IRAN, attacco al deposito munizioni di Isfahan. Teheran minimizza, ma l’operazione potrebbe essere stata condotta dagli israeliani contro i siti del programma nucleare

L’azione sarebbe stata effettuata contestualmente ai colloqui in atto tra Gerusalemme e Washington, finalizzati alla ricerca di nuove ed efficaci modalità contrasto del programma nucleare degli ayatollah

Non ci sono feriti e, apparentemente, l’obiettivo sarebbe un impianto per la produzione di munizionamento. «Un attacco di droni (unmanned combat aerial vehicle – UCAV, n.d.r.) senza successo a uno dei complessi di officine del ministero della difesa nella città centrale iraniana di Isfahan è stato sventato», questo il comunicato diffuso alla stampa dagli organi della Repubblica islamica preposti all’informazione, che hanno specificato come uno di questi UCAV droni sia stato colpito dal sistema di difesa antiaerea del complesso, mentre altri due sono esplosi.

LA VERSIONE UFFICIALE

Secondo la versione ufficiale di Teheran, il raid effettuato ieri sera (erano le ventuno, ora italiana) avrebbe danneggiato soltanto parte del tetto di un’officina, senza provocare vittime né danni alle attrezzature, mentre le attività delle officine continuerebbero, almeno stando  quanto riferiscono le autorità citate dall’agenzia di stampa IRNA. Video diffusi in Rete nella serata di ieri mostravano delle esplosioni in un deposito di munizioni situato a nord della città di Isfahan e il successivo intervento delle squadre dei vigili del fuoco. Discordanti, come spesso accade, le versioni (più o meno artatamente) accreditate dai vari organi di stampa e dai portavoce, tese in parte a ingenerare confusione, in parte a fare disinformazione e, in parte, a fornire particolari utili alla comprensione degli eventi.

E LE ALTRE IPOTESI

Mentre l’aviazione statunitense e «un altro Stato» avrebbero – secondo l’emittente televisiva Al-Arabiya – avrebbero attaccato l’impianto militare iraniano di Isfahan, secondo l’agenzia russa Tass «Israele è invece estraneo all’operazione». In realtà, l’attacco sarebbe stato effettuato contestualmente ai colloqui in atto tra Gerusalemme e Washington finalizzati alla ricerca di nuove ed efficaci modalità contrasto del programma nucleare degli ayatollah. E allora, poiché nella regione di Isfahan vi sono diversi siti di ricerca e sviluppo del programma nucleare, incluso un impianto di conversione dell’uranio, la vicenda di questa sera potrebbe assumere un diverso aspetto. Si tratta di un segnale criptico inviato alla leadership di Teheran? Chissà. Nelle adiacenze del sito colpito dall’attacco effettuato con UCAV si trova lo Space Research Centre iraniano.

IRAN: UNA TEOCRAZIA IN DIFFICOLTÀ

I negoziati finalizzati a ridare vigore all’accordo sul programma nucleare iraniano (JCPOA), conclusisi nel 2015, si trovano attualmente in una fase di stallo a seguito dell’uscita unilaterale degli Stati Uniti d’America nel 2018. Il JCPOA si poneva l’obiettivo di impedire a Teheran di acquisire armi atomiche, obiettivo che la Repubblica islamica ha sempre negato di perseguire, senza per questo però risparmiarla dai numerosi attacchi informatici, dai sabotaggi e dalle eliminazioni mirate di scienziati applicatisi al programma medesimo. Inoltre, l’attacco è stato compiuto in una fase nella quale l’Iran, non solo è sconvolto dalle divergenze legate alla questione del nucleare e le accuse da parte di alcuni paesi di fornire droni all’esercito russo poi impiegati nella guerra in Ucraina, ma anche dal movimento di protesta che da metà settembre, dopo l’assassinio della giovane Mahsa Amini per mano della polizia morale (barbaramente uccisa a botte per non aver indossato correttamente il chador), incendia il Paese.

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