della Somalia, paese che sta attraversando un prolungato periodo di siccità. Parte dell’ammontare, che verrà erogato dal Fondo centrale di risposta alle emergenze (CERF), andranno a beneficio di 130.000 persone colpite dalla crisi idrica, in particolare nelle zone rurali centrali e meridionali, afflitte da un maggiore rischio di insicurezza alimentare a causa dell’accesso limitato all’acqua e dei bassi rendimenti dei suoli agricoli. L’Onu stima che nel 2024 6,9 milioni di persone avranno bisogno di aiuti, rispetto agli 8,3 milioni dell’anno scorso. Ma il piano umanitario da 1,6 miliardi di dollari lanciato per la Somalia rinviene al momento una copertura finanziaria pari soltanto al suo 37%, a fronte di una persistenza dei bisogni nel Paese del Corno d’Africa, nel quale milioni di persone continuano a subire gli effetti di ricorrenti shock climatici, conflitti, epidemie e povertà diffusa.

Nel frattempo, sul piano della sicurezza, con il trasferimento di un’ultima base alle forze somale va registrato il completamento del ritiro di Atmis, la Missione di transizione dell’Unione africana in Somalia. Si tratta della terza e un’ultima fase del disimpegno. In una dichiarazione rilasciata giovedì scorso, Atmis ha reso noto che la Forward Operating Base di Burgabo, situata nello stato sudoccidentale del Jubaland, è stata ufficialmente trasferita all’esercito di Mogadiscio. Dall’inizio del suo ritiro nel 2023, ATMIS ha finora consegnato 21 basi militari alle forze somale e ritirato un contingente di 9.000 soldati, segnando un passo importante nel processo di trasferimento della responsabilità della sicurezza alle autorità somale.

NIGER, economia: la Banca africana di sviluppo (AfDB) stanzia 875 milioni di dollari per sostenere la resilienza economica del paese – La Banca africana di sviluppo (AfDB) stanzierà 875 milioni di dollari in Niger allo scopo di rafforzare i servizi di base e migliorare la resilienza economica del paese. Lo ha recentemente reso noto Lamin G. Barrow, direttore generale per l’Africa occidentale dell’istituto, nel corso di incontro avuto con il primo ministro nigerino Ali Mahamane Lamine Zeine nella giornata di giovedì scorso. Il colloquio ha avuto luogo alla presenza del ministro delegato alle Finanze e di altre persone interessate all’operazione. Barrow ha inoltre annunciato la ripresa delle attività dell’AfDB in Niger dopo una sospensione durata quindici mesi, precisando altresì che la missione (di giovedì scorso, n.d.r.) ha consentito di discutere in maniera approfondita con gli attori chiave del paese. Le parti hanno quindi concordato la prosecuzione delle attività in sostegno del Niger, non solo al fine del superamento dell’attuale crisi, ma anche per implementare i servizi di base con l’obiettivo di rafforzare la resilienza economica a lungo termine. Al centro del dibattito anche lo stato di avanzamento dei venti progetti finanziati localmente dall’AfDB, dei quali quattordici nazionali e sei multinazionali. Barrow ha infine sottolineato l’importanza dell’integrazione regionale, in particolare per i paesi senza sbocco sul mare come il Niger, affermando che «la cooperazione transfrontaliera è essenziale per lo sviluppo sostenibile del continente».

BURKINA FASO, economia: finanziamenti del Fmi: accordo per una seconda tranche di aiuti per  32 milioni di dollari – Il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha annunciato giovedì di aver raggiunto un accordo con il governo di Ouagadougou che prevede lo sblocco della seconda tranche del piano di aiuti da 305 milioni di dollari il cui avvio risale allo scorso mese di giugno. Questo nuovo finanziamento, ammontante a 32 milioni di dollari, porterà il totale dei fondi già versati nelle casse del Paese africano alla cifra di 96 milioni di dollari. Tuttavia, questa tranche dovrà ancora venire convalidata dal consiglio di amministrazione del Fmi nel corso della riunione calendata per il prossimo dicembre. Martin Schindler, capo della missione del Fmi in Burkina Faso, ha valutato con favore i notevoli sforzi profusi delle autorità burkinabe allo scopo di attuare le riforme macroeconomiche in un contesto particolarmente difficile, che si caratterizza per una situazione di instabilità sul piano della sicurezza, per gli elevati costi di finanziamento e per le sfide poste dalle difficili condizioni climatiche. Il governo burkinabe si è posto l’obiettivo della riduzione del deficit pubblico di una quota pari al 5% del prodotto interno lordo entro il 2027 e di pervenire nel medio termine a una riduzione del 3 per cento. Si prevede che il Burkina Faso quest’anno registrerà una crescita economica pari al 5,5%, quindi un tasso che si avvicina a quelli registrati prima della pandemia di Covid-19. Sempre secondo le previsioni degli analisti della materia, l’inflazione, fortemente aumentata negli ultimi anni, si sarebbe stabilizzata a un tasso del 2,1% su base annua. Il Burkina Faso, a seguito del colpo di stato del settembre 2022, è attualmente governato da una giunta militare presieduta dal tenente colonnello Paul-Henri Sandaogo Damiba, che nel suo programma nazionale ha sottolineato tra gli elementi prioritari la sovranità economica, un’autosufficienza che si intende raggiungere attraverso l’industrializzazione e la trasformazione dell’agricoltura.

MALI, sicurezza: L’Onu consegna l’ultima base Minusma alle autorità di Bamako – Ieri le Nazioni Unite hanno formalmente consegnato alle autorità di Bamako l’ultimo campo militare della Missione Multidimensionale Integrata di Stabilizzazione delle Nazioni Unite in Mali (Minusma), segnando così la fine della presenza dei caschi blu nel Paese africano. Si tratta della struttura che in precedenza ha funto da base operativa principale e sede del quartier generale della missione multinazionale. Nel corso della cerimonia di commiato, il vicesegretario generale delle Nazioni Unite, Atul Khare, ne ha sottolineato il ruolo cruciale nel perseguimento degli obiettivi della missione, mentre dal canto suo, Il ministro degli Affari esteri maliano, Abdoulaye Diop, ha dichiarato che tuttavia Minusma non è stata in grado di soddisfare le pressanti aspettative della popolazione locale, nonostante le grandi speranze riposte in questa missione inviata in Mali per stabilizzare il paese. Composta da 15.000 tra militari e poliziotti inviati da diversi paesi, Mimusma aveva cessato le sue attività alla fine di dicembre 2023 su richiesta delle autorità di Bamako e da allora ha preso avvio la fase di disimpegno, la cui conclusione definitiva è prevista per il 31 dicembre 2024. Essa consiste nel trasferimento delle attrezzature rimanenti alle autorità maliane e nella risoluzione dei contratti in corso. Nel corso del periodo di attività, più di 180 membri di Minusma hanno perso la vita a causa degli attacchi compiuti da gruppi terroristici, principalmente affiliati ad al-Qaeda e a Islamic State.

BENIN, tensioni: arrestato l’ex capo della polizia Louis Philippe Houndégnon; clima politico sempre più difficile – L’ex direttore generale della polizia nazionale del Benin, generale Louis Philippe Houndégnon, è stato arrestato e astretto a detenzione in attesa di un processo. La misura ha luogo a meno di due mesi dall’arresto di numerose altre personalità legate al precedente gruppo al potere nel Paese. Houndégnon, influente personalità durante la presidenza di Thomas Boni Yayi, è stato arrestato mercoledì sera dalla polizia nella sua abitazione con l’accusa di «incitamento alla ribellione» e «molestie informatiche». Ex capo di gabinetto del Ministero dell’Interno nel 2015, Houndégnon venne destituito l’anno seguente a seguito dell’ascesa al potere di Patrice Talon. Il suo mandato d’arresto è stato spiccato dopo una giornata di udienza davanti alla Corte per la repressione dei reati economici e del terrorismo (Criet). Nel corso dei suoi anni di servizio, l’ex alto funzionario di polizia si era reso protagonista di diverse inchieste riguardanti Patrice Talon, allora uomo d’affari in aperto conflitto con l’allora presidente Yayi. Negli ultimi mesi Houndégnon aveva intensificato i suoi impegni in pubblico, in particolare sui social network, dove criticava aspramente il regime di Talon, esperimento inoltre la sua preoccupazione per le minacce di cui diceva di essere stato oggetto, oltre al timore di un imminente arresto. Un arresto che poi è stato effettuato, in un clima politico sempre più teso con l’avvicinarsi della fine del secondo mandato di Patrice Talon, che scadrà nel 2026. Alla fine di settembre erano state arrestate altre due personalità del vecchio regime: Olivier Boko (uomo d’affari ritenuto vicino a Patrice Talon) e Oswald Homéky (già ministro), attualmente detenuti in attesa di processo sulla base dell’accusa di coinvolgimento in un presunto piano di colpo di stato.

SUDAN, crisi umanitaria: estensione delle consegne al punto Adre –

Le autorità sudanesi hanno concesso una proroga di tre mesi per la consegna degli aiuti umanitari da parte delle Nazioni Unite attraverso il valico di frontiera di Adre, situato tra il Ciad e il Darfur. Si tratta di una decisione annunciata mercoledì scorso dal portavoce del Segretario generale delle Nazioni Unite e accolta con favore al Palazzo di vetro. La questione era stata discussa nel corso di un incontro avuto dal segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, con il generale Abdel Fattah al-Burhane, elemento di vertice dell’esercito sudanese, evento che ha avuto luogo a Baku a margine della COP29 sul clima. Dall’aprile 2023, il Sudan è flagellato da un sanguinoso conflitto che vede contrapposti l’esercito del generale Burhane, salito al potere con un colpo di stato nel 2021, e i paramilitari delle Rapid Support Forces (FSR) guidati dal suo ex vice, il generale Mohamed Hamdane Daglo. Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, nel conflitto avrebbero persp la vita decine di migliaia di persone, mentre gli sfollati sarebbero oltre undici milioni, delle quali più di tre fuggite all’estero. Il paese sta inoltre attraversando una grave crisi umanitaria, con circa 26 milioni di persone in condizioni di estrema insicurezza alimentare e la carestia dichiarata nel campo di Zamzam, nel Darfur. Di fronte a questa situazione le autorità di Khartoum nell’agosto 2023 hanno consentito l’apertura del valico di Adre per un periodo di tre mesi. Nonostante il controllo di RSF su gran parte del Darfur, l’Onu non è comunque nelle condizioni di condurre le proprie attività umanitarie in assenza di un’autorizzazione delle autorità sudanesi e, allo scopo, nelle ultime settimane aveva intensificato le richieste per il rinnovo di tale autorizzazione. Il valico di Adre è cruciale per molti sudanesi che hanno urgente bisogno di cibo, acqua e medicine, soprattutto con la minaccia della carestia», ha dichiarato al riguardo il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, accogliendo con favore la proroga trimestrale, pur sottolineando che questo punto di passaggio da solo non è sufficiente, poiché «è più importante che mai che tutte le strade possibili, sia quelle transfrontaliere che quelle che attraversano la prima linea in Sudan, rimangano accessibili per il trasporto degli aiuti». Tuttavia, l’ambasciatore sudanese all’Onu, al-Harith Idriss al-Harith Mohamed, lo scorso martedì ha accusato al Consiglio di sicurezza le RSF di utilizzare il valico di Adre al fine di contrabbandare armi e munizioni, esacerbando così la complessità della situazione.

SENEGAL, situazione politica: il paese al voto; si cerca una maggioranza parlamentare in grado di attuare le riforme – Oggi i senegalesi si recheranno alle urne per eleggere i parlamentari della nuova Assemblea nazionale, una consultazione elettorale che ha luogo otto mesi dopo la presa del potere da parte del presidente Bassirou Diomaye Faye, che si pone quale obiettivo quello di ottenere una schiacciante vittoria per la sua coalizione che gli consenta di varare le riforme istituzionali promesse nel corso della campagna presidenziale. In luglio il primo ministro Ousmane Sonko aveva annunciato l’intenzione di varare 83 progetti di legge, 294 decreti e 110 ordinanze, tutti provvedimenti che necessitano dell’approvazione del parlamento. L’opposizione, seppure divisa, si batte per evitare che Pastef acquisisca un eccessiva forza, temendo una concentrazione di poteri all’interno del governo di Bassirou Faye. Il 12 settembre scorso, Bassirou Diomaye Faye (eletto al primo turno nella competizione con il candidato avversario Amadou Ba) aveva poi sciolto il parlamento di Dakar indicendo elezioni legislative anticipate per il 17 novembre. Si tratta di elezioni a turno unico che rinnoveranno i 165 seggi dell’Assemblea nazionale, con i deputati che resteranno in carica per i prossimi cinque anni. Esse hanno lugo in un clima di forte tensione politica, poiché il campo dell’ex presidente Macky Sall deteneva la maggioranza in parlamento prima dello scioglimento anticipato. In competizione sono 41 liste, tra partiti politici, coalizioni e candidati indipendenti. Il partito al governo, Patrioti africani del Senegal per il lavoro, l’etica e la fraternità (PASTEF), ha designato l’attuale primo ministro Ousmane Sonko a capolista. Egli dovrà affrontare numerosi avversari, tra i quali quelli della coalizione Takku Wallu Senegal (Insieme per salvare il Senegal), guidata dall’ex presidente Macky Sall, che sta conducendo la sua campagna elettorale dall’estero. Essa riunisce l’Alleanza per la Repubblica (APR), ex sostenitori di Benno Bokk Yakaar e il Partito Democratico Senegalese (PDS) dell’ex presidente Abdoulaye Wade. Sonko dovrà affrontare anche altri avversari, in particolare Jamm ak jarim (Pace e potere), coalizione guidata dall’ex primo ministro Amadou Ba che viene sostenuta dal Partito socialista, e Sam Sakadu (Mantenere la parola), guidata dall’attuale sindaco di Dakar, Barthélemy Dias.

NIGERIA, visita del presidente indiano Narendra Modi – Il primo ministro indiano, Narendra Modi si è recato in visita ufficiale in Nigeria, dove è stato insignito del premio di Gran comandante dell’ordine del Niger (Gcon), primo leader di uno Stato estero a riceverlo dopo la regina Elisabetta II. «Grazie, presidente Bola Ahmed Tinubu: spero che questa visita possa approfondire l’amicizia tra le nostre nazioni» ha egli dichiarato in seguito al riguardo. Modi è giunto nel Paese africano nella giornata di ieri nel su invito del suo nigeriano. È il primo premier indiano in visita nel Paese da diciassette anni, infatti, la precedente visita ufficiale risale al 2007, quando si recò a Lagos l’allora premier Manmohan Singh per istituire una partnership strategica. Tinubu, invece, è stato in India l’anno scorso, invitato dalla presidenza indiana del G20 a partecipare al vertice di Nuova Delhi. Modi e Tinubu avranno colloqui in formato ristretto e a livello di delegazione per esaminare le relazioni bilaterali ed esplorare le vie per espanderle. Si prevede la firma di almeno cinque memorandum d’intesa in materia di cultura, indagini geologiche, infrastruttura pubblica digitale, dogane, medicina tradizionale e audiovisivi. Modi ha incontrato, ieri sera, una rappresentanza della comunità indiana locale, che conta 60.000 persone, la più numerosa dell’Africa occidentale. Dopo la Nigeria, Modi farà tappa a Rio De Janeiro (il 18 e 19 novembre) per partecipare al vertice del G20 sotto la presidenza brasiliana, a margine del quale sono previsti colloqui con altri leader mondiali. Successivamente sarà in Guyana (dal 19 al 21 novembre) su invito del presidente Mohamed Irfaan Ali.

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