STRATEGIA, vertice NATO Madrid. Cosa succederà dopo il summit in Spagna?

Intanto la guerra non si ferma: dopo una settimana circa dalla sua pubblicazione ufficiale e sentiti i maggiori esperti (militari e non) si può ora fare la considerazione che il nuovo Concetto strategico della NATO è chiaro, conciso e ponderato ed esprime esattamente quanto si propone di fare: comunicare la serietà e fermezza degli Alleati in materia di deterrenza e Difesa

di Giuseppe Morabito, generale in ausiliaria dell’Esercito italiano attualmente membro della NATO Defence College Foundation – Dopo una settimana dalla sua pubblicazione ufficiale e sentiti i maggiori esperti (militari e non) si può ora fare la considerazione che il nuovo Concetto strategico della NATO è chiaro, conciso e ponderato ed esprime esattamente quanto si propone di fare: comunicare la serietà e fermezza degli Alleati in materia di deterrenza e Difesa. Purtroppo il documento è stato pubblicato in coincidenza di una guerra in Europa e, come nelle passate edizioni, è un compromesso tra ciò che deve essere fatto e ciò che può essere attuato prevedendo la condivisione degli oneri transatlantici e la responsabilità strategica europea. Il Concetto strategico e l’Agenda 2030 della NATO includono le due componenti critiche di deterrenza e difesa della NATO ivi comprese le lezioni a breve termine dalla guerra in Ucraina. Ciò che conta ora è che lo slancio strategico generato sia mantenuto e che gli obiettivi siano raggiunti dagli alleati europei, per i quali il Vertice di Madrid è stato una sorta di chiamata alle armi.

DETERRENZA DELLA NATO

Il vertice si è focalizzato sulla deterrenza della NATO e ha impegnato l’Alleanza a rigenerare una capacità credibile per usare la forza contro un concorrente strategico, unitamente alla comprensione della necessità di una dimostrabile rapidità nell’agire insieme a una chiara capacità di infliggere punizioni. L’aggressione russa ha dimostrato che non è più accettabile aspirare semplicemente a “salvare” i cittadini dei paesi alleati ma un piano di deterrenza dovrà essere attuato e rapidamente. Un piano che prevede circa 300.000 soldati principalmente europei in tutto il continente che siano presto messi in allerta e, comunque, non con alta prontezza. L’adesione della Finlandia e della Svezia all’Alleanza estenderà la presenza della NATO sia sul fianco settentrionale sia su quello orientale e dopo il fallimento Afghanistan (venti anni pari ai tempi di durata di quattro guerre mondiali) si deve passare a una nuova era di competizione geopolitica cui gli europei, finalmente, devono risvegliarsi e agire in modo deciso.

LE CONVENIENZE DI ERDOĞAN

Certamente restano dubbi sul «prezzo» pagato, per fa recedere dalla sua opposizione all’allargamento, alla Turchia. Il governo di Ankara ha sfruttato a suo favore le tragedie in Ucraina e le paure conseguenti per farsi consegnare decine di persone ritenute terroristi antiturchi. C’è chi ha argomentato che ci sono “terroristi e terroristi” ma rimane in molti il dubbio che sia stata barattata la questione “allargamento” con l’abbandono, alle mire del dittatore turco, di parte del popolo curdo e chi si obietta a tale evidenza forse ha il suo tornaconto. Tornando al «fine del risveglio», il Concetto strategico 2022 riconferma l’impegno della NATO per la difesa collettiva e un approccio a 360 gradi basato su tre compiti fondamentali di deterrenza e difesa, prevenzione e gestione delle crisi e sicurezza cooperativa. L’Agenda 2030 della NATO può così essere riassunta: abbastanza forze da scoraggiare, affrontare crisi e costruire partenariati e abbastanza forze europee in grado di rispondere rapidamente a qualsiasi crisi all’interno e intorno all’area euro-atlantica.

LA SOMMA DI UN’AGENDA

Questa è la somma di un’agenda che include una consultazione politica più approfondita e più rapida, difesa e deterrenza rafforzate, maggiore resilienza, conservazione del vantaggio tecnico della NATO, mantenimento dell’ordine basato su regole democratiche, maggiore formazione e rafforzamento delle capacità e la necessità di combattere e adattarsi ai cambiamenti climatici.  Il Concetto Strategico fa anche riferimento a un’ulteriore riforma del comando e controllo e alla necessità della trasformazione digitale, con forti passaggi sul cyber e sulle tecnologie emergenti. Anche le divergenze sull’aumento dei finanziamenti comuni e del rafforzamento delle capacità di difesa sembrano essere state risolte, mentre è stato riaffermato che la NATO rimane un’alleanza nucleare “anche” impegnata per un mondo libero dal nucleare.

RUSSIA, CINA POPOLARE, TERRORISMO

Quello di Madrid non è il primo concetto strategico della NATO pubblicato sullo sfondo di una guerra perché’ nell’aprile 1999, il vertice della NATO a Washington ha anche pubblicato un Concetto strategico sullo sfondo della guerra del Kosovo. Il Concetto strategico 2022 include la necessità di alleviare l’eccessivo sforzo militare statunitense con maggiori capacità europee di fronte a una crisi economica, un aggressore russo in Europa e un concorrente strategico regionale: la Cina Popolare. La Russia e la sua invasione dell’Ucraina pervade tutte le sedici pagine del Concetto con un netto cambio di tono rispetto al passato (summit di Lisbona) che descriveva la Russia come un «partner strategico», anche se la Russia aveva invaso la Georgia due anni prima nel 2008. Quanto deciso a Madrid è molto meno equivoco. «La guerra di aggressione della Federazione Russa contro l’Ucraina ha sconvolto la pace e alterato gravemente il nostro ambiente di sicurezza. La sua invasione brutale e illegale, le ripetute violazioni del diritto umanitario internazionale e gli attacchi e le atrocità hanno causato sofferenze e distruzioni indicibili». La Cina Popolare è ormai una «sfida sistemica» e il terrorismo la «minaccia asimmetrica più diretta».

IL NUOVO MODELLO DI FORZA

Il nuovo modello di forza al centro del Concetto strategico è la conseguenza della Strategia Militare ed è lì che si trovano i dettagli necessari. In particolare, c’è l’intenzione a trasformare la Forza di risposta della NATO potenziandola in una componente futura di circa 300.000 soldati mantenuti in allerta, con 44.000 dei quali in massima prontezza. Per la prima volta tutte le forze di reazione rapida sotto il comando della NATO saranno impegnate in un ruolo di deterrenza e difesa e tutte queste forze saranno concentrate all’interno di un unico comando. Per volere americano, la nuova forza sarà principalmente europea vedrà anche equipaggiamenti pesanti preposizionati vicino ai confini e sarà estremamente costosa tanto è vero che già delle preoccupazioni sono state espresse da alcuni alleati. Questo è esattamente il motivo per cui il segretario generale Jens Stoltenberg ha affermato che l’impegno della NATO per gli investimenti nella difesa del 2% del Pil che ciascun alleato deve spendere per la difesa è ora “più un pavimento che un tetto”. Diversi alleati europei della NATO si sono ora impegnati ad aumentare di conseguenza i rispettivi budget per la difesa. La Germania s’impegna ad aumentare notevolmente il suo budget per la difesa, e anche la Gran Bretagna si è impegnata a spendere almeno il 2,5% del Pil per la difesa. L’Italia, al momento, ha deciso di raggiungere l’obiettivo in alcuni anni, si spera.

DETERRENZA, DIFESA, RESILIENZA

Atteso che il Concetto strategico sia principalmente una conseguenza della guerra della Russia contro l’Ucraina, gli Usa chiederanno a un ruolo maggiore per gli alleati che s’impegnino nell’assisterli nel raggiungere i propri obiettivi strategici anche al di fuori dell’Europa. Questo perché la Cina Popolare e l’Indo-Pacifico avrebbero per Washington una priorità maggiore rispetto a Russia ed Europa, anche se la Russia rimane “minaccia acuta”. Per la NATO il messaggio degli americani è chiaro: se la garanzia di sicurezza degli Stati Uniti per l’Europa deve essere mantenuta in modo credibile, andando avanti, gli europei dovranno condividere gli oneri della difesa in modo paritario, raggiungendo il 50% dei requisiti minimi di capacità della NATO entro il 2030. Ciò significherà che gli europei assumeranno responsabilità molto più strategiche rispetto a quanto fatto finora nel quadro dell’Alleanza. Esso prevede per prima cosa l’identificazione e l’apprendimento delle lezioni della guerra in Ucraina per rafforzare la deterrenza, la difesa e la resilienza a breve termine.  Le forze europee della NATO avranno bisogno di una logistica più solida e anche molto più materiale, in particolare munizioni. Poi l’obiettivo sarà forgiare uno strumento di potere militare trasformato entro il 2030, in altre parole, la vera prova dell’eredità, di Madrid sarà la difesa NATO per mezzo di una forza mobile, collettiva, interoperabile con gli Usa e strategicamente autonoma (se necessario) a guida europea in grado di operare come potente primo soccorritore in un’emergenza in Europa e dintorni e attraverso aria, mare, terra, cyber, spazio e informazioni.

L’ITALIA E LE SUE FORZE ARMATE

Importantissimo per il nostro paese, che nel documento, anche se marginalmente, sia stato confermato che le crisi in Medio Oriente e in Africa avranno un impatto sulla sicurezza di tutta l’Alleanza e che il terrorismo è considerato come una delle maggiori minacce per tutta la NATO. La speranza è che questa non sia una dichiarazione fine a se stessa perché il fronte Mediterraneo può potenzialmente essere una minaccia consistente. e vedrebbe l’Italia in prima linea. Le Forze armate italiane (soprattutto l’Esercito), per mantenere gli impegni assunti a Madrid, dovranno da subito essere maggiormente pronte all’impegno e dovranno essere messi da subito a disposizione fondi e , per esempio, i poligoni per condurre un addestramento anche dinamico. L’esercito deve essere preparato, ci vuole un cambio politico davanti a quelle prese di posizione ideologiche per cui non si possono fare esercitazioni in certe zone utili per fare addestramento dinamico, ad esempio, come la Puglia e la Sardegna. Quanto deciso a Madrid, come visto, richiede una buona aliquota delle forze dei paesi NATO potenzialmente pronti capaci di intervenire e per far ciò ci vuole addestramento, mezzi e fondi adeguati. L’Italia deve confermare con i fatti di voler fare la sua parte.

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