CONFLITTI, guerra e crisi alimentare. Si rende sempre più impellente la riapertura delle vie commerciali dei cereali

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Diventa sempre più impellente riaprire la via del commercio dei cereali, per far ciò è necessario però sminare l’area del porto di Odessa. Il progetto dell’Unione Europea è fattibile secondo lei?

Si tratta di aprire un corridoio marino alle navi che saranno impiegate per l’esportazione di cereali dal porto di Odessa, ma ovviamente Putin vuole qualcosa in cambio.

Anche l’Italia si è impegnata a cooperare in questa operazione, promettendo l’invio di due unità specializzate nello sminamento…

È una cosa molto positiva. Gli italiani sono tra i migliori al mondo in questo genere di operazioni, sicuramente il nostro paese farebbe una bella figura, però bisogna essere certi di che condizioni di sicurezza saranno implementate. Si tratta già di un tipo di operazione molto pericolosa, deve essere fatta in un ambiente di sicurezza, e per averlo bisogna avere accordi chiari con le due parti in conflitto.  In estrema sintesi le navi impegnate a sminare non devono essere minacciate da una parte e dall’altra e anche il minimo errore deve essere scongiurato.

Questo è il problema: sappiamo che il porto di Odessa è stato minato dagli ucraini per impedire ai russi di avvicinarsi o addirittura di sbarcare. Allo stesso tempo altre fonti parlano di almeno cinquecento mine di fabbricazione sovietica posate in tutto il Mar Nero. Nel porto di Odessa sarebbero bloccate almeno ottantaquattro navi mercantili e nei silos venti milioni di tonnellate di cereali. Come risolvere questa situazione?

Il porto, all’ inizio dell’aggressione russa, è stato minato dagli ucraini che diffusero anche un bollettino ufficiale per avvisare i naviganti del pericolo. Una operazione difensiva per far sì che le navi russe non entrassero nell’area del porto e tentassero uno sbarco. È impossibile sminare l’intero Mar Nero in tempo utile per movimentare i cereali, basterebbe, come detto, realizzare una striscia di mare libera in cui le navi mercantili possano fare rotta sicura.

Che tipo di mine navali vengono usate in queste situazioni?

A quanto riferito sembrerebbe che nel Mar Nero ce ne siano, oggi, essenzialmente di due tipi. Alcune sono state posate sul fondo e si attivano quando i loro sensori avvertono il passaggio di una nave in prossimità delle stesse. Altre, più economiche, sono ancorate sul fondo e vengono trattenute quasi a pelo d’acqua da una catena che impedisce loro di galleggiare ed essere quindi visibili, si attivano per contatto. Il Mar Nero, nella parte settentrionale e occidentale, quella di Odessa, è poco profondo, ed è stato riferito che alcune di queste mine si sono staccate dagli ormeggi e sono state viste pericolosamente galleggiare andando alla deriva.

C’è poi il problema che la Turchia in base al vecchio trattato del 1936 ha chiuso il passaggio del Bosforo e dei Dardanelli a qualunque nave…

La Turchia ha le chiavi dello stretto, bisognerebbe sapere cosa vuole in cambio. In questo momento è interesse precipuo anche della Turchia che si riaprano le rotte commerciali, avendo anch’essa molte navi ferme a Odessa. La domanda è se quante navi turche andranno nelle aree in crisi alimentare e quante , una volta libere di muoversi, andranno nei porti turchi. Erdoğan bada solo ai suoi interessi, è noto.

Tornando al problema principale, Putin si è detto pronto a collaborare per riaprire il passaggio delle navi a patto che l’occidente sospenda l’invio di armi a Kiev: dunque?

In questi giorni il nodo della questione sono i missili a medio raggio, i MLRS, che hanno fino a cinquecento chilometri di gittata. Una volta arrivati sul territorio ucraino, possono arrivare a colpire i centri logistici e anche centri abitati in territorio russo e sarebbe una escalation preoccupante. Di fatto lo stesso Biden ha fatto intendere, nelle ultime ore, che non invieranno questo tipo di armamenti.

In questo quadro di guerra del grano non solo l’Ucraina non può esportare i cereali, ma neanche la Russia: non è così?

Intanto la Russia lo può usare per il proprio fabbisogno interno, visto che è colpita da sanzioni molto importanti e potrebbe  avere bisogno di tutto il raccolto anche se dovrà rinunciare agli introiti. Poi, però, potrebbe ricorrere alla  Nuova via della Seta, nello specifico la rete ferroviaria che dalla Cina Popolare passando dalla Russia arriva in Polonia e Germania. Adesso i russi potrebbero inviare il proprio surplus di cereali alla Cina Popolare, che non avrà problemi a smerciarlo nel mondo o consumarlo. I convogli dalla Cina Popolare all’ Europa spesso rientravano vuoti, ora potrebbero caricare cereali nella tratta dalla Russia,

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