ESTERI, G20 Bali. Importante segnale di distensione tra Usa e Cina: Biden e Xi Jinping si stringono la mano

Si è trattato del primo vertice tra i due leader dall’insediamento alla Casa Bianca del presidente statunitense. Dai loro messaggi distensivi è possibile trarre migliori auspici riguardo alla riduzione dei rischi che la competizione possa degenerare in conflitto aperto, questo malgrado permangano aperti gli elementi di contrasto: Taiwan, democrazia, diritti umani e competizione tecnologica e commerciale. I canali di comunicazione strategica tra le due potenze verranno consolidati dalla prossima visita nella Repubblica popolare cinese del segretario di Stato americano Antony Blinken, che avrà lo scopo di dare seguito ai colloqui di Bali. Washington ha inoltre chiesto a Pechino di «incoraggiare la Corea del Nord ad agire in modo responsabile»

Si è trattato del primo vertice tra Xi Jinping e Joe Biden dall’insediamento alla Casa Bianca del presidente statunitense. Ma i due leader delle potenze mondiali in realtà già si conoscevano molto bene, dato che nel passato si erano già confrontati de visu cinque volte in veste di vicepresidenti dei rispettivi paesi. L’incontro di ieri, che ha avuto luogo a Bali prima dell’inizio del G20, è durato tre ore e ha in qualche modo ricucito le relazioni bilaterali dopo la frattura seguita alla visita della portavoce del Congresso Usa, Nancy Pelosi, a Taipei.

I COMUNICATI UFFICIALI CINESI

Nel comunicato ufficiale diffuso in seguito dai cinesi si afferma che il presidente degli Stati Uniti d’America e il quello della Repubblica Popolare cinese «hanno avuto un colloquio sincero e approfondito», mentre al riguardo la portavoce del ministero degli esteri di Pechino ha twittato che «il presidente Xi Jinping e il presidente Joe Biden hanno avuto uno scambio di vedute su questioni di importanza strategica ai fini delle relazioni sino-americane e riguardo ad altre questioni importanti regionali e globali».

INSIEME SU CLIMA E STABILITÀ ECONOMICA GLOBALE

Biden ha dichiarato che «Stati Uniti e Cina devono lavorare insieme per affrontare insieme le sfide transnazionali come il cambiamento climatico, la stabilità macroeconomica globale, inclusa la riduzione del debito, la sicurezza sanitaria e quella alimentare, per soddisfare le aspettative della comunità internazionale». Tuttavia, permangono distanti le posizioni sull’aggressione militare russa all’Ucraina, poiché sia la Repubblica popolare cinese che gli altri paesi vicini a Mosca hanno rimarcato il fatto che «il G20 non può essere il tavolo sul quale affrontare tale questione», questo malgrado le ripercussioni economiche derivanti a livello mondiale dalla guerra in atto in Europa.

PECHINO E I TIMORI PER L’ATOMICA DI PUTIN

Pechino prende tuttavia le distanze dalle posizioni di Mosca, seppure si ritenga che la Repubblica popolare cinese, almeno nell’immediato, non sia intenzionata a mutare radicalmente la propria posizione nei confronti di Mosca, anche se non vuole assolutamente che Putin impieghi l’arma nucleare in Ucraina. Xi Jinping ha dunque ribadito questi fermi intendimenti, già espressi con chiarezza nei giorni scorsi immediatamente dopo il suo incontro con il cancelliere tedesco Olaf Scholz. È evidente che i cinesi non vogliono finire coinvolti nel conflitto europeo e temono fortemente i devastanti effetti di un eventuale ricorso di Putin all’atomica, ancorché tattica e limitata al teatro bellico ucraino.

LA QUESTIONE TAIWAN

Per quanto invece concerne la questione di Taiwan, Biden ha ribadito l’impegno assunto quarantatré anni fa dagli Stati Uniti d’America in difesa della Repubblica di Cina. Pechino rivendica l’isola come «parte integrante» della Repubblica popolare e non ne riconosce ufficialmente la sovranità. Taiwan non rientra nei piani militari di invasione più imminenti di Pechino, scenario che si configura come estremo, tuttavia questo non esclude la possibilità di un futuro blocco navale dell’isola.

MIGLIORI AUSPICI

Come valutare dunque i risultati di questo incontro? Senza dubbio al summit di Bali si è verificato qualcosa di importante, la stretta di mano tra i leader dei due avversari sistemici globali (un gesto che assieme alle dichiarazioni, spesso vertenti su tematiche scontate e caratterizzate da una certa vaghezza) infondono nelle opinioni pubbliche mondiali e nei decisori politici dei vari paesi una maggiore tranquillità. Consci che in tutti questi mesi delle, seppur flebili, linee di comunicazioni strategiche tra Pechino e Washington (che ora molto probabilmente verranno ampliate) erano state mantenute aperte, adesso dai messaggi positivi di Xi Jinping e Joe Biden possono trarre migliori auspici riguardo alla riduzione dei rischi che la competizione degeneri in un conflitto aperto, malgrado permangano aperti gli elementi di confronto, cioè la citata Taiwan, la democrazia, i diritti umani, la competizione tecnologica e commerciale.

I MISSILI NORDCOREANI

La notizia importante è quella che il segretario di Stato americano Antony Blinken si recherà in visita nella Repubblica popolare cinese allo scopo di dare seguito ai colloqui avuti prima del G20 di Bali tra Joe Biden e Xi Jinping. Washington ha inoltre chiesto a Pechino di «incoraggiare la Corea del Nord ad agire in modo responsabile», poiché le attività in campo nucleare poste in essere da Pyongyang rischiano di avviare una escalation di natura militare che non escluderebbe a una corsa alla bomba atomica da parte del Giappone e della Corea del Sud, con le immaginabili conseguenze destabilizzatrici sugli attuali precari equilibri nel campo della sicurezza nella regione dell’Asia orientale.

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