Il GOP (Grand Old Party) non c’è più, al suo posto c’è il movimento MAGA (Make American Great Again). Il voto del 5 novembre 2024 ha ridisegnato il partito repubblicano ad immagine e somiglianza del 47° presidente degli Usa, Donald Trump. Il partito dell’elefantino che fu di Lincoln e Reagan è diventato un’altra cosa. Negli ultimi anni, l’esito della corsa al Senato di uno Stato ha sempre rispecchiato il voto della contemporanea corsa presidenziale. Ovvero, la stragrande maggioranza delle persone che votano per un candidato presidenziale votano anche per il candidato al Senato del stesso partito.
NEL 2020 UN VOTO DISGIUNTO
Nel 2020, i candidati repubblicani al Senato hanno superato Trump in gran parte degli swinging State, il che suggerisce che in quella tornata elettorale Trump sia stato un peso per il suo partito. Nel 2024 questo fatto non si è riproposto. Segno di una maggiore presa di Trump sul partito quasi a parità di voti conquistati, nel 2024: 74 milioni 264.469; 2020: 74 milioni 223.973. Fino a ieri il partito repubblicano era percepito come il partito settario dell’upper class. La nuova coalizione che Trump ha raccolto attorno a sé lo ha trasformato nel partito della classe media, allargandone i confini rendendolo amico di quanti si sono guadagnati il successo, ma anche vicino a quanti cercano aiuto per rialzarsi dalle difficoltà.
MAGA CRESCE IN OGNI SEGMENTO
Secondo le analisi del Financial Times, è un movimento in crescita in ciascun segmento sociodemografico di elettori: che si ridimensiona marginalmente solo tra gli over 65 e tra le donne con istruzione superiore. Dati significativi che vanno ben oltre il consenso conseguito da Trump nell’America profonda. Per anni, i democratici hanno contato su schiaccianti maggioranze tra gli elettori neri: cifre sopra il 90% erano abituali. In quest’elezione sono scesi all’80% e i repubblicani hanno incassato il 20 % del voto nero tra gli uomini e il 7% tra le donne. Record assoluto per il partito che su questa base può ancora crescere.
IL VOTO ETNICO SI RIALLINEA
I democratici hanno ottenuto la maggioranza del voto ebraico, ma i repubblicani gli hanno sottratto il 32%, addirittura il 46% a New York City, dove vive la comunità più folta, intaccando il consenso a favore del partito democratico in questo gruppo. Un dato che potrebbe risultare difficile da recuperare in futuro. E’ cresciuta fino al 45% anche l’aliquota di elettori ispanici e si è consolidata la percentuale già elevata di elettori irlandesi e italoamericani. La minoritaria comunità arabo-americana – solo 1% della popolazione – gli ha portato un consenso pari al 31% contribuendo a far vincere a Trump il Michigan dove ne risiede la maggior parte.
IRREALISTICA L’ACCUSA DI RAZZISMO
Se le comunità extra-americane votano Trump e partecipano attivamente alla sua coalizione politica, l’accusa di razzismo rilanciata dai dai media è irrealistica, mentre quella dei dem è miope, perché denigra oggi gli elettori che si dovranno conquistare domani. Allora forse è giunto il momento di parlar meno degli eccessi di Trump e di guardare agli obiettivi del movimento MAGA. Il voto del 5 novembre 2024 ha visto nascere un’inedita coalizione con pochi precedenti nel Partito repubblicano ed essa reclama un approccio diverso e il ricorso ad un’altra retorica da parte del partito democratico. Il partito dell’asinello ha tutto il tempo per analizzare le ragioni di una sconfitta, ma prima di tutto deve abbandonare la presunzione che gli ha impedito di vederla arrivare.