È certamente un progetto ambizioso poiché riguarda il Fiume Tevere, cioè il terzo corso d’acqua italiano per lunghezza e portata e il secondo dopo il Po per estensione del proprio bacino idrografico. Un fiume che finora non ha conosciuto mai eccessive magre, al contrario invece delle piene incontrollate, che dato anche l’alveo non così ampio in città hanno interessato quest’ultima fino a quando, divenuta capitale d’Italia, non vennero edificati gli alti muraglioni che da allora arginano le acque.
BIOREATTORI PER ABBATTERE I CONTAMINANTI
Ad avviso dei fautori di questo progetto, convenuti lo scorso lunedì 30 ottobre presso la Sala della Protomoteca in Campidoglio allo scopo di illustrarne pubblicamente i termini, non si interverrebbe sui depuratori esistenti, bensì immettendo microrganismi nelle acque del fiume, microrganismi che già sono presenti in esse (dunque esistenti in natura e non geneticamente modificati), ma che allo stato attuale risultano essere in quantità non sufficienti a favorire un cambiamento ambientale. Ovviamente, a questo genere di intervento ne andrebbero associati anche altri, in primo luogo quello del drenaggio delle plastiche riversate nel fiume. Insomma, immettere nel Tevere inquinato dei batteri buoni che, in quanto predanti, isolerebbero e annienterebbero quelli cattivi, assimilando al contempo CO₂ per poi liberare ossigeno.
RENDERE NUOVAMENTE BALNEABILE IL TEVERE IN 12 MESI
Come rendere nuovamente balneabile il fiume Tevere in soli dodici mesi è stato il tema oggetto di discussione nel corso del convegno la «città come comunità biotica», organizzato da Azione al Campidoglio allo scopo di sottolineare la biodiversità e le potenzialità insite nel principale corso d’acqua romano. A esso hanno preso parte Flavia De Gregorio (capogruppo di Azione all’Assemblea capitolina), Claudio Sisto (fotoreporter ed esperto del fiume Tevere), Marco Belli (responsabile tecnico de La farmacia del verde) e Stefano Trovò (biologo, direttore scientifico del laboratorio Chri.va Srl) Federico Anselmi (ingegnere, responsabile commerciale della società Frau Group di Schio); a introdurre e moderare la discussione è stata Silvia Ambrosio, membro del Direttivo provinciale di Azione, designata assessore ombra all’Ambiente da questa formazione politica.
VANTAGGI DERIVANTI DALLA SANIFICAZIONE DEL FIUME
Qualora portata a termine, l’iniziativa (riguardo alla quale, almeno allo stato attuale dell’economia nazionale, i promotori non nascondono comunque delle difficoltà sul piano del suo finanziamento), oltre a un ripristino dell’antica balneabilità del Tevere, produrrebbe anche altri effetti positivi, quali la valorizzazione del fiume come risorsa turistica, il ristabilimento della biodiversità (in sostanza il corso d’acqua diverrebbe più ospitale per flora e fauna) e, financo, alla foce l’immissione in mare di acque più pulite. Se dai risultati dei test effettuati in laboratorio e da quelli delle esperienze maturate nel campo in altri bacini d’acqua dolce l’abbattimento delle sostanze inquinanti, batteri fecali in primis, è pari al 90%, per realizzare un sistema di bioreattori sul Tevere si renderebbe installarne almeno una decina lungo il suo corso.
UN APPROCCIO MENO TRADIZIONALE
Essi, alimentati elettricamente da fotovoltaico e installati in siti strategici posti al sicuro dai rischi di sommersione o danneggiamento a causa di esondazioni del fiume, sono serbatoi in ambienti chiusi che generano continuamente soluzioni in grado di incrementare la concentrazione dei batteri «buoni», portandola a un livello di torbidità adeguato alla sanificazione di un corpo idrico dinamico come il fiume. Limitare i danni dell’inquinamento ricorrendo a un approccio meno tradizionale è stato quindi il principio informatore dell’incontro alla Protomoteca in Campidoglio, il tentativo di fornire una risposta a una serie di impellenti interrogativi sull’ambiente e la vita di chi lo abita. «Il Tevere – afferma al riguardo Flavia De Gregorio, capogruppo di Azione all’Assemblea capitolina -, oltre a essere un simbolo della nostra città ha delle potenzialità enormi. Un motivo in più per conferirgli attenzione e tutele anche attraverso la sua riqualificazione, che lo renderebbe così fruibile alla cittadinanza».
INTERVENTO NON PIÙ PROCRASTINABILI
«A Parigi, Amsterdam e Berlino – ella prosegue -, i corsi d’acqua che attraversano le città sono considerati e vissuti come elementi di arricchimento che contribuiscono alla loro unicità. Ora, davvero non si comprende perché tutto questo a Roma sia così difficile, eppure, il biondo Tevere è da sempre la spina dorsale della città. Allora, sarebbe bene guardare con particolare riguardo alle sue sponde, al fine di contrastare il rischio idrogeologico al quale oggi sono esposte. Tutti noi abbiamo ormai capito che l’aumento repentino e costante dei cambiamenti climatici ha un impatto molto forte sulla vita di tutti noi e rappresenta un’urgenza non più procrastinabile. Quasi ogni giorno si verificano eventi meteo estremi; un fiume “sano” garantisce un ambiente in grado di affrontarli nella maniera più efficace. Nel caso del Tevere, poi, la presenza della flora e di specie botaniche rare rappresenta un motivo ulteriore per renderlo un luogo di conservazione e sviluppo della biodiversità».
di seguito è possibile ascoltare la registrazione audio integrale dell’evento che ha avuto luogo lunedì 30 ottobre 2023 presso la Sala della Protomoteca in Campidoglio a Roma (A588)