CONFLITTI, dinamiche globali. L’analisi di Mario Giro in “Trame di guerra e intrecci di pace”

Nel suo ultimo saggio, Mario Giro disegna il quadro del «Risiko mondiale» sui mercati di materie prime e manufatti

Gas e frumento per la guerra in Ucraina; microchip e semiconduttori prodotti a Taiwan, ma marchiati Made in Cina come vuole il governo di Pechino, a cui sottostà Tim Cook il Ceo di Apple e fa niente se al presidente statunitense Joe Biden viene il mal di pancia. È diventato un Risiko mondiale il mercato delle materie prime e dei manufatti. Una volta si diceva che vincevano i mercati ora l’ultima parola tocca alla diplomazia, quando va bene, e se no alle armi. Mario Giro, già viceministro degli Esteri e della Cooperazione internazionale dal 2013 al 2018, esponente di spicco della Comunità di Sant’Egidio e presidente di Demos, nel suo ultimo saggio intitolato “Trame di guerra e intrecci di pace”, pubblicato dalle Edizioni Seb 27, guarda ai cataclismi politici, economici e sociali nel mondo, provocati prima dalla pandemia e quindi dai conflitti.

UN OCCIDENTE IMPREPARATO

Il quadro che ne emerge è che il mondo occidentale sia del tutto impreparato a far fronte alle emergenze dettate dalla pandemia e dalle guerre mentre il Sud del mondo è destinato come sempre a pagarne le conseguenze. Anche se il prezzo della guerra, come sta accadendo in Ucraina, non risparmia né gli aggrediti né gli aggressori: «L’invasione dell’Ucraina riporta la guerra nel cuore dell’Europa e rappresenta una decisione politica folle: non c’è stata provocazione armata e conseguentemente si tratta di un’aggressione senza giustificazioni dal punto di vista politico. Com’è già accaduto con le guerre del Golfo Persico e in Medio Oriente, o nel conflitto afghano o durante le guerre dell’ex Jugoslavia, è facile constatare che il conflitto armato non risolve i contrasti o le crisi internazionali, anzi li peggiora.

EFFETTI DELETERI DELLA GUERRA

La guerra deturpa l’anima dei popoli che la fanno o la subiscono, anche di quelli che si difendono. L’esperienza insegna che i Paesi che vi sono trascinati ne escono deteriorati, inaspriti, regrediti, degenerati. Kant lo diceva in modo semplice: la guerra elimina meno malvagi di quanti ne crea». Fabio Poletti

Per gentile concessione dell’autore Mario Giro e delle edizioni Seb27 di seguito viene pubblicato un estratto dal libro “Trame di guerra e intrecci di pace”

La guerra in Ucraina ferma definitivamente la globalizzazione. Già messa in discussione soprattutto in Occidente per i suoi effetti negativi sul mercato del lavoro globale e sulla distribuzione delle produzioni e delle filiere mondiali, la globalizzazione non può sopravvivere in un contesto in cui a parlare sono le armi. Si è sempre detto che la guerra fa male ai commerci ma in questo caso li interrompe brutalmente, com’è accaduto alla nuova via della seta realizzata dalla Cina, almeno per la sua parte terrestre che attraversa l’Europa. Intere filiere produttive vedono minacciata la propria esistenza per il brusco aumento dei costi dell’energia e il collasso del sistema dei trasporti in tutti i settori. L’inflazione mondiale alla fine del primo semestre 2022 non è mai stata così alta dall’inizio egli anni Novanta e tutte le previsioni di crescita post-pandemia sono riviste al ribasso. Si calcola che le sanzioni imposte alla Russia per aver aggredito l’Ucraina avranno conseguenze durature riducendo ulteriormente le possibilità della ripresa globale.

Certo non tutti i Paesi saranno ugualmente penalizzati: alcuni si gioveranno dell’accorciarsi delle catene del valore. Il movimento generale tende verso una sorta di reshoring, cioè di ritorno a casa delle produzioni che erano state appaltate all’estero grazie ai costi minori della manodopera o delle materie prime. Dalle mascherine ai semiconduttori per i dispositivi elettronici, molti Paesi stanno tentando di rimettersi a produrre in proprio ciò che avevano delegato altrove. Questo partecipa all’aumento dei prezzi (il costo del lavoro – com’è noto – non è uguale ovunque) ma riattivare settori che sembravano abbandonati. Si parla anche dell’accorciamento delle filiere attraverso stati amici o like minded, quelli che la pensano allo stesso modo. Così i sostenitori dell’organizzazione delle democrazie al posto dell’Onu, che non erano riusciti a convincere all’inizio degli anni Novanta, trovano nuovo impulso nello sconnesso e fragile quadro multilaterale. Se ne è visto un primo assaggio con l’esclusione della Russia dal Consiglio dei diritti umani di Ginevra. La competizione cambia: nel quadro della ristrutturazione della manifattura, ad esempio, in prospettiva l’Italia dovrà vedersela meno con la concorrenza cinese o asiatica e molto di più con quella polacca, romena o messicana. Anche nel comparto agricolo stanno avvenendo mutamenti notevoli in Europa, con la rimessa a coltura di terreni, il superamento delle regole di rotazione e il tentativo di orientare alcune produzioni verso l’Africa.

La guerra pone il problema dell’approvvigionamento di energia: come fare a meno del gas russo e in quanto tempo? Particolarmente in Germania e Italia il dibattito è molto acceso: bloccare le importazioni significherebbe dare un colpo di grazia al settore industriale già in sofferenza a causa dei due anni di pandemia. La sostituzione con il gas americano, canadese, mediorientale, africano o caucasico è possibile ma necessita di tempo e, soprattutto, costa molto di più, fino a cinque volte tanto.

INFO

autore: Mario Giro

titolo: Trame di guerra e intrecci di pace: il presente tra pandemia e deglobalizzazione

editore: Edizioni Seb 27 – 2022

ISSN: 2785-6305

ISBN: 978-88-98670-71-0

formato: 12×20

pagine: 128

prezzo: euro 14,00

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