SUDAN, crisi e combattimenti. Italiani in salvo, atterrato il primo aereo a Ciampino: si attende il secondo

Un Boing 767 e un C-130 Hercules, recanti a bordo novantasei persone evacuate dal Paese africano (si tratta di ottantatré italiani e tredici stranieri, greci e sudanesi), sono previsti tra le ore otto e le undici e mezza di questa sera all'aeroporto di Ciampino, sede del 31º Stormo dell'Aeronautica militare italiana. Diciannove turisti italiani erano avevano raggiunto l’Egitto due giorni or sono grazie al sostegno fornito dalle ambasciate italiana ed egiziana a Khartoum

I cittadini italiani che si trovavano nel Sudan in preda ai combattimenti rientreranno a Roma con un volo dell’Aeronautica militare italiana a breve da Gibuti, dove erano stati trasferiti allo scopo di tutelarne maggiormente la sicurezza.

ITALIANI EVACUATI DA KHARTOUM

Dal Lussemburgo il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale Antonio Tajani dal Lussemburgo, impegnato nel Consiglio Affari esteri europeo, ha reso noti gli ultimi sviluppi dell’operazione di rimpatrio. «L’Italia ha aiutato anche cittadini di altri Paesi a lasciare il Sudan – ha egli dichiarato -, ho continuato a restare in contatto con i due leader delle fazioni che si stanno combattendo ed essi hanno entrambi garantito l’incolumità dei convogli degli italiani e così è stato. Hanno rispettato l’impegno che avevano preso con me. Quindi li ho anche ringraziati perché hanno permesso al nostro convoglio di arrivare con tutti sani e salvi all’aeroporto e questo è un fatto molto positivo”. Il ministro non nasconde le difficoltà e i rischi incontrati per condurre in porto l’operazione di evacuazione e ha ringraziato l’unità di crisi della Farnesina e tutti i militari che hanno partecipato».

ATTESO L’ATTERRAGGIO A CIAMPINO

Fonti del Ministero della Difesa hanno comunicato che gli atterraggi dei due velivoli, un Boing 767 e un C-130 Hercules, recanti a bordo novantasei persone evacuate dal Paese africano (si tratta di ottantatré italiani e tredici stranieri, greci e sudanesi), sono previsti tra le ore otto e le undici e mezza di questa sera all’aeroporto di Ciampino, sede del 31º Stormo dell’Aeronautica militare italiana. Diciannove turisti italiani erano avevano raggiunto l’Egitto due giorni or sono grazie al sostegno fornito dalle ambasciate italiana ed egiziana a Khartoum. «Siamo riusciti a farli arrivare in Egitto tutti coloro che volevano partire sono stati trasferiti a Gibuti – ha aggiunto Tajani -, sono rimasti alcuni volontari di Emergency e credo qualche missionario che non ha voluto lasciare il Paese. È una loro libera scelta». «Apprezzamento per l’operazione efficiente, brillante e rapida che è stata compiuta in Sudan per i nostri concittadini», è stato espresso dal Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella alla vigilia della ricorrenza del LXXVIII anniversario della Liberazione.

PARIGI CHIUDE L’AMBASCIATA E ANKARA SI PROPONE MEDIATRICE

I punti di raccolta organizzati dalla Farnesina sono stati, entro due termini temporali successivi nel primo pomeriggio, la residenza Ambasciata d’Italia (Khartoum 2) e OVCI (Omdurman), con lo spostamento dalla propria residenza al punto di raccolta che è ricaduto sotto responsabilità e organizzazione dei singoli evacuandi. Nel frattempo la Francia ha deciso di chiudere la propria ambasciata in Sudan «fino a nuovo avviso» per ragioni di sicurezza legate agli scontri nel paese africano, lo ha reso noto il Quai d’Orsay. La missione francese a Khartoum dunque non sarà più dunque un punto di raccolta per i cittadini stranieri che cercano di lasciare il Sudan. Un funzionario diplomatico sudanese ha rivelato al Sudan Tribune che il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha suggerito ai leader militari sudanesi di tenere negoziati in Turchia. Il confronto militare in corso tra l’Esercito sudanese e le Forze di supporto rapido (RSF) sono in corso da nove giorni, provocando scontri in varie regioni di Khartoum. Secondo il funzionario diplomatico, Erdoğan nelle telefonate degli ultimi due giorni, avrebbe conferito con Al-Burhan e Hemetti, trasmettendo il desiderio della Turchia di mediare la fine della guerra. Il leader turco si sarebbe offerto di ospitare negoziati diretti ad Ankara, con assicurazioni al comandante del supporto rapido.

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