CINEMA, lutti. La scomparsa di Lino Capolicchio

Si è spento la scorsa notte a Roma all’età di settantotto anni Lino Capolicchio, attore, sceneggiatore e regista premio Oscar nel 1972. Esordì al Piccolo di Milano con Strehler ed ebbe un consolidato legame di amicizia e professionale con Pupi Avati. Teatro, cinema e televisione, infine, l’insegnamento presso il Centro sperimentale di cinematografia a Roma

Capolicchio era nato a Merano, in Alto Adige, ed era cresciuto a Torino, per poi formarsi artisticamente a Roma, dove frequentò l’Accademia nazionale d’Arte drammatica Silvio d’Amico. Reso celebre dalla interpretazione di Giorgio ne Il Giardino dei Finzi Contini, film ambientato nella Ferrara delle leggi razziali tratto dal romanzo di Giorgio Bassani, scelto per questo ruolo da Vittorio De Sica. Il film vinse nel 1971 l’Orso d’Oro al Festival di Berlino e l’anno seguente il premio Oscar per il miglior film straniero. Capolicchio vinse inoltre il David di Donatello per la migliore interpretazione maschile.

L’ESORDIO CON STREHLER AL PICCOLO DI MILANO

Una volta diplomatosi esordì nel 1964 con Giorgio Strehler al Piccolo Teatro di Milano nelle goldoniane Baruffe chiozzotte, una collaborazione che proseguì  l’anno successivo ne Il gioco dei potenti, affresco shakespeariano tratto dall’Enrico VIII rappresentato in scena dal grande regista triestino. Il grande pubblico lo conobbe attraverso le sue apparizioni dai teleschermi della Rai, dapprima nel ruolo di Andrea Cavalcanti nello sceneggiato diretto da Edmo Fenoglio Il conte di Montecristo nel 1966, quindi nel film La bisbetica domata di Franco Zeffirelli nel 1967. Il primo ruolo da protagonista sul grande schermo giunse l’anno seguente con Escalation, di Roberto Faenza. Poi, di seguito in Vergogna schifosi di Mauro Severino, Metti, una sera a cena, sceneggiato di Dario Argento e ne Il giovane normale di Dino Risi.

IL LUNGO SODALIZIO CON PUPI AVATI

Quello di Giorgio, giovane ebreo ferrarese vittima delle leggi razziali fasciste, fu un ruolo che gli conferì enorme visibilità sia in Italia che nel mondo, ma Capolicchio ha poi interpretato numerosi altri film, tra i quali si ricordano, tra gli altri, Metti una sera a cena di Giuseppe Patroni Griffi e Il giovane normale di Dino Risi. Lavorò molto con il regista Pupi Avati, al quale lo legava una fraterna amicizia, per il quale fu protagonista de La casa delle finestre che ridono nel 1976 e in Una sconfinata giovinezza. Con il regista bolognese nel 1978 girò la miniserie televisiva Jazz Band e Cinema!!!, nel 1979, oltre ai film Le strelle nel fosso, Ultimo minuto (1987), Noi tre (1984). Nel 2010 fu nel cast di Una sconfinata giovinezza e, lo stesso anno, partecipò al documentario Pupi Avati, ieri oggi domani, di Claudio Costa, quindi, nel 2019, Il signor diavolo.

LA MATURITÀ, IL TEATRO E L’INSEGNAMENTO

Dagli anni Ottanta si dedicò quasi esclusivamente al teatro e all’insegnamento dell’arte drammatica presso il Centro sperimentale di cinematografia di Roma, titolare della cattedra di recitazione, periodo durante il quale scoprì nuovi talenti quali Francesca Neri, Sabrina Ferilli e Iaia Forte.

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