MAROCCO, energia nucleare. Dimona e Rabat collaborano segretamente?

Il Regno nordafricano potrebbe dotarsi di strutture grazie all’aiuto di Israele, uno sviluppo che spaventa Algeri

Lo ha riferito recentemente Daniel Rouach in un suo articolo pubblicato sul sito web ufficiale della camera di commercio franco-israeliana della quale egli è stato a lungo vicepresidente – https://israelvalley.com/2022/10/10/secret-detat-le-maroc-va-t-il-devenir-une-puissance-nucleaire-avec-laide-disrael/ – e a Tel Aviv si è occupato delle relazioni bilaterali e del delicato aspetto relativo al trasferimento di tecnologie e di dual use.

LE RICHIESTE DI RABAT E IL RIFIUTO DI PARIGI

Ad avviso di Rouach, che basa le sue convinzioni su una serie di informazioni delle quali egli sarebbe venuto in possesso, Rabat si sarebbe rivolta agli israeliani per sviluppare proogetti nel campo del nucleare civile in quanto i francesi evitano di collaborare con loro in questo settore poiché temono la reazione dell’Algeria e, soprattutto, affermano di non voler favorire la proliferazione nucleare. Dunque, sempre ad avviso di Rouach, in seno ai circoli nei quali ha  luogo la cooperazione israelo-marocchina si starebbe sempre più esplorando l’ipotesi di una più stratta collaborazione bilaterale in vista di uno sviluppo del nucleare marocchino.

IL MAROCCO ALLA RICERCA DELL’AUTONOMIA ENERGETICA

Dicendosi «pronto» a condividere parte della propria tecnologia nucleare, lo Stato ebraico intende rafforzare ulteriormente la cooperazione cui si è impegnato con con quei Paesi arabi che hanno deciso di stabilire relazioni con lui a seguito della firma degli Accordi di Abramo. In questo senso Rabat ne approfitterebbe allo scopo di rafforzare la propria sovranità energetica e, al contempo, ridurre i costi di approvvigionamento di materie prime energetiche e le emissioni di carbonio. Nel tentativo di diversificare le proprie risorse il Marocco starebbe valutando la realizzazione di alcuni reattori nucleari al fine di accelerare la propria transizione verso la green economy. Al riguardo, il primo centro nazionale per la formazione in scienze e tecnologie nucleari è stato istituito nel 2021 a Maamora come estensione del preesistente Centro nazionale per leenergia, le scienze e le tecnologie nucleari (CNESTEN).

DIALOGO IN CAMPO NUCLEARE

In un suo recente intervento pubblico, Moshe Edri, direttore generale della commissione israeliana per l’energia atomica, ha auspicato che gli accordi di normalizzazione firmati nel 2020 con Rabat possano «aprire la strada a un dialogo diretto e significativo nella regione, anche nei sedi dove si discute di nucleare». Egli ha inteso così sottolineare che questa nuova cooperazione verrà posta sotto gli auspici dell’AIEA. Ovviamente, alla soddisfazione dei promotori di questo indirizzo ha corrisposto il malumore e la contrarietà di altri attori regionali, come l’Iran, che vede con sospetto quelle che dal suo punto di vista ritiene liaison dangereuse. La dichiarazione di Edri è stata resa in una sede del tutto simbolica, a margine della 66ª Conferenza generale dell’AIEA a Vienna.

IL RECENTE ACCORDO BILATERALE

Edri ha altresì aggiunto che: «Le relazioni diplomatiche tra Marocco e Israele viveno uno dei loro momenti migliori con i due paesi che stupulano accordi commerciali cooperando in vari settori, come quello raggiunto all’inizio di quest’anno, nel quale Gerusalemme si è detta pronta a mettere a disposizione la propria tecnologia nucleare». L’accordo in predicato è stato siglato dal ministro dell’Istruzione dello Stato ebraico, signora Yifat Shasha Biton, del responsabile dell’industria aerospaziale ed ex ministro della Difesa Amir Peretz (ebreo di origini marocchine, mizrahì), dal professor Aryeh Tsavan (rettore dell’Università di Bar-llan) e dall’ambasciatore del Regno del Marocco in Israele, Abderrahim Beyyoudh, alla presenza dei vertici delle compagnie energetiche israeliane.

MILITARI MAROCCHINI A TEL AVIV

Beyyoudh ha sottolineato come obiettivo principale di questa intesa sia lo stimolo della collaborazione tra i due paesi in campo energetico, nello sviluppo di batterie, nel riciclaggio, nel settore dell’energia solare, dell’economia dell’idrogeno e nello stoccaggio e l’invio di risorse energetiche a paesi vicini quali la Spagna. Ma non si ferma all’energia la cooperazione tra Gerusalemme e Rabat, poiché nel corso della prima conferenza internazionale sull’innovazione della Difesa, che ha avuto luogo alla metà dello scorso mese di settembre a Tel Aviv, tra la ventina di delegazioni militari estere presenti figurava anche quella del Marocco, guidata dall’ispettore generale delle forze armate Belkhir el Farouk.

GLI STUDI CONDOTTI NEL REGNO NORDAFRICANO

Negli anni Sessanta, presso l’Università di Rabat venne avviato un ciclo di studi sulla fisica nucleare e, al precipuo scopo, vennero realizzati laboratori nei quali ci si applicò alla manipolazione dei radioisotopi, strutture dove venne portato a termine il primo esperimento sviluppato nel regno nordafricano sull’impiego dei radioisotopi in medicina e in agricoltura. Contestualmente venne anche costituito un comitato di Stato per la supervisione degli affari nucleari.

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