AGROALIMENTARE, esportazioni. Continua la crescita del settore

Un incremento a due cifre sia nell’ambito dell’Unione europea (+21%) che presso i paesi terzi (+16%), favorita in quest’ultimo caso anche dal cambio della moneta, con l’euro debole rispetto al dollaro Usa, tuttavia i flussi risentono comunque della forte inflazione

Continua a registrarsi una crescita delle esportazioni nel settore agroalimentare italiano. Dopo lo storico traguardo dei 52 miliardi di valore raggiunto nel 2021, l’export agroalimentare Made in Italy continua a conseguire risultati significativi, segnando un più 18% nei primi sette mesi dell’anno in corso.

ESPORTAZIONI FAVORITE ANCHE DALL’EURO DEBOLE

Una crescita a due cifre sia nell’ambito dell’Unione europea (+21%) che presso i paesi terzi (+16%), favorita in quest’ultimo caso anche dal cambio della moneta, con l’euro debole rispetto al dollaro Usa. I dati sono stati rilevati nell’ultimo rapporto Ismea sulla Bilancia dell’agroalimentare italiano, riportati nel dettaglio anche da Seles Sviluppo Commerciale Estero (https://www.seles.biz/news/continua-a-crescere-lexport-dellagroalimentare-made-in-italy-agrifood-magazine/?utm_source=mailpoet&utm_medium=email&utm_campaign=pillole-di-export-seles_1). Bene i mercati tradizionali: Germania +11%, Usa +21% e Francia +18%; anche nel Regno Unito (quarta destinazione per importanza) le vendite s’ è registrato un incremento delle vendite pari al 19 per cento.

I FLUSSI RISENTONO COMUNQUE DELL’INFLAZIONE

Da segnalare anche il forte aumento delle esportazioni in Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca, mentre risultano in controtendenza soltanto i flussi verso Cina Popolare e Giappone. Nel suo report, Ismea sottolinea come i dati in valore dell’export agroalimentare risentano della forte spinta inflattiva, ma continuino a crescere i flussi in volume delle referenze più rappresentative quali: pasta, prodotti della panetteria e biscotteria, vini spumanti, formaggi freschi e stagionati, prosciutti, pelati e polpe di pomodoro. Unica eccezione, il comparto della frutta fresca e trasformata, che evidenzia una flessione anche in valore dello 0,5% a causa delle diminuzioni di vendite di mele, kiwi e nocciole sgusciate.

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