ECONOMIA, scenari. Eurozona a rischio stagflazione

Funesti presagi quelli degli analisti del gruppo giapponese Nomura, che indicano nei prossimi quattro trimestri un avvitamento dell’economia del Vecchio continente. Le cause alla base sono diverse e concomitanti: grave crisi energetica, siccità e calo della crescita a livello globale. A incidere negativamente è anche il principale partner commerciale degli europei, quella Cina Popolare che registra un rallentamento della propria economia, stante le incognite rappresentate dal suo settore immobiliare, che permane sotto stress

L’Eurozona potrebbe entrare presto in una fase di stagflazione a alcuni concomitanti shock simultanei, la grave crisi energetica, la siccità e il calo della crescita a livello globale, che vede in particolare le esportazioni verso la Cina Popolare in forte diminuzione. Lo scenario è stato delineato dagli analisti di Nomura, il gruppo giapponese che attraverso la sua rete di broker e le proprie sussidiarie di servizi finanziari e bancari, fornisce servizi nel settore degli investimenti a privati,  istituzioni e governi.

CRESCENTI PREZZI DELL’ENERGIA E RECESSIONE

Nel rapporto elaborato più di recente viene sottolineato come il prezzo dell’elettricità in Germania sia destinato a crescere nel prossimo anno, mentre la quotazione al barile del petrolio (Brent) potrebbe conoscere addirittura picchi di oltre mille dollari. Per l’Europa il problema dell’approvvigionamento energetico, reso oltremodo impellente dalle conseguenze del conflitto scatenato da Mosca in Ucraina, si pone dunque come prioritario e impellente, poiché il rischio è quello di innescare un crescente fenomeno recessivo qualora non si sarà in grado di soddisfare il fabbisogno energetico nel periodo invernale, con conseguenti eccessivi aumenti dei costi di produzione manifatturiera, possibili blackout e razionamenti forzati dell’energia per l’industria.

SICCITÀ E CROLLO DEI CONSUMI IN CINA

Su questa non certamente facile situazione incide poi la siccità, che ha generato un incremento della domanda di energia nella stagione estiva riducendo anche i raccolti alimentari, soprattutto in quei paesi (come l’Italia) che iniziano a vivere stress idrici facendo i conti con la carenza delle riserve di acqua. A tutti questi fattori negativi si devono inoltre aggiungere anche difficoltà che sta vivendo in questo periodo la Repubblica Popolare cinese, che dell’Europa è il principale partner commerciale. Infatti, l’economia di Pechino seppure in ripresa sul lungo termine conosce però un rallentamento, con i risultati di luglio al di sotto delle aspettative. A fronte di un incremento della produzione industriale e delle vendite al dettaglio, tuttavia si registrano dati inferiori alle previsioni di crescita.

I PROBLEMI DELL’ECONOMIA DI PECHINO

A incidere sull’economia cinese sono la siccità, la ripresa dei contagi da Covid-19 e le elevate temperature, tutti fattori che hanno intaccato la stabilità delle operazioni economiche condizionandone l’esito. Nella Cina comunista le piccole e medie imprese e il settore terziario sono particolarmente in sofferenza, la contrazione delle assunzioni di manodopera e la diminuzione dei salari corrisposti ai lavoratori riducono il potere di acquisto complessivo nel paese, benché il commercio di beni di consumi sia aumentato del 2%, in ogni caso meno del corrispondente periodo nel 2021. Lo Stato prevede dunque di intervenire in sostegno dell’economia varando una serie di provvedimenti mirati, in particolare nel campo della prevenzione dei contagi e in quello della promozione dei consumi, nel tentativo di corroborare la ripresa della spesa da parte dei consumatori.

INCOGNITE DI NATURA STRUTTURALE

Sullo sfondo permane comunque una delle grandi incognite strutturali dell’economia sino popolare: il settore immobiliare. Esso in passato ha impresso una forte spinta alla crescita dell’economia della Rpc, giungendo anche a costituirne fino a ¼ del prodotto interno lordo (Pil), ma attualmente, debole e vacillante, si trascina nella sua endemica crisi presentando periodicamente rischi di esplosioni di “bolle”. Negli ultimi mesi il valore delle vendite sul mercato immobiliare è crollato quasi del 50%, una flessione che ha riguardato praticamente tutte le fasce di città (prima, seconda e terza). Le imprese edili cinesi si trovano sotto stress finanziario e, in molti casi, sono costrette a bloccare i cantieri degli edifici in costruzione, ma questo ingenera ulteriore sfiducia negli acquirenti, ai quali non vengono consegnate le case poiché non ultimate, anche quelle già del tutto pagate.

EUROZONA A RISCHIO STAGFLAZIONE

Tornando all’analisi di scenario elaborata da Nomura, per l’Europa le conseguenze economiche non dovrebbero tardare a manifestarsi. Il pericolo paventato è quello della stagflazione. Con un cambio euro-dollaro nell’inverno fissato a 0,90, un incremento ulteriore dell’inflazione, una diminuzione del Pil nel corso del 2023 e con l’aumento dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea, tutto questo mentre proseguirebbe la recessione indotta dalla crisi energetica. Gli analisti giapponesi prevedono quattro trimestri consecutivi di crescita negativa del Pil per l’area euro, una fase che dovrebbe prendere avvio nel terzo trimestre dell’anno in corso che dovrebbe precipitare  ad almeno un meno 1,5 per cento.

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