LAVORO, caporalato e sfruttamento. Lavoratori ridotti in schiavitù a Verona e sommerso in discoteca a Palermo

Denunciati due cittadini indiani residenti a Cologna Veneta per i reati di cui all’art. 600 c.p. (riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù) e all’art. 603 bis c.p. (intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro), l’Autorità giudiziaria scaligera ha emesso nei loro confronti due ordinanze di custodia cautelare in carcere. In Sicilia, a seguito di un controllo effettuato in una nota discoteca della provincia di Palermo la Guardia di Finanza ha riscontrato la presenza di lavoratori irregolari che vi erano impiegati

In continuità con la recente attività svolta dalla dipendente Compagnia della Guardia di Finanza di Legnago, che aveva portato alla denuncia di due cittadini indiani residenti a Cologna Veneta, indagati per i reati di cui all’art. 600 c.p. (riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù) e all’art. 603 bis c.p. (intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro), l’Autorità giudiziaria scaligera ha emesso nei loro confronti due ordinanze di custodia cautelare in carcere.

CAPORALI E RIDUZIONE IN SCHIAVITÙ

Dalle attività di indagine era emerso che essi avevano costretto a lavorare trentatré cittadini indiani, tutti sprovvisti di documento di identità, in totale stato di sfruttamento, maltrattamento e segregazione, costringendoli a vivere in condizioni precarie e degradanti, in evidente spregio di qualsivoglia norma igienica e sanitaria. La tempestiva emissione delle ordinanze si è resa necessaria alla luce dell’elevato rischio di inquinamento probatorio, poiché uno dei due caporali (repentinamente rientrato in India il giorno seguente al blitz) aveva iniziato a esercitare forti pressioni nei confronti delle famiglie dei braccianti affinché ritrattassero quanto riferito ai militari della Guardia di Finanza. Queste ultime si erano indebitate, giungendo anche a impegnare tutti i loro beni allo scopo di pagare i 17.000 euro richiesti dai caporali a fronte della loro garanzia del permesso di lavoro per l’ingresso e la permanenza nel territorio italiano.

L’ARRESTO

Qualche giorno dopo il suo rientro in Italia, l’amara sorpresa. Nella mattinata di oggi, infatti, i militari in forza alla Compagnia di Legnago hanno dato esecuzione ai due provvedimenti emessi dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Verona a carico dei responsabili, i quali sono stati tradotti presso la Casa circondariale di Montorio Veronese a disposizione dell’Autorità giudiziaria. La responsabilità penali ascritte a carico delle due persone arrestate verrà definitivamente accertata all’esito del giudizio con sentenza penale irrevocabile, vigendo la presunzione di innocenza prevista dall’art. 27 della Costituzione della Repubblica. Sempre le Fiamme gialle, ma stavolta in Sicilia, nel corso dell’espletamento delle attività di contrasto del fenomeno del lavoro sommerso, a seguito di un controllo effettuato in una nota discoteca della provincia di Palermo hanno riscontrato la presenza di lavoratori irregolari ivi impiegati.

INDICI DI PERICOLOSITÀ FISCALE

In particolare, a seguito di una mirata e preliminare attività di monitoraggio delle imprese operanti nel settore, connotate da indici di pericolosità fiscale, gli investigatori, a seguito dell’incrocio delle evidenze emerse dalla consultazione delle banche dati in uso al Corpo, hanno individuato una discoteca gestita da una società che risultava aver effettuato versamenti di ritenute Irpef non compatibili con l’attività dell’impresa medesima. Allo scopo è stato quindi predisposto uno specifico controllo che ha portato alla scoperta di quindici lavoratori «in nero», quota pari al 100% della forza lavoro, dunque tutta irregolarmente impiegata dal datore di lavoro nelle diverse mansioni necessarie al funzionamento del locale.

UNICO IN REGOLA ERA IL DISK JOCKEJ

L’unico in regola è risultato il dee jay, in possesso sia del contratto di collaborazione con la società che delle autorizzazioni per lo svolgimento dell’attività. Al termine delle ispezioni effettuate dalla Guardia di Finanza sono state comminate ai responsabili degli illeciti sanzioni amministrative fino a un massimo di 175.500 euro. Proseguono intanto i controlli dei militari del Corpo in forza al Comando provinciale del capoluogo siciliano, in particolare nel contrasto del fenomeno del sommerso da lavoro, che sottrae risorse all’Erario, mina gli interessi dei lavoratori e compromette la leale e sana concorrenza tra le imprese.

Condividi: