INTELLIGENCE, operazioni psicologiche e disinformazione. Guerra in Ucraina: armi italiane e propaganda di Mosca

@rusembitaly: «Un veicolo corazzato dell’esercito ucraino «Iveco LMV 4x4» di fabbricazione italiana che è stato distrutto durante l'operazione militare speciale. La sorte dei mezzi militari trasferiti al regime di #Kiev è prevedibile e poco invidiabile» ...si allegano immagini (per la verità imprecise) a corredo del testo. Via XX Settembre replica a stretto giro di posta: «Fake news». Un “tweet” affatto casuale e intempestivo se letto alla luce del contestuale vertice di Ramstein dove si doveva decidere sulla cessione di carri armati Leopard 2 a Zelensky. Ad avviso del generale Mark Alexander Milley, capo di stato maggiore dell’US Army, «ora Kiev può attaccare, tuttavia risulterà difficile che possa cacciare i russi dal proprio territorio nel corso di quest’anno»

Non deve ritenersi affatto casuale l’intervento diretto dello Stato russo nell’accesa polemica in corso sulla questione del sostegno italiano, anche strettamente militare, al Governo ucraino, paese da quasi un anno invaso dalle truppe di Mosca, che, con alterni risultati, si trova a difendere porzioni del proprio territorio da un’Armata russa apparentemente in difficoltà. Non è casuale poiché il messaggio tweettato in Rete dall’Ambasciata della Federazione russa a Roma nella giornata di ieri ha coinciso con il vertice che ha avuto luogo nella base aerea di Ramstein, in Germania, nel corso del quale è stato discusso il delicato tema relativo alla fornitura di sistemi d’arma sofisticati e pesanti alle forze armate di Kiev.

DA RAMSTEIN NIENTE LEOPARD 2 PER ZELENSKY

Dopo cinque ore di confronto, a Ramstein gli alleati del Gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina non hanno trovato un accordo sulla fornitura dei carri armati Leopard 2 a Kiev, mentre viene invece confermata la cessione di una batteria di sistemi missilistici antiaerei e antimissile SAMP-T da parte italiana. Per una serie di ragioni (e di interessi) il Governo tedesco non si è voluto impegnare fino in fondo, dunque i potenti panzer prodotti dalla Krauss Maffei, sulla base delle clausole contrattuali di vendita ai paesi terzi non potranno venire ceduti a paesi terzi (l’Ucraina) neppure da chi li ha acquistati dai tedeschi. Volodymyr Zelensky li sta praticamente supplicando, «non c’è alternativa» ha egli affermato alla luce della prevedibile offensiva di primavera dei russi.

ARMI OCCIDENTALI PER IL CONTRATTACCO UCRAINO

I corazzati di fabbricazione tedesca vengono ritenuti idonei a un prossimo eventuale contrattacco degli ucraini, questo tenuto conto che gli americani non gli forniranno i loro M-1 Abrams, un diniego ufficialmente motivato da complessità di natura logistica e manutentiva, dato che tali carri armati si caratterizzano per (…) l’elevato contenuto tecnologico. Niente Leopard 2 quindi, Berlino verserà aiuti finanziari alle bisognose casse di Kiev, un miliardo di euro, a fronte dei due miliardi e mezzo di dollari promessi da Washington, che eleva così a 26,7 miliardi l’ammontare complessivo dei finanziamenti erogati agli ucraini per fare fronte alle spese militari imposte dal conflitto e a quelle per la sopravvivenza dello Stato.

VALUTARE LE CONSEGUENZE

Restando ai tedeschi, va rilevato come i socialdemocratici (che attualmente esprimono sia il cancelliere, Olaf Scholz, che il ministro della Difesa, quel Boris Pistorius di fresca nomina che ha recentemente sostituito nell’incarico la sua compagna di partito, la dimissionaria Christine Lambrecht) abbiano sempre frenato riguardo a un qualsivoglia coinvolgimento militare della Repubblica federale nel conflitto ucraino. Pistorius ha in ogni caso rassicurato gli alleati sulla volontà di Berlino di assumere le proprie decisioni nel più breve tempo possibile, dato che sarebbero in valutazione le conseguenze di una possibile cessione di sistemi d’arma del genere a Kiev e, in ogni caso, «la Germania bilancerà tutti i pro e i contro prima di decidere». Il ministro ha poi concluso la sua dichiarazione affermando di essere «molto sicuro che ci sarà una decisione a breve», ma di non sapere quale.

IL «PATTO DI TALLIN»

Nel frattempo, nove Stati europei hanno costituito il cosiddetto “Patto di Tallinn”, che si è impegnato di fornire all’Ucraina carri armati, artiglierie pesanti, sistemi per la difesa aerea, veicoli da combattimento della fanteria e munizionamento. Di esso fanno parte Danimarca, Estonia, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito, Repubblica Ceca e Slovacchia. Questi paesi «solleciteranno» i propri alleati e partner a seguire il loro esempio. Ad avviso del segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin non ci si dovrebbe cristallizzare sul tema dei carri da combattimento, poiché «il pacchetto da 2,5 miliardi di dollari che Washington ha deciso di stanziare, soprattutto se considerato in combinazione con gli aiuti che verranno forniti dagli altri alleati, risulterà sufficiente, qualora utilizzato in modo appropriato, a porre Kiev in una posizione di vantaggio sul campo di battaglia.

WASHINGTON METTE AL BANDO LA WAGNER

Mentre nella grande base aerea in Germania si discuteva e, quando da Washington stava per venire resa nota la notizia dell’inclusione nell’elenco delle organizzazioni criminali transnazionali della società privata russa Wagner, che invia i propri contractors in numerose aree di crisi e di guerra nel mondo (in Ucraina ce ne sarebbero 50.000), la rappresentanza diplomatica della Federazione russa a Roma pubblicava tramite il proprio account Facebook le immagini dei resti di un veicolo blindato distrutto, asserendo trattarsi di un mezzo prodotto in Italia (una blindo “Lince”) e successivamente ceduto alle forze armate di Kiev. Nella giornata di ieri, mediante un altro post, Mosca aveva denunciato la cattura di missili anticarro filoguidati Milan, anch’essi indicati come «italiani».

DEZINFORMACIJA

@rusembitaly: «Un veicolo corazzato dell’esercito ucraino «Iveco LMV 4×4» di fabbricazione italiana che è stato distrutto durante l’operazione militare speciale. La sorte dei mezzi militari trasferiti al regime di #Kiev è prevedibile e poco invidiabile». È oltremodo evidente la tempistica di questa operazione tesa a influenzare l’opinione pubblica italiana in una fase delicata come quella attuale, che ha provocato l’immediata risposta da parte del Ministero della Difesa di Roma. «L’ambasciata russa in Italia continua a mentire nella sua quotidiana propaganda pubblicando evidenti fake news – è stata la replica di Via XX settembre al tweet russo -, le immagini dell’ultimo post non ritraggono dei mezzi Lince 4×4 Iveco, bensì blindati MLS Shield, come deducibile dal simbolo “Venom” riportato sulla fiancata. Mezzi mai inviati all’Ucraina nei diversi pacchetti aiuti forniti dal governo italiano a Kiev».

AKTIVNYE MEROPRIJATIJA

Sempre la rappresentanza diplomatica russa a Roma ha poi inteso precisare che: «A titolo d’informazione per vertici del Ministero della Difesa italiano: l’Ambasciata non attacca nessuno ma si limita a riportare i fatti sui quali tacciono i megafoni della propaganda della NATO». In realtà, gli artefici della “guerra non lineare” di Mosca che hanno posto in essere le “misure attive” nella giornata di ieri, avrebbero tuttavia agito maldestramente nella loro azione di propaganda e disinformazione, poiché – sempre dal dicastero di Via XX Settembre – viene sottolineato come le medesime fotografie postate dai russi su Facebook ieri vennero pubblicate già il primo dicembre del 2022 dall’ex presidente ucraino Petro Poroshenko in un elogio delle caratteristiche del mezzo in questione (appunto il MLS Shield), grazie alle quali undici militari ucraini erano rimasti illesi dopo che il veicolo blindato sul quale erano a bordo era stato colpito da una granata di mortaio.

I DECRETI «SECRETATI»

Dalla puntuale ricostruzione effettuata dal Ministero della Difesa italiano risulta che lo scorso anno l’ex presidente ucraino aveva acquistato, in parte con fondi di propria disponibilità e in parte grazie a una somma raccolta mediante una sottoscrizione popolare, undici blindati prodotti dall’impresa abruzzese Tékne, che ha sede a Ortona, in seguito donati alle forze armate ucraine impegnate nella resistenza contro le truppe russe. Riguardo invece ai sistemi missilistici controcarro Milan, la Difesa precisa come una fornitura di materiali d’armamento di questo tipo rientri nei cinque decreti varati a suo tempo dal Governo Draghi, atti che l’esecutivo allora secretò, dunque è anche possibile che si tratti dei sistemi finiti nelle mani dei russi e dei loro alleati nel Donetsk.

Condividi: