IRAN, arresto di Alessia Piperno. La giovane blogger romana è tornata in libertà, ora si trova in Italia

Era stata arrestata a Teheran dalle autorità di sicurezza della Repubblica Islamica il 28 settembre scorso, giorno del suo compleanno, mentre divampavano le proteste contro gli ayatollah seguite al barbaro assassinio di Mahsa Amini

Alessia Piperno è libera. La giovane blogger romana che era stata arrestata a Teheran dalle autorità di sicurezza della Repubblica Islamica il 28 settembre scorso, nel giorno del suo compleanno, mentre nel Paese asiatico divampavano le proteste seguite al barbaro assassinio di Mahsa Amini, altra giovane ragazza curdo-iraniana morta a seguito delle percosse infertele, sempre nella capitale, dalla polizia morale della teocrazia.

ALESSIA È GIUNTA A CIAMPINO

La Piperno è giunta al Roma poco dopo le cinque del pomeriggio a bordo di un velivolo Falcon 900 presumibilmente appartenente ai servizi segreti, atterrato sulla pista di Ciampino e fatto immediatamente rullare nella zono militare dello scalo romano. Ad attenderla i suoi genitori e il fratello David, oltre alla Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni e al sindaco di Roma Capitale Roberto Gualtieri. «La aspettiamo in Campidoglio», è stato l’invito portole da quest’ultimo.

QUARANTA GIORNI DI SOTTILI E DELICATE TRATTATIVE

La liberazione della ragazza è stata anche una occasione per la Meloni di elogiare gli apparati di intelligence e la diplomazia italiana, che immediatamente dopo l’arresto, quaranta giorni or sono, si sono attivati attraverso i loro vari canali al fine di ottenerne il rilascio. Nel corso della sua detenzione nel carcere di Evin, la Piperno, che non avrebbe subito violenze dagli uomini degli apparati di polizia della Repubblica Islamica, avrebbe condiviso inizialmente la sua cella con un’altra donna. Le sue condizioni e il trattamento a lei riservato per tutto il tempo in cui è stata prigioniera sarebbero stati monitorati dalla Farnesina.

DURA PRIGIONIA

«Sono stati giorni duri – ha dichiarato la blogger dopo il suo arrivo a Roma -, ero in cella con altre sei persone ma non sono stata maltrattata». La Piperno era giunta in Iran proveniente dal Pakistan e si era trovata nella città Teheran proprio nei giorni delle prime manifestazioni di piazza seguite alla morte nelle della ventiduenne Mahsa Amini, ragazza di origini curde che era stata fermata dalla polizia religiosa degli ayatollah perché non indossava il velo secondo le prescrizioni delle leggi islamiche in vigore in quel paese.

IN CARCERE A EVIN DURANTE LA RIVOLTA CONTRO GLI AYATOLLAH

Le autorità di sicurezza iraniane non hanno motivato l’arresto della Piperno – travel blogger e viaggiatrice digitale e solitaria, come lei stessa si definiva sui suoi profili social – limitandosi a porre la privazione della sua libertà in connessione con le diffuse proteste, accusandola, al pari di altri cittadini stranieri presenti in Iran, di avervi partecipato o di averle fomentate. La blogger era poi stata tradotta nel carcere di Evin, dove nella serata del 15 ottobre è scoppiata una rivolta che ha visto i detenuti scontrarsi con gli agenti carcerari, episodio che ha portato alla morte di otto persone e a un vasto incendio nel complesso del penitenziario.

TEHERAN GIOCA LA CARTA DELLA DISTENSIONE

Una liberazione auspicata che ha luogo a seguito di un meticoloso e delicato lavoro dell’intelligence e della diplomazia, che ha rinvenuto le autorità della Repubblica Islamica disponibili a un gesto di distensione in una fase di particolari tensioni, sia nelle regioni mediorientale e caucasica, che sull’intero scacchiere mondiale. Teheran evidentemente desidera evitare l’accentuarsi di attriti con paesi come l’Italia, con i quali intrattiene importanti relazioni e ai quali fa riferimento anche ai fini dell’allentamento del suo isolamento internazionale.

Condividi: